Il diritto di avere paura ed il dovere di combatterla
I risultati delle elezioni in Svizzera e prima ancora in Austria ci confermano che a farla da padrona nell’opinione pubblica delle nostre regioni è la paura dell’immigrazione. Un sentimento diffuso verso una prospettiva nuova e sconosciuta e per questo anche temuta. Cosa ne sarà di noi, delle nostre tradizioni, dei nostri stili di vita quando questo grande numero di immigrati si sarà definitivamente insediato nei nostri centri abitati, nelle scuole, nella nostra economia? La paura prende piede soprattutto nei gruppi sociali e nelle persone più deboli, nei quartieri periferici residenza degli immigrati, nei luoghi di lavoro più soggetti alla concorrenza della manodopera straniera. Le scelte elettorali di questi cittadini non possono essere incasellate e condannate in categorie ormai inadeguate della politica: xenofobi, razzisti, destra estrema, neo-fascisti, neo-nazisti. Questi cittadini hanno diritto di avere paura. Le istituzioni e gli elettori “democratici” ed aperti all’accoglienza hanno il dovere di dare risposte e combattere le loro paure. www.albertostenico.it
Mah! Con questo stesso
Mah! Con questo stesso argomento "il diritto alla paura" anche le comunità montane o valligiane (la periferia) giustifica il fatto che non vogliono accogliere gruppi di 30-50 persone. Della serie "non siamo abituati", "50 persone in un paese di 1000 anime sono troppi", "Meglio a Bolzano in una città". O come quando si giustifica una persona, magari nemmeno anziana, che farsi assistere da una infermiera nera li mette a disagio... Mah. Mi sembra un terreno molto sdrucciorevole
Il dovere del politico di non
Il dovere del politico di non usare la paura.
Jeder Mensch ist Egoist, jeder kennt die Angst jemand könne ihm was wegnehmen. Jeder kennt auch die Angst vor Veränderung, vor Unbekanntem.
Aber lange gab es in der Politik eine Verständigung diese Emotionen nicht zu bedienen und sachlich zu bleiben.
Populisten wie Blocher oder Kaczynski nutzen unverschämt diese Ängste, obwohl in ihren Ländern KEINE Syrien-Flüchtlinge eintreffen. Das grenzt an Aufwiegelung und ist geistig unredlich.
Dafür kann man kein Verständnis haben.
Ängste kann man nicht
Ängste kann man nicht wegdiskutieren und noch mehr hat niemand das Recht, Personen die sich vor dem Fremden, Unbekannten fürchten, die sich wegen der massenhafter Zuwanderung in Mitteleuropa Sorgen machen, in die rechte Ecke zu drängen. Denn dort werden sie mit offenen Armen aufgenommen, Manche Ängste sind auch berechtigt: es stimmt, dass junge arbeitslose, oft obdachlose Zuwanderer häufiger der Kleinkriminalität oder dem Drogenhandel verfallen, wenn es auch Gründe dafür gibt. Eine gute Integration kann nicht so leicht gelingen bzw. gelingt oft überhaupt nicht; auch nicht bei uns in Südtirol. Der Wohnungs- und Arbeitsmarkt gibt nicht genug her. Wer nicht integriert ist, keine abgeschlossene Ausbildung hat, die Sprache nicht genügend beherrscht, wird eher ausgegrenzt als integriert. Bei diesen Jugendlichen bzw. Menschen ist der Weg zur Obdachlosigkeit, Armut, Drogen- oder auch Alkoholabhängigkeit, zur Kriminalität oder auch, sich extremen Idealen und Gruppen anzuschließen, nicht mehr weit. Ich kann das aus Erfahrung sagen, da ich Betroffene kenne. Obwohl ich seit Jahrzehnten Zuwanderer aus aus verschiedenen Länder Kontinenten, Kulturen, Religionen kennen und sie als Bereicherung betrachte, mache auch mir Sorgen, dass ein großer gesellschaftlicher Anteil, sich überfordert fühlt und opponiert. Nachdem diesen von der linken und moderaten Seite Seite kein Verständnis entgegen gebracht und nichts angeboten wird, landen sie dann eben bei der Rechten. Eine wachsende Rechte, die sich dann auch noch radikalisiert, muss nicht nur den Zuwanderern und Flüchtlingen, sondern auch uns Angst machen.
Die Ängste wurden durch
Die Ängste wurden durch neoliberale Politik verursacht. Sozialer Abstieg, Armutsgefährdung, Prekariat sind tatsächliche und nicht diffuse Ängste. Flüchtlinge, Muslime, "Ausländer" usw. sind doch nur ein banales Feindbild, das damit gar nichts zu tun hat, aber leicht zu missbrauchen ist. Was Isolde Charim für Wien analysiert, gilt auch anderswo: http://www.wienerzeitung.at/meinungen/gastkommentare/780873_Die-Aengste…
La paura è un sentimento
La paura è un sentimento umano che in alcuni casi ci salva la vita. Non è possibile, tanto meno saggio ignorarla o bollarla come qualcosa di brutto e cattivo. Chiaramente altrettanto poco saggio sarebbe sfruttarla per manipolare le persone.
