Politics | Il commento

CasaBaur

Clamoroso a Bolzano: il vicesindaco SVP pensa di scrollarsi di dosso l'epoca delle ideologie sdoganando i peggiori fautori del nazionalismo italiano.

La notizia del giorno – La Svp apre a CasaPound – si potrebbe chiosare anche solo con un gioco di parole: nel panorama politico bolzanino ha fatto dunque la sua comparsa un nuovo ircocervo, denominato SVPound. Si tratterebbe di un cartello finalmente post-ideologico, post-etnico e tutto sommato anche post-buonsenso. Quello di cui la città avrebbe bisogno (sempre secondo l'ideatore dell'esperimento) per mandare in soffitta 100 anni di guerra fredda (e in alcuni frangenti anche calda) tra i gruppi linguistici e ripartire fingendo che l'approfondimento della storia, compreso il decrepito anti-fascismo, sia un optional da professoroni o patrioti ingialliti.

Alcuni giorni fa, anche se solo per scherzo, avevamo fatto una proposta alla costituenda giunta targata SVP-PD (i Verdi erano ancora in sala d'attesa). Perché non dare ai fascisti del terzo millennio un assessorato al decoro, ottimizzando lo straordinario impulso ecologico che li contraddistingue e depotenziando in questo modo il loro appeal di forza anti-sistema? Una boutade, evidentemente, dalla quale non speravamo certo nascesse una reale ispirazione. Ma di questi tempi a scherzare non si viene capiti (o meglio: c'è chi non può permetterselo, mentre altri, i soliti, entrano ed escono dal guardaroba ora in camicia nera, ora sfoggiandone una hawaiana).

Intendiamoci, quando Christoph Baur afferma di “non vedere ostacoli a un dialogo con CasaPound caso per caso” cerca di riproporre, spostandosi un po' più a destra, oltre cioè i bastioni di Tagnin, un ragionamento non completamente sballato. E' infatti vero che l'emarginazione costante di forze regressive ma appoggiate dalla popolazione rischia di legittimarne ancora di più il consenso, quindi di estremizzarlo, e che una ricetta omeopatica, in questo senso, potrebbe contribuire persino a trarre l'utile dal poco dilettevole. Però pensiamo anche che dovrebbe esserci un limite a tutto. Non vorremmo insomma che il prossimo 29 luglio, data di nascita del Duce, l'ottimo e pacatissimo avvocato ex-LC (passato che ormai assomiglia sempre di più a una leggenda metropolitana) scendesse in pellegrinaggio a Predappio cantando a squarciagola “Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza!”.

Ovviamente stiamo esagerando. La SVP è sempre stata maestra nell'orchestrare la propria strategia a fisarmonica (aprendo e chiudendo quando le pare opportuno farlo il rubinetto delle proprie proposte) e già udiamo levarsi distinguo riparatori e smentite che correggeranno il tiro. Per quanto riguarda i “bravi ragazzi” di CasaPound, invece, qualcuno di loro ha intanto opportunamente precisato che si caleranno i pantaloni solo per sfilarsi la cinghia e vibrare la solita mattanza: Ipsa olera olla legit.

Resta, a questo punto, solo una bava di tristezza a colare dalla nostra bocca rappresa in sbalordita smorfia. Ma provare, per una volta, a fare politica sul serio, evitando di appaltare la manovalanza necessaria per ripulire la cucina a chi finora non ha fatto altro che sputare nei piatti? Ha scritto Luigi Manconi (anche lui ex-LC come Baur) in un volume la cui lettura è davvero indispensabile per tutti coloro, e paiono tanti, che hanno smarrito l'orientamento: “Dunque manca questo, alla politica: la capacità di trovare il fondamento della propria azione nella concreta e materiale condizione dei più vulnerabili”. Per quelli di CasaPound, è noto, i confini della vulnerabilità sono fissati come colonne d'Ercole intorno al perimetro nazionalistico dell'italianità, sottolineata in modo patetico e aggressivo ogni volta che si muovono. Rivolgersi a loro in nome della fine delle ideologie sarebbe come infilare una mano dentro una vasca di piranha sperando che ci  vengano limate solo le unghie.   

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Massimo Mollica Mon, 06/20/2016 - 22:57

Lettura errata,dettata da una visone anacronistica del mondo, di una posizione da statista del signor Baur (posizione personale che non rappresenta la SVP). Il quale di certo non rinnega la sua natura antifascista ma semmai la esalta anteponendo le proprie ragioni e idee alla paura del "uomo nero". Casapound si rifà a un pensiero aberrante legato al periodo più nero d' Italia.(io sono antifascista nel DNA) Il punto è che le persone che lo compongono non sanno minimamente cosa tale periodo ha comportato. Non sanno cosa significhi perdere tutti i propri averi e venire spediti in un campo di concentramento. O essere costretti a cambiare il proprio cognome e cancellare le proprie origini. Si sono formati sostanzialmente in una sorta di bar spinte da un vuoto culturale e in parte esistenziale. C'è chi riempie tale vuoto andando alla stadio, chi si droga e chi gioca a fare il fascio. E ripeto, si rifanno al periodo più aberrante d' Italia. Il punto è che tale posizione la si affronta proprio con il confronto. Idee e cultura vs il nulla. Baur non ha paura di affrontare alcuno e giustamente ritiene che il confronto civile e democratico non possa che giovare alla sua causa, che è poi la causa della comunità. Anche perché il gioco è bello perché dura poco e bullarsi di essere alternativi dialogando con il sistema è impossibile. Baur però va oltre, e intravede un disagio reale di chi vota questo movimento e non intende ignorarlo (il disagio, non il movimento). Anche perché è chiaro che raccogliere siringhe o sistemare un cimitero non è politica ma semplice amministrazione. E in effetti c'è bisogno estremo di politica. Che, intendiamoci, manca pure nella cosiddetta "sinistra pura". Incartata a sognare un nuovo Zapatero e immolata in difesa di parchi ignorati per anni e contro il "dilagante" liberismo alla Benko.

Mon, 06/20/2016 - 22:57 Permalink