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Banda larga - Il POP di Dobbiaco

In Val Pusteria un giovane tecnico sta lavorando per cambiare il futuro dei suoi concittadini. Patrick De Zordo ci porta alla scoperta dei segreti del POP di Dobbiaco.
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Foto: Flavio Pintarelli

Gli esperti del settore prevedono che per avere una copertura capillare dell’Alto Adige e connessioni a banda larga a un prezzo accettabile ci vorranno ancora dai tre a cinque anni. Tempi legati sia alle difficoltà che presenta il nostro territorio, sia alle esigenze necessarie per sviluppare la visione che i nostri amministratori stanno portando avanti in questo campo.

Ma anche se queste sono le previsioni non vuol dire che il mercato e le aziende stiano ferme con le mani in mano. È per documentare una di queste realtà che mi sono recato a Dobbiaco, in un sabato di metà gennaio. Nella cittadina ai confini con l’Austria ho appuntamento con Patrick De Zordo, CEO di proNET, l’azienda che ha fondato nel 2015. Perito elettronico di telecomunicazioni, Patrick è un ragazzo sorridente e appassionato del suo lavoro. Lo incontro in un ristorante poco fuori il paese e iniziamo subito a parlare del motivo per cui sono qui, ovvero il POP per la fibra ottica a cui anche Patrick sta lavorando e che di lì a poco verrà ultimato ed entrerà in funzione.

Il POP non è altro che una piccola stanza, incastonata in uno dei muri perimetrali della stazione di teleriscaldamento (FTI) che serve i comuni di Dobbiaco e San Candido. Al momento in cui scrivo, da qui partono 7000 fibre ottiche che collegano tutte le utenze dei due comuni alla rete passando prima per Bolzano, poi per Milano e da lì, tramite cavi sottomarini, al resto del mondo. La potenza di trasmissione di questi minuscoli filamenti di fibra ottica è enorme. Per coprire i circa 400 chilometri che separano Milano da Dobbiaco, a una qualsiasi informazione che viaggia lungo questi cavi bastano meno di 5 millisecondi.

“A differenza di quanto succede in alcune città” mi spiega Patrick “qui in periferia ogni utente ha una linea a fibra dedicata. Questo significa che dobbiamo collegare a mano ogni singola fibra alla rete generale. Come puoi immaginare è un lavoro certosino, lungo e difficile. Per farlo è necessario avere una chiara visione d’insieme di tutto il sistema, perché questo dev’essere comprensibile facilmente da chiunque, altrimenti in futuro nessuno tranne noi potrebbe lavorarci. Tuttavia c’è un grande vantaggio nell’avere delle fibre dedicate. In questo modo ogni utente potrà richiedere una banda dedicata il cui limite di circa 1000M al secondo oggi è puramente tecnico e in futuro potrà essere facilmente superato”.

A vederlo da fuori il risultato sembra davvero banale. Il POP, alla fine, non è altro che una stanza piena di armadi metallici da cui entrano e escono una serie di cavi piuttosto anonimi. Nulla a che vedere con i futuristici data center delle grandi compagnie web che siamo stati abituati a vedere in foto e reportage.

Eppure, quando le ante degli armadi vengono aperte per rivelare il loro contenuto, la visione è davvero sorprendente. Da una parte ci sono le componenti attive della rete, dall’altra alcuni cassetti ruotabili, al cui interno tanti piccoli cavi colorati sono collegati ad altrettanti connettori. Ogni singolo cavo è numerato e un errore nel collegamento di anche solo uno di essi può creare un problema enorme. Ecco perché mentre stiamo visitando la struttura due tecnici sono all’opera per verificare la correttezza di tutte le connessioni.

“Tra pochissimo le ditte che sono state incaricate di stendere e collegare i cavi avranno terminato il lavoro e dobbiamo essere sicuri che tutto funzioni alla perfezione. Infatti i comuni di Dobbiaco e San Candido hanno fatto uscire i bandi per i provider e, se tutto va per il verso giusto, per il mese di marzo saremo online con le prime connessioni a banda larga”.

Un risultato davvero straordinario per questa porzione di Alto Adige, dove la connessione veloce, data la vocazione turistica della zona, è diventata ben più che una necessità. E anche se, a detta di Patrick, non tutti ancora capiscono l’importanza della fibra, questo servizio sarà utile a tutti.

Anche perché l’attivazione del POP di Dobbiaco non significherà solo internet veloce e tv digitale. “Il vero aspetto innovativo di questa struttura” dice con orgoglio Patrick “è la sua integrazione con la rete di teleriscaldamento. Insieme ai tecnici della centrale abbiamo infatti sviluppato una tecnica che, grazie ad alcuni convertitori e del software sviluppato appositamente, ci permette di usare in gran parte le centraline termiche preesistenti del teleriscaldamento, senza sprecare risorse e cambiare gli apparati esistenti".

"Questa scelta" continua Patrick "basata su prodotti presenti in commercio, non ci permette solo di abbassare notevolmente i costi di tutta l’operazione, ma ci dà la possibilità di aumentare la qualità del servizio. Grazie all’accoppiamento tra la rete internet e quella del teleriscaldamento possiamo gestire gli impianti domestici praticamente in tempo reale e in futuro potremo creare applicazioni web e mobile per permettere ai nostri utenti la gestione a distanza. In questo modo il nostro lavoro diventa proattivo, ovvero siamo in grado di analizzare la rete per capire se ci sono le condizioni perché un guasto possa verificarsi, prima che questo si verifichi”.

Per ottenere un simile risultato ci vuole un sistema molto affidabile. Ecco perché tutta la rete all'interno del POP, qui a Dobbiaco, è stata progettata e realizzata per essere ridondante. Ovvero per funzionare a due vie e garantire sempre la connettività anche in caso di guasti o imprevisti. Inoltre, un sistema di questo genere deve essere sicuro. Ed è per questo che, pur essendo accoppiati, la rete di teleriscaldamento e quella a banda larga sono fisicamente posizionate in due luoghi diversi.

“Se un hacker dovesse bucare il sistema a banda larga, e questo è possibile” spiega Patrick ”non potrà in ogni caso accedere al sistema di teleriscaldamento. La sicurezza delle reti è una questione cruciale e lo sarà sempre di più in futuro, mano a mano che nelle nostre vite e nelle nostre case entreranno sempre più dispositivi connessi. Ecco perché abbiamo progettato l’intera rete dati del teleriscaldamento pensando anche a queste problematiche”.

Dopo circa un’ora la mia visita al POP di Dobbiaco si avvia a conclusione e mentre salgo in macchina per tornare a casa, sorrido al pensiero che anche qui, in periferia, ci siano persone capaci di pensare in grande e realizzare progetti innovativi capaci di migliorare la vita delle persone e ottimizzare le risorse. Probabilmente c’è molta più verità di quella che crediamo nel detto che siano le botti piccole a custodire il vino migliore.