“La sfida? Capire i rischi del futuro”
I rischi, per un imprenditore, fanno parte del gioco. “Alcuni - dice Gianluca Melani, 36 anni, titolare e amministratore della società di brokeraggio assicurativo Wide Group spa di Bolzano - si possono gestire, altri mitigare oppure trasferire. L’importante è immaginarseli, capire le minacce del futuro. Chi avrebbe pensato che sarebbe davvero arrivata una pandemia?”. Una domanda che apre agli scenari complessi dopo il coronavirus, quella che pone il responsabile della società con sede legale in Alto Adige e filiali in nove città italiane, uno dei primi dieci operatori nel mercato italiano con 130 collaboratori e un giro d’affari di 12 milioni di euro. Per il capitano d’azienda, laureato a Milano in diritto finanziario assicurativo e un’esperienza ai Lloyd’s di Londra, alla guida dal 2008 dell’azienda avviata dal padre Marco e che nel 2016 ha traghettato nel processo di fusione e allargamento con altre realtà di settore, c’è un incarico in più: è stato appena nominato presidente regionale della sezione giovani di Confindustria del Trentino Alto Adige, assieme alla trentina Martina Togn, del gruppo Gaierhof (vini e spumanti), nel ruolo di vice.
I rischi si possono gestire o mitigare. L’importante è immaginare quelli del futuro. Chi ha previsto davvero la pandemia?
salto.bz: Gianluca Melani, innanzitutto qualche informazione su Wide Group. A Bolzano avete solo la sede legale oppure la presenza è più corposa?
Gianluca Melani: La sede legale, a Bolzano, è la nostra sede principale, siamo infatti radicati nel nostro territorio. Riguardo al gruppo, nasce nel 2016 dall'unione di diverse fusioni di realtà del nord Italia e oggi vantiamo nove sedi in Italia. Siamo uno dei primi 10 operatori nazionali di brokeraggio assicurativo e intermediamo circa 100 milioni euro di premi assicurativi, grazie ai nostri 130 collaboratori sul territorio.
Il giro d’affari a quanto ammonta?
Attorno ai 12 milioni euro. Posso dire che quello che ci contraddistingue è una spiccata capacità tecnologica e di innovazione, questi sono i driver che ci stanno portando ad una crescita importante.
I consigli direttivi “young” di Confindustria Trento e Assoimprenditori Alto Adige, riuniti online, l’hanno eletta all’unanimità. Come ha accolto la nomina?
Sono certamente molto soddisfatto, onorato e orgoglioso di rappresentare i giovani imprenditori del Trentino Alto Adige. La nostra è una terra d’impresa e di grandi capacità di innovazione e sviluppo. Inoltre, le generazioni più giovani sono molto attive e molto presenti nell’innovazione e nello sviluppo.
Il tessuto produttivo del nostro territorio ha saputo riconvertirsi nell’emergenza. Non è stata certo un’occasione di profitto
Quali sono gli obiettivi comuni delle nuove leve imprenditoriali fra Alto Adige e Trentino?
Gli obiettivi sono molteplici. Da parte dei nuovi vertici si parte dal ruolo di rappresentanza, sia nei confronti del comitato centrale nazionale a Roma di Confindustria, dove mi recherò una volta al mese per capire le indicazioni e direttive, sia a livello regionale con il ruolo di coordinamento e coesione su dei temi che interessano le parti in causa. Gli ambiti sono di natura politica, economica, fiscale, ancora accesso al credito, la facilità d’impresa, il tema sempre attuale della sburocratizzazione della macchina pubblica. Tematiche conosciute ma che i giovani riescono a vedere in chiave più innovativa.
Come imprenditore che impatto ha avvertito riguardo alla crisi economica provocata dalla pandemia di coronavirus?
A livello di Wide Group non abbiamo subito ancora alcun tipo di impatto, visto che siamo anticiclici e semmai sentiremo gli effetti fra un semestre, verso dicembre. Detto questo, la ripartenza in atto è fondamentale. Per quanto ci riguarda siamo tutti concentrati a dare supporto ai nostri clienti, ad esempio su tematiche del rischio e della continuità aziendale che non sono di facile gestione.
E a livello di categoria?
Ho notato la grande capacità del tessuto imprenditoriale locale di riconvertire la produzione in funzione della situazione di crisi. Di questo dobbiamo essere orgogliosi come industriali. Le imprese che sono riuscite ad essere flessibili hanno saputo fornire un supporto alla collettività, non producendo profitto dato che ci sono state solo perdite, ma assicurando un aiuto orientato all’emergenza in linea con il ruolo economico e sociale dell’imprenditore. Chi invece non poteva riconvertirsi per motivi strutturali ha prestato attenzione comunque ai propri dipendenti. Molte imprese hanno promosso sportelli di assistenza ai lavoratori, hanno integrato la cassa integrazione oppure fornito dispositivi di protezione personale alle famiglie.
Ora serve la riapertura dei confini, per il turismo e l’export. Corridoi pensati da Austria e Germania che escludano l’Italia sono inaccettabili, serve spirito europeo
I confini aperti servono anche all’export altoatesino, corretto?
Naturalmente, l’export è un elemento fondamentale. Abbiamo bisogno di accordi reciproci fra Stati per far sì che tutto il mercato riprenda nel più breve tempo possibile e che anche i consumi inizino a ripartire.
Ha un suggerimento concreto per facilitare la vita quotidiana degli imprenditori da inviare ai decisori politici a Trento e Bolzano?
In questo periodo internamente ci siamo occupati molto attraverso webinar e sessioni formative di alcune tematiche attuali, per mettere a fattore comune le migliori pratiche delle aziende. Risorse umane, continuità del business, gestione del rischio collegato all’attività imprenditoriale sono alcuni temi chiave e continueremo a confrontarci sia al nostro interno che con le istituzioni.
Quali minacce arriveranno in futuro? Come le gestiremo? Cyber security, nuove pandemie, i temi non mancano. E le catene del valore globali sono una cosa sola
I rischi, per un broker assicurativo, sono merce quotidiana?
Per tutti gli imprenditori i rischi sono qualcosa di cui tenere conto, ma possono essere gestiti. Alcune minacce vanno maneggiate, altre mitigate, altre ancora trasferite. La sfida è immaginarle, capire quali saranno i pericoli del futuro. Chi avrebbe immaginato che sarebbe arrivata davvero un’epidemia globale?
Cosa dobbiamo temere ancora?
I rischi del futuro sono svariati, si parla di cyber security, di minacce sanitarie, ma va compreso che gli avvenimenti che accadono in un territorio hanno effetti globali. Lo abbiamo visto: ciò che è successo in Cina ha avuto impatti sulle produzioni in tutto il mondo, dato che le supply chain - l’automotive è un esempio - sono strettamente interconnesse.