Microplastiche: una nuova emergenza?
Tanja Mimmo, professoressa e ricercatrice afferente al gruppo di chimica agraria in Unibz e direttrice del Centro di Competenza per la Salute delle Piante, ha recentemente pubblicato uno studio sulle microplastiche e gli effetti che queste hanno nella rizosfera, ovvero la porzione di suolo prossima alle radici delle piante. A partecipare al lavoro anche l’Università di Torino, Milano, di Toledo, di Bari, Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e Innsbruck.
salto.bz: Professoressa Mimmo, sentiamo parlare sempre più spesso di microplastiche, perché è importante parlane?
Professoressa Mimmo: Da diversi anni sentiamo parlare di microplastiche negli oceani, ma, ad oggi, queste sono molto più presenti sul suolo. Si parla di un massimo di 430 mila tonnellate di microplastiche presenti nel suolo e fino a 236 mila tonnellate presenti negli oceani e nelle acque superficiali. Ciò che sta proprio sotto i nostri piedi non lo vediamo e, nella nostra testa, ciò che non vediamo non ci preoccupa. Eppure c’è e le sue conseguenze non sono affatto incoraggianti. Il numero degli studi per capire gli effetti sui microrganismi e anche su animali e piante sta aumentando sempre di più negli ultimi anni, in particolare in Cina dove si è assistito a un boom di pubblicazioni scientifiche in merito alla tematica. La microplastica è un inquinante, è giusto che se ne parli e che a questa si riservi una particolare attenzione.
Ma da dove provengono tutte queste microplastiche?
Le fonti sono diverse: alcune microplastiche provengono dalle deposizioni atmosferiche, ma la maggior parte arriva dai fertilizzanti rivestiti di polimeri non biodegradabili, acque reflue utilizzate per l’irrigazione, teli di pacciamatura e, soprattutto, da fanghi di depurazione usati come fertilizzanti. Tanti residui, inoltre, vengono abbandonati, si degradano, diventano sempre più piccoli e rimangono nel suolo.
Anche i tappi delle bottigliette di plastica dispersi nell’ambiente?
I tappi impiegano molto tempo nel passaggio da macro- a micro-plastica. Qui parliamo di frammenti piccoli ( 5 mm) che hanno la possibilità di diventare ancora più piccoli fino a raggiungere le dimensioni di nanometri e quindi essere classificate come nano-plastiche.
Quali sono gli effetti delle microplastiche nel mondo dell’agricoltura? In che modo influiscono nell’ambiente?
Magari non ci si pensa, ma le microplastiche hanno forti effetti anche sulle caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche del suolo e, quindi, ad esempio anche sulla sua capacità di trattenere l’acqua. Dobbiamo pensare al suolo come un insieme complesso di materiale organico e inorganico che è fonte di nutrienti e acqua per le piante e gli organismi presenti. Nel momento in cui viene introdotto un inquinante, l’equilibrio - chiamiamolo così - “naturale” viene a mancare. In più, queste microplastiche si muovono all'interno del suolo per mezzo del movimento dell'acqua ma anche mediante i piccoli animali che vivono nel suolo stesso. Recentemente è stato scoperto che le microplastiche possono essere anche assorbite dalle piante, penetrare nelle radici ed essere traslocate nelle parti commestibili della pianta stessa. Potenzialmente, quindi, anche quello che finisce sulle nostre tavole, ad esempio la frutta, potrebbe contenere tracce di microplastiche.
Come si può agire per evitare questi effetti?
Sicuramente riducendo l'utilizzo della plastica, ma soprattutto quello dei prodotti come fertilizzanti rivestiti di polimeri non biodegradabili, acque di irrigazione e fanghi di depurazione pretrattati. Un’idea potrebbe essere anche quella di inserire nuovi filtri negli impianti di depurazione. Nella trasmissione REPORT, di qualche anno fa, hanno mostrato come durante il lavaggio dei nostri indumenti sintetici si verifichi un rilascio delle fibre e le nostre lavatrici, non avendo filtri, scarichino tutto direttamente ai centri di depurazione. C’è quindi da lavorare per limitare il problema a monte.
D’altra parte, noi - come singoli cittadini - dovremmo impegnarci a ridurre l’uso della plastica e non disperderla nell’ambiente.
A livello politico, economico e sanitario abbiamo attraversato una grande emergenza, quella dettata dal Covid-19; ora rischiamo un’emergenza ambientale causata dalla siccità. C’è il rischio che anche le microplastiche diventino una vera e propria emergenza?
Forse, per le microplastiche in sé, no; ma il suolo è diventato un argomento di discussione. Anche l’Europa con la Mission Soil e “A Soil Deal for Europe” sta promuovendo iniziative di ricerca ed innovazione per proteggere e ripristinare il suolo, una risorsa non rinnovabile da tutelare, in grado di fornire servizi ecosistemici essenziali come la fornitura di cibo, sostenere la biodiversità, immagazzinare e regolare il flusso di acqua o mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
Die Natur nimmt seit dem
Die Natur nimmt seit dem Plastikzeitalter und der Verschwendung von fossilen Brennstoffen, nicht mehr Alles zurück.
Die Menschheit hat die Wahl:
ob sie sich selber abzuschaffen gedenkt
oder ob sie vernünftiger zu leben gedenkt.
Die Erde ist über 4,5 Mio. Jahre ohne Menscheit zurecht gekommen.
Der Wirklichkeit gerecht und
Der Wirklichkeit gerecht und den Verursachern zugeordnet (wikipedia):
Nach einer Studie der IUCN von 2017 werden nur zwei Prozent des als solches in die Ozeane eingetragenen Mikroplastiks durch Aktivitäten auf See verursacht, der überwiegende Teil (98 %) durch Aktivitäten an Land. Der größte Teil dieser Partikel stammt aus dem
- Waschen von synthetischen Textilien (35 %) und aus dem
- Abrieb von Reifen von Kraftfahrzeugen (28 %). Weiterhin folgen
- Feinstaub aus Städten (24 %),
- Abtrag von Straßenmarkierungen (7 %),
- Reste aus Schiffsbeschichtungen (3,7 %),
- Rückstände aus Kosmetikprodukten (2 %) sowie
- Plastikpellets (0,3 %).
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Also Autoreifen, Textilien, Städte, Kosmetika...