Chronicle | Processo Erna Pirpamer

Uccise l’ex compagna, processo d’Appello per Boubaker

Il giardiniere tunisino di 35 anni, condannato in primo grado a 18 anni di reclusione per l’omicidio di Erna Pirpamer, parrucchiera meranese di 65 anni, comparirà di nuovo davanti ai giudici il 19 maggio. La difesa punta sul vizio di mente.

È stato fissato al prossimo 19 maggio il processo d’appello a carico di Aouichaoui Boubaker, il giardiniere tunisino che nel giugno del 2012 accoltellò a morte la sua ex compagna, la parrucchiera meranese di 65 anni, Erna Pirpamer. L’uomo è stato condannato in primo grado alla pena di 18 anni di reclusione, oltre due mesi di arresto inflitti per il porto abusivo del coltello che utilizzò come arma del delitto.

L’omicidio: Non riusciva a rassegnarsi alla fine della loro relazione. Sarebbe stato questo il movente che scatenò la follia omicidia di Boubaker che, quella sera di giugno, volle incontrare, nel parco vicino alla stazione di Merano, l’ex compagna con cui aveva interrotto la relazione circa un mese e mezzo prima. Sarebbe stata la stessa Erna, ex parrucchiera molto conosciuta e stimata nel paese, in un primo momento, a chiamare l’uomo: di ritorno da un viaggio a Berlino, la donna era arrivata alla stazione di Bolzano e non aveva mezzi per tornare a Merano così aveva chiesto un passaggio per tornare a casa. Una volta salutatisi, tuttavia, Boubaker l’avrebbe richiamata per vedersi e per parlare di un’automobile (a cui Erna aveva fatto da garante) che l’uomo voleva vendere per cercare di conseguire la patente e diventare autista di pullmann. Si sarebbero dati quindi un appuntamento al parco. Da qui, tuttavia, i ricordi dell’assassino sono molto confusi e ci sono tanti momenti di buio. Davanti agli inquirenti che più volte lo hanno interrogato, l’uomo non ha saputo ricostruire gli istanti dell’aggressione: istanti che, ad un certo punto, portarono l’omicida a estrarre un coltello che aveva con sé nello zaino e a colpire la donna con diverse coltellate. Secondo il perito incaricato dalla difesa, Carlo Robotti, il trentenne tunisino sarebbe affetto da un grave disturbo della personalità che avrebbe compromesso gravamente la sua capacità di intendere e volere al momento del fatto.

La condanna in primo grado: L’inchiesta, fin dal suo inizio, è stata coordinata dal sostituto procuratore Luisa Mosna: il pm, nell’ottobre scorso, aveva chiesto l’ergastolo per il giardiniere tunisino accusato di omicidio volontario aggravato, richiesta trasformata in 30 anni di reclusione per effetto della scelta del rito abbreviato. Nella sentenza, il giudice Carlo Busato non ha riconosciuto le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi: l’unica aggravante confermata in sentenza è stata quella della minorata difesa.

L’Appello: Il 19 maggio, sulla sorte di Boubaker, si esprimerà la Corte d’Appello. “Essendo stato chiesto il rito abbreviato c’è la preclusione per il pm di presentare appello – spiega l’avvocato Nicola Nettis che difende l’omicida. "Essendo stato presentato appello da parte nostra ci potrà essere o una conferma di questa o una riduzione. Le nostre richieste poggiano soprattutto sul fatto di dare valenza sulla consulenza medica del dottor Robotti che aveva accertato il vizio parziale di mente del mio assistito che, se riconosciuto, porterebbe ad una riduzione della pena, anche di un terzo nel caso in cui dovesse essere riconosciuto nella sua massima estensione”.