Politics | Bolzano

C’è confusione, sarà perché abitiamo

Lo studio Sbetti-Morello (che circola da tempo), lo scontro PD-SVP, lo “stop” di Laives, gli studentati: a che punto siamo nel dibattito sulla casa a Bolzano?
Wohnkomplex Firmian
Foto: Othmar Seehauser

Il dibattito sulla casa a Bolzano, ovvero su un mercato abitativo caratterizzato da costi proibitivi e dalla scarsa offerta di appartamenti in vendita o in affitto, ha avuto nelle ultime settimane un punto di svolta. Sarebbe “riapparso” uno studio, commissionato dal Comune di Bolzano e completato nel 2018 dalla Sistema degli architetti Peter Morello e Francesco Sbetti: secondo una stima dei due professionisti, il fabbisogno abitativo in città si attesterebbe sui 4400 alloggi nel 2030 e 6900 alloggi entro il 2035. Da questi dati è nato uno scontro tra i due principali alleati di governo nel capoluogo, PD ed SVP: il primo più propenso a immaginare nuove aree residenziali per rispondere alla domanda di abitazioni, la Volkspartei più sensibile alla difesa del “verde agricolo” cittadino. Inoltre il Partito Democratico, in particolare l’assessore comunale Stefano Fattor spalleggiato dal senatore (nonché ex sindaco) Luigi Spagnolli, accusa l’assessore all’urbanistica Luis Walcher (SVP) di aver tenuto “nascosto” lo studio Morello-Sbetti commissionato dal suo predecessore Christoph Baur.

 

 

Lo studio, in realtà, circola da molto tempo tra gli addetti ai lavori. Esso individua una serie di aree “dismesse” ed edifici abbandonati, tra cui la zona artigianale lungo Viale Druso e le prospicienti caserme Huber, nonché tutta una serie di strutture “ex-” (Enel, Ina, Eden, Upim, Standa, Telefoni di Stato, TIM…) cui si aggiungono quelle inutilizzate sul Virgolo, i lotti lungo via Galilei, il Mebocenter, l’ex sede dell’Alto Adige e l’edificio abbandonato lungo viale Druso, entrambi della Habitat di Tosolini. Tale “galleria degli orrori” dell’urbanistica bolzanina traccia delle possibili linee di sviluppo per la città, localizzandole principalmente nell’Areale ferroviario. Il cosiddetto “Ferroplan” è un progetto di riqualificazione della fascia di binari al di là della stazione di Bolzano, che però fatica a decollare: da molti anni la trattativa Comune-Provincia-RFI è pressoché ferma.

 

 

Recupero dell’esistente, sì o no?

 

Non c’è concordanza tra domanda e offerta” sostiene l’architetto Carlo Bassetti, vicino al PD e figlio di Silvano Bassetti, assessore all’urbanistica della Città dal 2000 fino alla sua prematura scomparsa nel 2008. All’era Bassetti si deve l’ultima significativa espansione della città oltre via Resia, con Firmian e il quartiere Casanova. Una “operazione di emergenza” che il figlio Carlo auspica anche per il presente, in quanto il recupero dell’esistente, ovvero “costruire sul costruito”, sarebbe una risposta insufficiente alla crescente domanda abitativa delineata da Morello-Sbetti: “La realizzazione di progetti di cui si parla da anni è ancora troppo lontana, serve uno sbocco immediato”. L’ex sindaco Gigi Spagnolli, in un’intervista a salto.bz, pur criticando la rigidità della SVP, sostiene invece che la città non debba per forza espandersi nel verde agricolo: “Bolzano ha la possibilità di recuperare volumi al suo interno, demo-ricostruendo”, spiega. Un esempio? Il Waltherpark, il centro commerciale voluto dal magnate austriaco René Benko attualmente in costruzione.

 

 

La contrarietà di Bianchi, la cautela di Walcher

 

Sia Spagnolli che CNA (l’unione provinciale artigiani) rispolverano l’idea di rendere residenziali le aree lungo via Galilei, tra il Twenty e Ponte Roma. Idea che risale a 15 anni fa, quando il centro commerciale della famiglia Podini ancora non esisteva e il traffico della zona era minore. Altra area di sfogo suggerita è la già citata zona artigianale di Viale Druso (Walcher e il sindaco Renzo Caramaschi si dice siano favorevoli) mentre l’assessore Fattor sarebbe più propenso a uno sviluppo verso Laives, seguendo un altro concetto caro alla CNA guidata da Claudio Corrarati: una cosiddetta "area metropolitana” di Bolzano. Un’espansione del capoluogo sulla quale il sindaco di Laives Christian Bianchi ha manifestato più di una perplessità (anche a salto.bz): “Laives non è il dormitorio di Bolzano, ci stiamo ancora leccando le ferite per la crescita della città causata dalla rallentata risposta edilizia del capoluogo”. “Quale rotta vogliamo seguire, oltre a crescere a tutti i costi?” domanda Bianchi: allo sviluppo edilizio, il primo cittadino chiede si affianchi una pianificazione più mirata dei servizi e soprattutto della mobilità da e per la Landeshauptstadt.

 

 

In tutto questo la SVP e il vicesindaco Luis Walcher stanno alla finestra. Il processo di riscrittura del Piano Urbanistico Comunale è ai blocchi di partenza e Walcher si mantiene molto cauto sui numeri diffusi dal PD. Inoltre, riguardo nuovi studentati (altro tema caldo della crisi abitativa a Bolzano) il vicesindaco ha chiarito che si dovrà tenere conto dell’inquinamento acustico per nuovi insediamenti in Zona industriale, mentre in via Macello ai Piani (presso l’ex Halle 28) è in costruzione un nuovo studentato privato all’interno di una struttura ricettiva, cioè nata per essere un hotel (e che lo sarà con l’ateneo chiuso). Infine il Sodalizio cattolico, per il progetto di studentato in via Vintler, non avrebbe ancora la certezza di ottenere il finanziamento dal PNRR. Ma restano aperti altri interrogativi, con una domanda soprattutto: affidarsi al privato per nuovi studentati ed edifici residenziali è davvero la risposta giusta?