Economy | Apprendistato

Apprendistato? Ok per giovani e aziende

L'ondata di pensionamenti in arrivo è sicuramente un problema, ma potrebbe anche rivelarsi una chance sia per le imprese che per i giovani lavoratori. Un'arma vincente in tal senso, secondo l'IPL, può essere la formazione di apprendisti.
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Foto: Andrea Piacquadio - Pexels
  • In un panorama lavorativo in cui la manodopera qualificata latita e la “vecchia guardia” si avvia alla pensione, per le aziende diventa sempre più importante riuscire a “creare in casa” i propri collaboratori.

    Il profilo ricercato è ovviamente quello di una persona giovane che, dopo la formazione, possa garantire una collaborazione a lungo termine, evitando quindi ai datori di lavoro di dover ciclicamente sprecare tempo e risorse nella ricerca di nuovi lavoratori.

    I giovani sembrano poter finalmente passare con maggiore facilità dalla scuola al lavoro.

    L’occasione è dunque abbastanza ghiotta per i giovani, i quali (dopo le grandi difficoltà dovute a crisi economica prima e Covid poi) sembrano poter finalmente passare con maggiore facilità dal mondo della scuola a quello del lavoro.

    Uno dei metodi più efficaci in tal senso è l’apprendistato, una tipologia contrattuale rivolta proprio alle "nuove leve" ma che può risultare anche interessante per le aziende, regalando dunque grandi benefici a entrambe le parti.

  • L’apprendistato? Cos'è?

    Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali lo definisce come “un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato finalizzato alla formazione e all’occupazione giovanile”. 

    Esso è disciplinato dalla Legge italiana e si suddivide in tre categorie:

    • apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, finalizzato (come suggerisce il nome) a conseguire una qualificazione in ambiente di lavoro, 
    • apprendistato professionalizzante, finalizzato ad apprendere un mestiere o a conseguire una qualifica professionale;
    • apprendistato di alta formazione e ricerca, finalizzato al conseguimento di titoli di studio universitari e dell’alta formazione.
  • I vantaggi per le aziende

    L’IPL | Istituto Promozione Lavoratori già nel 2016 aveva puntato i riflettori sul sistema dell’apprendistato altoatesino, cercando di analizzarne tipologie e pro e contro sia per le aziende che per i giovani lavoratori.

    Il primo aspetto sotto la lente d’ingrandimento è dunque stato il motivo per cui i datori di lavoro scelgono di formare la propria manodopera in casa, giungendo ad alcuni punti che, di fatto, possono essere assimilati ai vantaggi per l’azienda derivanti da questo tipo di contratto.

    Partiamo da un presupposto: ogni azienda ha bisogni e mansioni peculiari e ha quindi necessità di collaboratori che vi rispondano in modo specifico. Trovare un profilo ideale sul mercato del lavoro è arduo e richiede tempo e risorse, inoltre a volte per un professionista già formato può essere dura liberarsi dei “vecchi” concetti acquisiti negli anni. 

    Assumere un giovane può permettere di tagliare i tempi e i costi di reclutamento. 

    Formare un neodiplomato fresco di studi e che parte da zero (quindi più “malleabile”, nel senso positivo del termine) appare perciò una soluzione più semplice e rapida. 

    Come detto al punto precedente, trovare sul mercato del lavoro un professionista con esperienza è un procedimento lungo e quindi dispendioso a livello economico: scegliere di assumere un giovane può dunque permettere di tagliare non solo i tempi, ma anche i costi di recruiting. 

    Gli apprendisti, in virtù di uno stipendio (almeno all’inizio) inferiore e grazie anche a incentivi fiscali, esoneri e altri benefit garantiti dallo stato, durante la propria attività costano inoltre meno rispetto a un lavoratore già qualificato. 

    Soprattutto nelle piccole aziende (dove possono essere meglio seguiti), i giovani possono poi sin da subito prendere parte a diversi processi produttivi, portando di conseguenza a un ritorno pressoché immediato.

    Se è vero che gli apprendisti imparano dai propri tutor o colleghi più esperti, ciò non esclude che possa accadere pure il contrario. I ragazzi potrebbero infatti far confluire nell’azienda nuove e aggiornate conoscenze apprese nelle scuole professionali, ma anche il solo fatto di essere verosimilmente più avvezzi alle nuove tecnologie costituirebbe un plus per l’azienda.

    Il giudizio positivo da parte del contesto sociale e della rete economica dell’azienda sono sicuramente stimoli importanti per offrire formazione. In sostanza, assumere giovani potrebbe portare a un ottimo ritorno di immagine, elemento da non sottovalutare nell’epoca social.

