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La società altoatesina cambia. Con eccezioni.

Insegnanti bilingui: meglio per loro e per la società tutta.
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Ormai è definitivo: il tentativo di introdurre il bilinguismo come requisito per gli aspiranti docenti della scuola pubblica in Alto Adige è stato sventato! Il fronte contrario ha traversato l’arcO di quasi tutte le forze politiche e sindacali (da Fratelli d’Italia alla CGIL/AGB) e l’ipotesi avanzata dalla Giunta Provinciale è stata ritirata. Gli insegnanti della Scuola Pubblica altoatesina continueranno ad essere esonerati dall’obbligo di conoscere ambedue le lingue provinciali, italiana e tedesca. Ne basterà una ( con l’eccezione degli insegnanti di seconda lingua)! Quindi, tutto come prima, come dagli anni ’50 del secolo scorso. Nel frattempo, come è ben noto, non ci sono settori della vita sociale ed economica provinciale che non si siano confrontati positivamente con l’apprendimento della seconda lingua: il settore privato, tutto, dalla più bassa qualifca professionale alla più alta. Il bilinguismo nel settore privato è una condizione sine qua non per lavorare. Nella Pubblica Amministrazione Locale, il bilinguismo è obbligatorio dalla guardia forestale fino al direttore di dipartimento o al poliziotto, senza eccezioni. Quindi l’unica eccezione rimane quella della Scuola. Anzi, no, c’è anche la RAI locale, ai cui giornalisti non viene richiesta la conoscenza delle due lingue provinciali. Qualcosa non va sotto il sole altoatesino….

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michele buonerba Sat, 12/20/2014 - 19:01

Se si volesse il bilinguismo diffuso basterebbe che le scuole, nelle quali si formano le future generazioni, diventassero tali. Se un insegnante lavora in una scuola monolingue, che senso avrebbe obbligarlo a conoscere un secondo idioma che non gli servirebbe per lavorare? La sua cultura personale? Certo, molti di quelli che conosco personalmente si esprimono in tedesco o in italiano molto bene, ma non certo perchè qualcuno li ha obbligati. La conoscenza delle lingue, imparate fin dalla prima infanzia, aiuterebbe le persone a relazionarsi meglio tra di loro, ma la classe dirigente di questa provincia preferisce illudersi di perpretare lo schema del novencento attraverso il quale si è garantita il dominio su questo territorio perpetrando la separazione. per nostra fortuna lo schema non permette più di andare in rete così facilmente e la partita ormai è in bilico e volge verso la lenta, ma inesorabile sconfitta. Purtoppo rilevo che moltissimi giovani che vivono nelle zone rurali, la seconda lingua non la sanno e ad oggi rilevo che i bilingui migliori li trovo tra gli anziani sudtirolesi. Che sia giunto il momento di iniziare a paensare ad un'evoluzione poltica che superi i socialmente anacronisrtici gruppi lingusitici?

Sat, 12/20/2014 - 19:01 Permalink