Culture | L'evento

Il potere della conoscenza

Dal 23 al 25 maggio a Bolzano e Merano va in scena “Esodo e confini”, la rassegna multiforme sul tema migratorio curata da Adel Jabbar. “Un’opportunità per comprendere”.

Come affrontare un argomento di stringente attualità come quello dei fenomeni migratori senza restare impigliati nelle tagliole della retorica più stucchevole? Come evadere dalla struttura reticolare delle nostre paure, del nostro pigro atteggiamento pregiudiziale e perfino, a volte, delle nostre intolleranze più bieche? “Con la conoscenza”, propone il sociologo di origini irachene Adel Jabbar, organizzatore e curatore della rassegna “Esodo e confini” che si terrà dal 23 (inaugurazione ore 17 nel capoluogo) al 25 maggio a Bolzano e Merano. Il titolo dell’iniziativa, dalla chiara evocazione biblica, richiama il lungo percorso di chi fugge dalla propria terra alla ricerca di condizioni di vita più sicure, e delle frontiere che rallentano o impediscono questo (ir)raggiungibile sogno di salvezza.

“Mentre oggi si esaltano i valori della globalizzazione e della libertà di movimento il mondo continua ad essere, di fatto, zeppo di muri e fili spinati, una delle contraddizioni più sconfortanti per l’Europa in particolare, che nell’immaginario collettivo è per antonomasia uno spazio intrinsecamente libero”, spiega Jabbar. “Temi come quello dell’immigrazione o dei flussi migratori - prosegue il sociologo - pongono domande pungenti, spigolose anche, mettono in discussione le mappe cognitive, le abitudini, possono suscitare inquietudini, ecco perché è utile e necessario fornire strumenti di conoscenza, per dare opportunità alle persone di ragionare su ciò che avviene intorno a noi e dentro di noi”. L’evento, sostenuto dalla Provincia e promossa dall’associazione Trait d’union di Merano, è declinato in base a diversi linguaggi artistici e culturali, dalla grammatica delle immagini alla poesia, all’evento musicale, al dibattito.

Foto scattate ai profughi al confine di Ventimiglia, versi che hanno come oggetto Lampedusa in quanto simbolo di approdo e speranza, declamati da tre artisti di provenienze diverse, queste sono solo alcune delle proposte in programma: “Abbiamo cercato di coinvolgere tante sensibilità negli ambiti più diversi - chiosa il curatore della manifestazione -, ci saranno tutti ospiti eccellenti, penso ad esempio a Raffaella Cosentino che ha girato un documentario su una nave di salvataggio nel Mediterraneo e che racconterà al pubblico quest'esperienza. Inoltre, realizzato dalla stessa Cosentino e diretto da Alessio Genovese è il film EU 013 L’ultima frontiera, girato all’interno dei CIE - ovvero i centri di identificazione ed espulsione presenti in Italia - che verrà proiettato durante la rassegna. Penso anche a un’autrice brasiliana che ha ricostruito la storia dei suoi antenati deportati dall’Africa al Brasile; ecco, l’idea è quella di un filo conduttore che unisca le varie voci contemporanee per leggere l’attualità senza dimenticare ciò che è avvenuto prima”.

Fra gli appuntamenti della rassegna la proiezione di sette pellicole, fra documentari e cortometraggi - il 24 e il 25 alle ore 20 al Capitol di Bolzano e il 24 alle 20.30 al Centro per la Cultura di Merano -; le performance di Alessandra Limetti (voce), John Salins (percussioni) e Alena Savina (violino), previste per lunedì 23 alle 18.30 all’Antico municipio di Bolzano. “L’Alto Adige è un luogo di incontro e connessione, e ancora di più lo è diventato con l’arrivo dei migranti - conclude Jabbar -; dobbiamo smarcarci da questo concetto della ‘terra di confine’ intesa come zona remota, separata, isolata, anche se ciò non significa che sia un processo indolore”.