Society | Cucina e identità

San Porco martire

Anche Süd-Tiroler Freiheit rivendica la difesa della tradizione gastronomica locale come bastione di un’identità da circoscrivere nello spazio pubblico.

E dacci oggi il nostro porco quotidiano. Volendo essere irriverenti si potrebbe azzardare questa previsione. Forse il prossimo anno il diario scolastico di Süd-Tiroler Freiheit si arricchirà di un nuovo “personaggio”. A fianco di Georg Klotz, Sepp Kerschbaumer e Luis Amplatz – eroi e martiri della nostra Heimat – ci sarà anche lui, il porco, la cui carne è considerata dai patrioti tirolesi parte essenziale e con ciò irrinunciabile della cultura locale (non solo gastronomica).

È quanto si ricava da un comunicato stampa a firma di Roland Lang, che prende una dura posizione contro chi, esercitando una “falsa tolleranza” multiculturale, vorrebbe eliminare la carne di maiale dalle mense scolastiche: “Es ist unverständlich, dass in vielen Gemeinden Südtirols in den Schulausspeisungen aus Bequemlichkeit und falscher Toleranz kein Schweinefleisch verwendet wird“. Come dire: va bene rispettare le usanze di ogni popolo, ci mancherebbe, ma nello spazio pubblico la cultura da approvare, da riconoscere, da incrementare deve rimanere una e una sola. La nostra. Quindi guai a rivedere menu, precetti cucinari o dietetici. E soprattutto giù le mani dai nostri maiali (anche se “a chilometro 1000”). Del resto, l’avranno notato in molti, persino la bandiera tirolese non è che una fetta di speck sventolante al vento profumato di bacche di ginepro. Mir san mir, con contorno di patate.  

Cinque cose sul consumo di carne nel mondo.