    Sono soprattutto le medie e grandi imprese a formare apprendisti perché spinte dalla responsabilità sociale e dal forte legame con il territorio. Anche in questo caso, comunque, il ritorno d’immagine gioca un ruolo importante.

    A questi vantaggi si possono poi aggiungere elementi quali la fidelizzazione e (come anticipato in precedenza) la potenziale longevità della collaborazione: se tutto andasse per il meglio, il nuovo assunto potrebbe rimanere in azienda per lunghissimo tempo, abbracciandone la mission e, con l’esperienza, diventandone magari un elemento di grande importanza.

  • I vantaggi per gli apprendisti

    Diversi sono anche gli aspetti positivi per gli apprendisti, in primis il fatto di formarsi direttamente sul luogo di lavoro in cui si andrà a operare. L’apprendistato garantisce infatti conoscenze tecniche e specifiche impossibili da ottenere attraverso un corso teorico, per quanto professionalizzante esso sia, e permette di assorbire sin da subito le direttive e lo spirito dell’azienda, garantendo una rapida integrazione.

    Da non dimenticare poi che il contratto di apprendistato ha come fine l’assunzione a tempo indeterminato. Iniziare questo tipo di percorso vuol dire dunque essere instradati verso un posto di lavoro che, ovviamente salvo problemi, sarà solido e sicuro.

    Altro aspetto non secondario: per quanto inferiore ai colleghi, gli apprendisti ricevono uno stipendio, il che più garantire sin da giovani una certa indipendenza dai genitori. Agli apprendisti vengono inoltre anche riconosciuti i contributi, elemento rilevante in ottica pensionistica

    In ultimo, gli apprendisti sono tutelati dalla Legge e godono come ogni altro lavoratore (anzi, a volte in misura superiore) di permessi, ferie e indennità di malattia, potendo inoltre anche richiedere il sussidio di disoccupazione (per ulteriori dettagli a riguardo, vi invitiamo a consultare l’Agenda Apprendisti IPL).

  • Non tutto è rose e fiori

    Come suggerito anche dalla stessa ricerca IPL, non ci possono tuttavia essere solo aspetti positivi.

    Per l’azienda formare un apprendista comporta infatti delle spese, in primis ovviamente lo stipendio del giovane lavoratore, senza contare la fornitura di tutto ciò che serve alla sua formazione.

    Il rischio più grosso sembra essere quello dell’incompatibilità azienda-apprendista.

    Da non sottovalutare poi anche i costi “indiretti”, come per esempio un “rallentamento” delle attività (dovute alla necessità di insegnamento) o la mancata produttività del formatore dell’apprendista, il quale sarà concentrato sul nuovo arrivato e per forza di cose non potrà dedicarsi al 100% alle proprie consuete attività.

    Il rischio più grosso, comunque, sembra essere quello dell’incompatibilità azienda-ragazzo, con la prima che sprecherebbe tempo e denaro per formare una risorsa che alla fine se ne andrà dopo pochi mesi.

    Difficile trovare invece aspetti negativi per gli apprendisti, eccezion fatta per una minore disponibilità di tempo libero (rispetto per esempio agli studenti universitari, i cui orari tendono a essere più flessibili) e a una retribuzione magari inferiore alle aspettative.

  • Mai i "pro" superano i "contro"!

    Anche volendo dunque vedere gli aspetti più negativi, appare indubbio che l’apprendistato costituisca un metodo piuttosto efficace per l’integrazione dei giovani nel mondo del lavoro.

    A livello aziendale, gli sforzi sostenuti per la formazione dell’apprendista vengono infatti ampiamente ripagati dopo un anno o poco più, rendendo i benefici estremamente superiori ai costi. 

    Pure il rischio di incompatibilità appare in realtà un elemento di importanza abbastanza relativa, in quanto anche un lavoratore già formato potrebbe andarsene dopo poco tempo, costringendo l’impresa a una nuova, lunga e costosa ricerca sul mercato.

    In caso di datori di lavoro virtuosi, anche per gli apprendisti il problema appare passeggero: con l’esperienza e il lavoro, lo stipendio è infatti destinato ad aumentare di conseguenza, mettendo il giovane lavoratore al pari dei colleghi più esperti.

    In fondo, se negli ultimi dieci anni a Bolzano si è registrato un incremento del 3,2% degli apprendisti (nel 2023, peraltro, il 52,5% è minorenne), un motivo ci sarà…