Quando il vestito è ecosostenibile
L’etica concerne anche il vestire. Da dove proviene l’abito che indosso? Chi l’ha lavorato e in quali condizioni? E, risalendo a monte, come è stato coltivato il cotone o un altro tessuto con cui è poi stato realizzato il capo di abbigliamento? A queste domande – ma ce ne sarebbero molte altre, naturalmente – spesso non sappiamo dare risposta, ma troppo spesso nascondono risposte di sfruttamento di persone e territori. Al contrario, gli abiti realizzati con criteri ecosostenibili non hanno nulla da nascondere. Ne abbiamo parlato con Elisa Nicoli, una delle organizzatrici della Fiera del Tessile Ecologico SKonsumO Eko-Tex in svolgimento sabato 20 e domenica 21 dalle 9.30 alle 18 nel piazzale del Centro giovani di via Vintola a Bolzano. Il ricco programma della manifestazione (consultabile digitando www.skonsumo.org) non prevede solo abiti, ma anche approfondimenti culturali con presentazioni di libri, laboratori per adulti e bambini, stand informativi su realtà associazionistiche e solidali.
Elisa, quando un vestito è eticamente ineccepibile?
Abbiamo cercato di studiare dei criteri, non è banale stabilirlo. Le fibre tessili naturali come cotone, lino, canapa, bambù e altri devono essere coltivati in modo biologico, quindi senza l’utilizzo di pesticidi, di fertilizzanti chimici, ma anche prevedendo la rotazione delle colture e preoccupandosi della salvaguardia della biodiversità dei campi. C’è poi la lavorazione delle fibre, quindi i processi chimici e meccanici per ottenere poi il tessuto, che deve avvenire nel modo più rispettoso possibile dell’ambiente, soprattutto la tintura: ci sono marchi che garantiscano l’assenza di metalli pesanti che nuocciono all’ambiente, oltre che alla salute di chi poi indosserà gli abiti. Infine il fondamentale tema dei diritti dei lavoratori, che non possono essere calpestati (le coltivazioni di cotone e altri vegetali da cui si ricavano i tessuti per i vestiti sono molto spesso in Paesi dove lo sfruttamento dei lavoratori è la normalità, ndr). I vestiti veri e propri sono infine realizzati da produttori italiani.
Trovi ci sia un crescente interesse per questa scelta?
Grandi catene come H&M hanno linee di cotone organico… Se lo fanno loro significa che la domanda c’è. Di fiere come la nostra ce ne sono ormai diverse in Italia, a testimonianza del fatto che si tratta di un mercato in crescita. La quantità di produttori e la qualità dei prodotti è cresciuta notevolmente negli ultimi anni, non solo quindi vestiti etnici o “sacchi di patate”, ma anche un normale abbigliamento che può essere indossato da tutti.
Soprattutto in tempi di crisi come questi è anche il prezzo che conta…
Quanto costa un paio di jeans di marca? Ecco, l’equivalente ecosostenibile costa più o meno lo stesso. Un esempio? Un paio di jeans costa circa 90 euro, attraverso i Gruppi di acquisto solidale si ottengono anche degli sconti. Ma poi si ha la soddisfazione di indossare capi di alta qualità, senza sfruttare nessuno e rispettosi dell’ambiente. Il prezzo poi non deve scoraggiare: basta con l’abbigliamento usa e getta che dopo una stagione finisce nell’immondizia, è anche un atteggiamento culturale che va cambiato, concentrandosi sulla qualità per noi, per gli altri e per l’ambiente.