Economy | I dati

Istat: giù il potere d’acquisto delle famiglie

In cinque anni in Italia i consumi sono calati del 5,05%. Ecco cosa pesa di più sulle tasche dei bolzanini che per aggirare la crisi contrattano anche con il dentista.

La spesa media annua delle famiglie italiane si è ridotta, fra il 2008 e il 2013, di 1.507 euro che diventano quasi il doppio (2.988 euro) nel caso di nuclei composti da una coppia con due figli piccoli, lo rivela una elaborazione dell'Unione nazionale dei consumatori dell'indagine Istat contenuta nell'Annuario statistico italiano. I consumi di una famiglia media sono scesi del 5,05% che tradotto in euro fa 28.309 euro contro i 29.816 del periodo pre-crisi. Il potere d’acquisto della famiglia tipo (due genitori con due figli) registra invece un calo del 7,93%. I tagli maggiori riguardano nell’ordine, rubricate sotto la voce spese per i beni superflui, soprattutto abbigliamento e calzature – con una percentuale che si è ridotta del 26,49% –  e mobili, elettrodomestici e servizi per la casa -19,96%; e la sanità (- 19,76%), le cosiddette spese necessarie, quelle più difficilmente comprimibili.

Il fenomeno, figlio di motivazioni sociali ed economiche ben note, non risparmia neppure la nostra provincia, “per i dati ufficiali dovremo aspettare il prossimo luglio – commenta Walther Andreaus, direttore del Centro Tutela Consumatori e Utenti (CTCU) – ma si può già scicuramente affermare che le famiglie spendono meno e lo fanno in diversi settori, c’è una contrazione evidente ad esempio per quanto riguarda il consumo di carburante, benzina e diesel, e sulla spesa quotidiana che viene fatta sempre più spesso nei discount o approfittando regolarmente delle offerte nei supermercati tradizionali”.
L’attenzione certosina alle cifre riportate sulle fatture delle utenze, poi, è una costante nella logica quotidiana dell’economia domestica, “se una volta sulla bolletta risultava un compenso di poco maggiore a quello dovuto lo si pagava, oggi invece in molti vengono da noi per contestare queste incongruenze, specie per quanto riguarda la telefonia, l’energia elettrica, le assicurazioni, le oscillazioni degli interessi bancari e le spese condominiali”, prosegue Andreaus.

Riguardo la richiesta di informazioni al CTCU per le spese mediche, curioso è il caso delle cure odontoiatriche, un lusso sempre più difficile da poter sostenere, ma sul quale i bolzanini hanno imparato a “mercanteggiare” ormai con una certa abilità: “vengono da noi – spiega il direttore del centro consumatori – per chiederci se ci si può fidare dei dentisti all’estero, ma è già difficile affermare con certezza se uno del luogo può essere più o meno affidabile, perciò quello che facciamo di solito è consigliare di richiedere dei preventivi scritti, una pratica piuttosto recente, e a quel punto capita che spesso gli utenti si mettano a contrattare facendo notare al dentista locale se magari fuori dai confini i prezzi sono più competitivi, così da ottenere uno sconto sulla prestazione. Ecco, l’unico risolto positivo della crisi, se così si può dire, è che aiuta a comprendere meglio la differenza fra l’essenziale e il superfluo”.