“Molto rumore per nulla”
“È triste e mi sorprende che 48 linguisti firmino un appello come quello diffuso nei giorni scorsi senza conoscere il contenuto della norma di attuazione e delle trattative in corso”. Non è piaciuta al senatore Svp e membro della Commissione dei Sei Karl Zeller l'iniziava dei rappresentanti del mondo accademico - capeggiati dal presidente dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini, e rivolto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e alle Istituzioni della Provincia autonoma di Bolzano, atta a scongiurare la cancellazione di una parte dei toponimi italiani in Alto Adige.
Con il premier Renzi e soprattutto con la ministra per le Riforme Maria Elena Boschi parlo quasi ogni settimana e posso assicurare che non si è mai discusso di baratti o ipotesi del genere. (Karl Zeller)
Nel frattempo fervono i lavori della Commissione dei Sei che stanno mettendo a punto la norma di attuazione sulla toponomastica e affrontando la questione dell’elenco di nomi bilingui o monolingui da allegare. “Stiamo solo discutendo sui nomi che non sono più in uso, ricordo che due terzi di ogni gruppo linguistico deve trovarsi d’accordo con quanto contenuto nel documento altrimenti tutto resta com’è”, precisa Zeller. L’annosa battaglia sulla toponomastica, come noto, ha subito un’accelerazione nelle ultime settimane, complice anche l’attenzione mediatica a livello nazionale. L’accusa, mossa dal consigliere provinciale Alessandro Urzì (Alto Adige nel cuore), e “confermata da fonti governative” scrive Il Fatto Quotidiano, è quella di trame sotterranee fra il governo e la Svp.
“La Commissione dei Sei - si legge nell’articolo - intendeva proporre una norma che soddisfacesse le richieste monolinguistiche di Svp, il Consiglio provinciale sarebbe stato pronto ad approvarla e il governo a non impugnarla. Tutto questo, in cambio del Sì al referendum degli autonomisti, partito assai forte nei tre quarti di cittadini sudtirolesi di lingua tedesca: tanto più che la riforma Boschi non tocca affatto i poteri delle Regioni a statuto speciale e assegna alle province autonome di Trento e Bolzano due senatori ciascuna a fronte di un milione di abitanti in tutto (la Liguria, ne avrà 2 con 1,5 milioni di abitanti)”. Respinge le accuse al mittente Zeller e chiarisce: “Con il premier Renzi e soprattutto con la ministra per le Riforme Maria Elena Boschi parlo quasi ogni settimana e posso assicurare che non si è mai discusso di baratti o ipotesi del genere, né certamente verrà fatto alla vigilia del referendum, abbiamo tenuto delle riunioni tecniche in Commissione e riferito alla ministra, niente di più”.
Non mi preoccupa affatto una proposta di legge che è palesemente e costituzionalmente illegittima e che non vedrà mai la luce. (Karl Zeller)
Poi l’affondo: “Sono le solite illazioni dei contrari alla riforma costituzionale che gonfiano le cose, fanno tanto rumore per nulla”. Non degno di nota, secondo il senatore della Svp, il ddl presentato dal deputato di Forza Italia Fabrizio Di Stefano, il 17 ottobre scorso in occasione dell’apertura dei lavori degli Stati generali della lingua italiana a Firenze: “Lo Stato non può legiferare in merito, dato che si tratta di materia demandata alla Provincia, perciò non mi preoccupa affatto una proposta di legge che è palesemente e costituzionalmente illegittima e che non vedrà mai la luce”. Zeller non risparmia poi critiche a Roberto Bizzo, altro componente della Commissione ed esponente del Pd, il quale ha annunciato la possibilità di non votare la norma affermando che non acconsentirà ad un elenco di nomi su cui il gruppo italiano non potrebbe mai trovarsi d’accordo.
“Dobbiamo trovare una convergenza e siamo vicini a questo obiettivo. Certo non credo che Bizzo da solo riuscirà a fermare l’iter della norma, visto che peraltro ne condivide la maggior parte del contenuto. La sua posizione, poi, risulta piuttosto particolare: l’intesa sulla segnaletica di montagna è stata siglata prima da un ministro di centrodestra (l’ex ministro Raffaele Fitto che nel 2010 trovò l’accordo con l’ex Landeshauptmann Luis Durnwalder, ndr) e poi da uno di centrosinistra (l’allora ministro degli Affari regionali Graziano Delrio ancora con Durnwalder nel 2013, ndr), ossia il via libera è stato dato da un ministro del partito di cui fa parte anche Bizzo, per cui se egli non si riconosce in questi elenchi è un problema suo”. La norma di attuazione, assicura infine Zeller, è praticamente pronta ma il tema della toponomastica, sottolinea il senatore, non può monopolizzare l’agenda della Commissione: “Abbiamo anche altre priorità, c’è la legge di bilancio e altre norme di attuazione da definire”.
Abbiamo tanti italiani come turisti che vengono da noi come ospiti ed hanno il diritto di chiamare le montagne in lingua italiana. (Reinhold Messner)
Rimandato, intanto, l'incontro della Commissione dei Sei con il ministro agli Affari Regionali Enrico Costa previsto inizialmente per metà ottobre. Una settantina i nomi su cui si starebbe ancora dibattendo, nomi contenuti nell'“allegato B”, scaturiti dal già citato accordo Durnwalder-Delrio. A schierarsi con i difensori dei toponimi italiani è di nuovo il re degli Ottomila Reinhold Messner, che ai microfoni di Radio2, nel corso del programma Un Giorno da Pecora ha colto l’occasione per ribadire che “cancellarli è sbagliato, mi auguro che si vada avanti assieme in modo pacifico, come abbiamo fatto con l'ultimo presidente della Provincia (Durnwalder, ndr), che ha permesso una totale pacificazione tra gruppo italiano e gruppo tedesco”. E ancora: “È chiaro – ha detto l’alpinista altoatesino - che qualche toponimo un po’ meno importante non deve essere tradotto. Dobbiamo anche citare il fatto che abbiamo tanti italiani come turisti che vengono da noi come ospiti ed hanno il diritto di chiamare le montagne in lingua italiana. Io per esempio – ha concluso Messner - sto a Sigmundskron e gli italiani non possono rompersi la lingua per dirlo giusto. C’è il, nome Castel Firmiano, io uso Firmian così per gli italiani è più semplice”.