La paura di cui qui si parla è abbastanza ovvia perchè il peso dell'accoglienza è, ci piaccia o meno almeno così come oggi concepito, a carico principalmente di categorie sociali già deboli. La paura di queste persone va gestita, dimostrando loro con fatti molto concreti che l'accoglienza non andrà a sottrarre loro le già scarse risorse. Quello che non si deve fare, e invece ahimè lo vedo fatto con colpevole costanza - spesso da chi problemi economici non ha, è ridicolizzare, sminuire o peggio colpevolizzare questo sentimento. Perchè se uno ha paura e tu lo tratti in questo modo poi la paura si trasforma in rabbia, questo sì sentimento pericoloso e foriero di pessime cose.
In reply to La paura è un sentimento by Sergio Sette
Una parte non trascurabile di
Una parte non trascurabile di chi ha paura e protesta non è razzista né populista: molti, soprattutto fra i cittadini di qualunque età più tranquilli, civili e rispettosi di persone e leggi, hanno solo paura della violenza, della sopraffazione, della faciloneria, di norme inapplicate e superate dai tempi, di un sistema che non persegue con sufficiente severità chi non rispetta le normali regole di convivenza civile, sia costui italiano o tedesco o europeo o extraeuropeo, qualunque sia il colore della sua pelle o la lingua che parla. Insomma molti ce l'hanno con i violenti, i delinquenti, gli sfruttatori, i corrotti, tutti, che vedono agire troppo spesso impunemente, impuniti o puniti troppo tardi e troppo blandamente. Insomma, hanno paura dell'inciviltà, anche quella, spesso evidente, dei propri concittadini.
In concomitanza si apprende
In concomitanza si apprende che le azioni della Ferrari non sono mai volate più in alto e che c'è stato il record di spesa per un matrimonio (27 milioni di euro per una festa privata). Chiaro che quel 10 percento della popolazione mondiale che possiede quanto quasi il 90 percento degli altri insieme cerca di seminare la guerra tra i poveri...
Io ho paura dell' Islam in sé
Io ho paura dell' Islam in sé. Ed ho paura che queste democrazie europee non hanno abbastanza palle per imporre i valori democratici ed il loro rispetto. Ho paura di queste strane alleanze con Turchia e Iran e non mi sento per niente protetto per quel che riguarda i miei diritti costituzionalmente garantiti. Penso che mancherá l' Impegno economico per garantire un servizio psicologico per tutta la gente traumatizzata che é catapultata nella nostra realtá ed ho paura che chi subirá le conseguenze negative saranno ancora le classi meno abbienti.
In reply to Io ho paura dell' Islam in sé by Oskar Egger
Per restare nell'anatomia,
Per restare nell'anatomia, caso mai non è questione di palle, guidate dall'istinto, ma di testa, guidata dall'intelligenza
In reply to Per restare nell'anatomia, by Ferruccio Cumer
Anche perché di democrazie
Anche perché di democrazie con le palle a stelle e strisce ne ho abbastanza... e non è escluso che sono state loro a provocare il dilemma attuale, vi pare?
In reply to Anche perché di democrazie by Frank Blumtritt
Ecco allora perché non
Ecco allora perché non funziona nulla: nemmeno qui, nemmeno tra quelle poche persone che si prendono la briga di scrivere le quattro ca... su salto, non ci si ascolta. Si va in reazione, si dice ..io invece..si cercano cause e soluzioni, si ironizza nella migliore delle ipotesi, ma non si ascolta. Troppo faticoso o ansiogeno?
In reply to Ecco allora perché non by Oskar Egger
Caro Oskar, non prenda il mio
Caro Oskar, non prenda il mio modo di scrivere come ignoranza nei confronti di chi esprime le proprie paure (che tra l'altro condivido, almeno in parte). Se non avessi "ascoltato" non avrei risposto. Potevo darle ragione e basta, ma ciò non ci porterebbe avanti. Bisogna pure trovare motivi e soluzioni ai problemi, altrimenti si rischia di piangersi addosso come fanno già in tanti, o di caricarsi di pregiudizi facili. Purtroppo di fronte alla problematica esposta nell'articolo probabilmente non ci sono soluzioni su piccola scala. Ormai si deve ragionare globalmente perché globali sono il problema e le sue cause. Dobbiamo esserne coscienti per saper individuare "il nemico" da combattere e per non sbagliare target - per esempio non prendersela con i migranti, ma con sistema politico-economico che va affrontato in tutt'altro modo..
In reply to Caro Oskar, non prenda il mio by Frank Blumtritt
Caro Frank, come sempre molto
Caro Frank, come sempre molto trasparente e condivisibile!