Via Roma: Amarcord bolzanino
"Via Roma per me, bolzanino quarantenne, è un luogo mitico. Un posto che per gli anni lunghi della mia esistenza - quelli fino ai 16, quelli dove il tempo fugge meno - ha significato l'abitualità rituale del divertimento. L'hockey, visto in tribuna stampa con mio padre, innanzitutto. E nomi che tuttora nel pensarli mi inducono lo stesso effetto di riverenza che sta nel rapporto bambino/adulto, Ugo Zucchermaglio, Franco Sitton, Silvano Faggioni. Poi c'erano i giovani Daniele Magagnin e Franco Bragagna, e sicuramente molto altro ancora che si perde nella nebulosità dei ricordi di un bambino. Le schedine giocate al bar Internazionale, la signora Italia. Che aveva un nome ingombrante solo poco meno della chioma e del trucco, nei miei ricordi".
Comincia così il libro intitolato Quando pattinavamo in via Roma, un reportage sul filo della memoria firmato dallo storico Vanja Zappetti e da domani (21 febbraio) acquistabile in edicola assieme al quotidiano Alto Adige. La pubblicazione culmina un lavoro durato circa due anni, al quale hanno partecipato sia i cittadini che alcune istituzioni economiche del capoluogo. Via Roma come luogo in base al quale misurare un'identità sottoposta a numerose oscillazioni nel corso del tempo, dunque, mobile linea di confine che ricapitola e svolge il rapporto che i bolzanini stanno cominciando sempre di più ad intessere con un passato sentito finalmente come «proprio». Una tendenza testimoniata anche dai gruppi spontanei creati sui social network, e della quale Quando pattinavamo in via Roma rappresenta sia un'anticipazione illustrativa che un elemento di lucida comprensione.