Lupo salvo, orso no?
-
Il caso di un lupo ucciso in Austria perché ritenuto un pericolo per gli alpeggi e per il turismo è finito dritto alla Corte di Giustizia Europea. Negli giorni scorsi, in attesa del pronunciamento della Corte, è giunta la risposta dell’avvocata generale Tamara Ćapeta che si è espressa in modo restrittivo nell’interpretazione di alcune norme del diritto comunitario. Nelle conclusioni pubblicate in Lussemburgo si spiega che l'uccisione dell'animale protetto non può essere giustificata sulla base di danni “futuri e indiretti” ai pastori, alla comunità montana o persino al turismo locale. Il documento poi mette in chiaro che gli obiettivi di protezione di alcune specie di animali — come il ritorno del lupo sul territorio — implichino alcuni costi ed adattamenti inevitabili. Inoltre gli alpeggi in Tirolo dove sono avvenute le 37 predazioni non erano protetti e ciò poiché "la protezione delle greggi non è possibile nell'area in questione”.
“L'uccisione dell'animale protetto non può essere giustificata sulla base di danni futuri e indiretti ai pastori e alla comunità montana”
L’esemplare di lupo “158MATK” era stato ritenuto responsabile di aver sbranato 37 pecore sui pascoli del Tirolo e perciò abbattuto. L'autorizzazione all’abbattimento rilasciata nel luglio 2022 portò alcune organizzazioni ambientaliste (WWF Österreich, ÖKOBÜRO, Naturschutzbund, Umweltdachverband, Wiener Tierschutzverein) a presentare un ricorso contro la decisione del Governo del Land Tirol, citando la Direttiva Habitat dell'UE. Il Tribunale amministrativo regionale del Tirolo a sua volta si era rivolto alla Corte di giustizia europea per chiarire alcune questioni, affermando che il lupo costituiva “una minaccia per l'economia locale”.
-
“Tenere conto della situazione nazionale”
L'avvocata generale ha inoltre sottolineato come “a differenza di alcuni Stati membri, l'Austria non è esente dalla rigorosa protezione dei lupi” e “non ha richiesto un'esenzione quando ha aderito all'Ue nel 1995 perché all'epoca non c'erano lupi nella zona”. Per quanto riguarda l'abbattimento di un animale e di come possa influire sulla conservazione della specie la Corte ha spiegato che la valutazione deve tenere conto della situazione nazionale e "considerare anche le conseguenze per altri Paesi membri quando si fanno eccezioni alle norme di protezione".
“È difficile immaginare che il destino delle aziende montane e degli alpeggi austriaci dipendano solamente da un lupo. La presenza dei grandi carnivori implica costi e adattamento”
In ogni caso, secondo l’organo di giustizia europeo, i lupi non possono essere determinanti per la diminuzione del turismo o dell'economia in una data zona:: “Se queste conseguenze si concretizzano, molto probabilmente sono dovute a diverse cause e a diversi fattori. È difficile immaginare che il destino delle aziende montane e degli alpeggi austriaci dipendano dal lupo 158MATK”.
-
Il nuovo ddl in Trentino
Intanto la Giunta provinciale di Trento ha approvato il disegno di legge proposto dell'assessore alle foreste Roberto Failoni per “contenere la crescita” della popolazione di orsi, che dovrà passare al vaglio del Consiglio provinciale. Il ddl prevede la possibilità di rimuovere fino a otto plantigradi all’anno — a fronte di una popolazione che, secondo l'ultima stima formulata dal Rapporto grandi carnivori, supera le cento unità. La possibilità di disporre l'abbattimento degli esemplari problematici spetterebbe al Presidente della Provincia quale misura di sottrazione permanente all'ambiente naturale. Annualmente verrà definito il numero massimo di capi problematici di cui è consentito l'abbattimento, sulla base di valutazioni tecnico-scientifiche e previo nulla osta non vincolante dell’Ispra.
Per Failoni la proposta di legge, che modifica la normativa del 2018, “è il frutto di un accordo con il governo, che rappresenta un cambio di passo importante che guarda alla specificità del nostro territorio. Mettiamo così un freno all'impennata della popolazione di plantigradi, a garanzia della sicurezza delle persone, con l'effetto di migliorare anche le condizioni di lavoro degli agricoltori e di quanti lavorano nell'ambiente forestale”. Per il 2024 e il 2025, in base all'analisi demografica condotta da Ispra nel 2023, il numero di orsi potenzialmente rimovibili è determinato nel massimo di otto all'anno, di cui non più di due femmine adulte e non più di due maschi adulti. A partire dal 2026, le quote massime andranno ridefinite.