Environment | Clima

Siamo anche noi a rischio alluvione?

Il punto della situazione sul reale fattore rischio in Alto Adige alla luce delle esondazioni di Milano e Genova.
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Sabato 15 e Domenica 16 Novembre le forti e incessanti piogge hanno fatto fuoriuscire dal proprio letto fluviale il Seveso e il Lambro a Milano e provincia, il Riasso e altri torrenti a Genova, hanno fatto gonfiare il Pò, che ha assunto un aspetto molto minaccioso, e staccare diverse frane di fango e detriti un po’ ovunque nel nord Italia.

Ma di chi è la colpa se i quartieri Niguarda e Isola della prossima città ospitante l’Esposizione Universale sono diventati come le vie d’acqua di Venezia? Si tratta della natura che cambia o abbiamo colpa? E l’Alto Adige, che nel suo nome porto il nome di un fiume, quanto è a rischio?

Partiamo proprio dalla capitale Meneghina per analizzare i cambiamenti climatici che riguardano questa e potenzialmente anche Bolzano.

Il periodo più piovoso dell’anno, come evidenziato dal progetto di ricerca “Milano sostenibile” condotto dal Politecnico di Milano insieme a Fondazione Cariplo nel 2008, è ed è sempre stato l’Autunno. Il cambiamento osservato sta nell’aumento della differenza tra il periodo più piovoso, Ottobre-Novembre, sempre più ricco di fenomeni, e il resto dell’anno, in cui questi sono sensibilmente calati.

Il grafico riportante l’indice di intensità dei nubifragi mette invece in evidenza la frequenza di fenomeni di forte intensità - importante in termini di risultati questo studio, se si considera che sempre più spesso venga indicato nell’aumento della frequenza dei nubifragi e delle cosiddette “bombe d’acqua” il vero male di oggi e la causa degli allagamenti. Il grafico mette al contrario in evidenza un andamento perfettamente sinusoidale dal 1850 ad oggi, che comporta un’alternanza di periodi più ricchi ad altri più poveri di questo genere di fenomeni, seppur bisogna constatare di trovarci oggi in una fase di crescita.

                        Nubifragi a Milano, Tabella

L’unico vero aumento riportato dalle ricerche riguarda gli eventi sopra citati nelle grandi aree urbane, che hanno sentito maggiormente i cambiamenti climatici a causa della forte antropizzazione e del conseguente aumento delle temperature superiore al resto del territorio.

Antropizzazione che però non è un fenomeno circoscritto agli ultimi decenni. Prendendo sempre Milano, già nel III secolo a.C. i Romani hanno compiuto i primi lavori per portare verso Milano il letto del fiume Seveso, proprio quello che crea problemi oggi - sempre il Seveso infatti è esondato ben 32 volte tra il 1880 e il 2000. Le opere ingegneristiche continuarono, arrivando nel 1496 all’inaugurazione della Conca dell’Incoronata di Leonardo, che diventò presto l’11° porto italiano per dimensione - tutto questo a Milano, in piena città.

Non tutti sanno oggi, quando attraversano la capitale lombarda, che percorrendo la Cerchia dei Navigli, una specie di circonvallazione a corto raggio interna alla città, stanno guidando in realtà sopra un corso d’acqua - qui infatti scorreva il complesso sistema artificiale di corsi d’acqua, i navigli, che attraverso la città meneghina riunì il bacino del Ticino a quello dell’Adda, e che in epoca più recente fu al contrario interrato per dare questa volta  più spazio alle costruzioni e al cemento. Il Seveso, sempre lui, scorre sotto terra per ben 9 km e proprio in questi, all’ombra dagli sguardi di chi corre per le vie del centro, riceve le acque del torrente Molia prima di sfociare nella Martesana sotto via Melchiorre Gioia, in pieno centro, sotto terra.

 

                                    Milano allagata, Novembre 2014

 

Quando questi fiumi si ingrossano raccogliendo le acque sulle montagne lombarde arrivano poi in città e non potendo uscire da sopra, cercano naturalmente ogni altra via percorribile per strabordare.

In Alto Adige, zona ricca di fiumi e di risorse idriche in genere, si risente meno di questo genere di cambiamenti proprio perché non abbiamo qui delle vere e proprie aree urbane, che come dicevamo sono anche quelle dove maggiormente si nota il cambiamento climatico.

 

                    Salurn, 1981

 

Ricordiamo però  forse ancora la terribile esondazione dell’Adige a Salorno il 19 Luglio del 1981 quando dopo 30 ore di pioggia battente il fiume salì di 7 metri e 30 e ruppe gli argini inondando interi paesi. O ancora possiamo leggere nell’”Almanacco Agrario” del 1883 della terribile alluvione del 1882, quando a Settembre in quella che fu definita la peggiore disgrazia di quel genere nella storia delle Alpi finì sott’acqua tutto, perfino le valli di Fiemme e Fassa. E sempre in questo racconto già all’epoca veniva evidenziato come la colpa della disgrazia fosse in buona parte da ricercare nella cattiva gestione e sfruttamento dei terreni, soprattutto boschivi - proprio da questo periodo, come viene evidenziato da alcuni studi, iniziò un periodo di maggiore attenzione all’ambiente e alla cura del paesaggio, inteso qui come territorio non solo estetico ma anche funzionale, punto caratterizzante della nostra cultura ambientale fino ad oggi. Esattamente queste sono invece le carenze di cui si parla ad ogni esondazione in Liguria, dove però non si è purtroppo ancora fatto molto nella giusta direzione - per questo è forse di tanto in tanto giusto ricordare alcuni sconvolgimenti naturali del passato, per non dimenticare e per continuare a migliorare.