Il buio dell’altra parte del cielo
Ci sono argomenti che non possono essere affrontati a tavola? Questa è la domanda dalla quale è nata l’iniziativa pane e femminismi della Libreria Due Punti di Trento, una rassegna per discutere di argomenti considerati sconvenienti e poco adatti ai pasti, che sabato (21 gennaio) ha deciso di riunire a pranzo i lettori per discutere del volume Invisibili di Caroline Criado Perez. Il libro nasce da una lunga riflessione della scrittrice sulle modalità con le quali si esplica la società patriarcale, così abituata a considerare l’uomo come lo standard di riferimento, da dimenticarsi completamente delle donne. Già Simone de Beauvoir aveva raccontato il paradosso della centralità maschile, che nei secoli aveva definito le donne come altro, per sottrazione e costante negazione delle caratteristiche "virili", senza la possibilità di concepirle come esseri umani a sé stanti, ma Caroline Criado Perez, nel ripercorrere il tema, decide di affiancarlo ad una minuziosa e difficoltosa analisi, ricca di dati, informazioni e statistiche, spesso difficili da ricostruire. Se è possibile trovare materiale che parli degli uomini, intesi come maschi, attraverso i secoli, la sfida diventa decisamente più ardua quando si vuole indagare la storia delle donne, in un vero e proprio gender data gap, che ha rafforzato la convinzione secondo la quale i dati storici o statistici in nostro possesso siano una fotografia veritiera e universale della popolazione oggetto di studio, nonostante interessino quasi sempre solo la parte maschile.
Andando avanti nel volume si scopre, in realtà, che solo da pochissimo tempo tale convinzione sta cominciando a cedere, ma restano in piedi costrutti culturali e sociali difficili da scardinare, che si ripercuotono in ogni ambito. Dai convegni di antropologia, alla medicina, dalla progettazione degli spazi a quella delle auto, Caroline Criado Perez ripercorre una lunga lista di esempi in cui le donne rimangono nascoste dietro la figura maschile, la sola ad essere presa in considerazione. Si scopre così che le donne hanno il 47% in più di probabilità di ferirsi gravemente durante un incidente stradale, perché i manichini utilizzati per i crush test e le misure della automobili sono tarate sul modello di un fisico maschile, come accade per lo spazio riservato ai bagni negli ambienti pubblici, diviso solo apparentemente a metà tra quelli maschili e femminili, o come avviene nella medicina, ambito che più di altri risente della discriminazione di genere e che non permette alle donne di ottenere la stessa celerità degli uomini nelle diagnosi: i sintomi femminili, infatti, vengono spesso considerati atipici, poiché il riferimento medico rimane quello del maschio bianco. E se finalmente la medicina personalizzata sta erodendo questo complesso sistema di esclusione, il cambiamento sta solo iniziando a farsi sentire anche in altri ambiti di ricerca, fortemente plasmati dal gender data gap, come nel caso del celebre guerriero di Birka, considerato un maschio, benché fosse dotato di bacino femminile, a causa del suo corredo funebre, composto di armi e cavalli offerti in sacrificio. Pur di non riconoscere la possibilità che si trattasse di una donna gli studiosi avevano ipotizzato, e alcuni ipotizzano ancora, una possibile ma improbabile mescolanza di ossa, nonostante un esame del DNA nel 2017 abbia chiarito l’appartenenza femminile dei resti.
Come avviene nella medicina, ambito che più di altri risente della discriminazione di genere e che non permette alle donne di ottenere la stessa celerità degli uomini nelle diagnosi
Tale scoperta apre a nuove visioni sul ruolo della donna nella società vichinga, ma dice anche molto sulla nostra e nelle oltre 400 pagine l’autrice riesce ad illustrare le conseguenze di un problema atavico, destreggiandosi nell’impresa di riuscire a ricostruire informazioni in settori a volte completamente lacunosi, in un lavoro scientifico e dettagliato che è diventato un best seller, ricevendo il plauso di importanti testate come il Guardian e il Financial Times. Nella scalata delle classifiche, il libro è diventato presto una testimonianza fondamentale contro la discriminazione di genere, tema attuale e sempre più urgente, dimostrando, però, quanto sia ancora lunga la strada da percorrere, come ammette la stessa Caroline Criado Perez: “ La disuguaglianza di genere è ovunque da secoli, nei film, in tv, nelle opere d’arte. È il sistema che è stato tramandato, la mentalità che si è affermata e il più delle volte ci siamo talmente immersi dentro da non rendercene conto, mentre i cambiamenti, purtroppo, hanno bisogno di decadi ”.