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La fame non fa ferie e nemmeno la guerra

La Caritas rilancia la campagna contro l’insicurezza alimentare. Il missionario comboniano Tonino Pasolini: “Le cause della fame sono le guerre che armiamo e sosteniamo”

Il 25 settembre 2015 i governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite hanno sottoscritto l'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile approvata dall’Assemblea Generale, impegnandosi al raggiungimento dei 17 obiettivi in ambito ambientale, economico, sociale e istituzionale entro il 2030.

Tra i più ambiziosi, quello di garantire sicurezza alimentare, eliminando la povertà estrema per tutte le persone in tutto il mondo.

Mancano solo sette anni al 2030, ma la distanza per centrare molti, se non tutti, i Target previsti, anziché diminuire continua ad aumentare, soprattutto per quanto riguarda il contrasto alla fame nel mondo. Ad ammetterlo sono le stesse Nazioni Unite con la pubblicazione del rapporto “The State of Food Security and Nutrition in the World”, redatto da Fao, Ifad, Unicef, Wfp e Oms.

I numeri dimostrano un quadro sempre più allarmante. Sono oltre 828 milioni le persone nel mondo colpite dalla fame, a cui si aggiungono 345 milioni le persone che vivono in condizioni di insicurezza alimentare, praticamente raddoppiate in soli tre anni. Ad aumentare, soprattutto nel continente africano, è anche il divario di genere: il 60% delle persone costrette alla fame sono donne e bambine. Cifre ribadite oggi, 20 luglio, anche dalla Caritas altoatesina, che torna a lanciare la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi “La fame non va in ferie”.

"In molte zone dell’Africa consistenti perdite nei raccolti, siccità prolungate, cambiamenti climatici e generi alimentari sempre più costosi, aggravano la situazione e spingono un numero crescente di persone nella povertà estrema –  sottolinea la direttrice della Caritas Beatrix Mairhofer –. Milioni di madri assistono impotenti al progressivo indebolimento dei propri figli causato dall’assenza di importanti sostanze nutritive. Spesso anche le sorelle maggiori riducono i propri pasti affinché i più piccoli abbiano qualcosa da mangiare. Le conseguenze della fame infatti sono particolarmente gravi in tenera età: causano ritardi nello sviluppo fisico e cognitivo che restano per tutta la vita”.

“Eppure – ribadisce Sandra D’Onofrio, responsabile della Cooperazione internazionale della Caritas –. nonostante siano le donne ad avere la responsabilità dell’intera famiglia, spesso hanno meno accesso alle risorse e quindi minori opportunità”.

I cartelli che reggevano i giovani di Young Caritas che dal problema della fame si innescano numerosi e tragiche reazioni a catena: matrimoni precoci, mancanza di opportunità scolastiche e professionali che a loro volta compromettono, soprattutto per le donne, la possibilità di costruirsi fonti di sostentamento autonome. “Per questo motivo – prosegue D’Onofrio – investiamo in progetti che sostengono le donne, anche sfidando la contrarietà della società. Questo perché sappiamo che quando diamo un aiuto a una donna lei lo investirà per tutta la famiglia e l’intera comunità”.

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I giovani di Young Caritas: Dal problema della fame si innescano numerosi e tragiche reazioni a catena

 

Attualmente, la Caritas è presente in diversi Paesi come Etiopia, Eritrea, Kenya, Mozambico, Uganda, Senegal, Madagascar e Repubblica Democratica del Congo.

Qui, l’associazione cattolica porta avanti programmi di formazione rivolti soprattutto a ragazze e madri adolescenti supportando anche nell’avvio di attività micro imprenditoriali al fine di garantire alle donne e una fonte di sostentamento, che ricade anche su bambine e bambini.

“Questi percorsi di formazione allargano le opportunità lavorative delle giovani donne e promuovono uno sviluppo rispettoso del clima – riferisce Marion Rottensteiner, che segue i progetti di cooperazione della Caritas. È importante aiutare anche le famiglie che vivono di agricoltura di sussistenza, costrette a fronteggiare siccità prolungate e piogge improvvise. Forniamo gratuitamente vari tipi di sementi affinché possano coltivare l’essenziale per la sopravvivenza”.

Durante la conferenza stampa è intervenuto anche Pater Tonino Pasolini, missionario comboniano che lavora in Uganda dal 1966.

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Pater Tonino Pasolini, missionario comboniano che lavora da decenni in Uganda: "Una delle cause principali della fame sono le guerre che continuiamo a sostenere"

 

"L'Uganda ospita 4 milioni di rifugiati, un numero enorme proviene dal Sud Sudan. Sono persone che arrivano dopo giorni interi di cammino e la maggior parte sono donne e bambini. Senza aiuto sarebbero morti subito – è la testimonianza del religioso –. Da 20 anni abbiamo dato vita a una radio stazione fm voluta dalla gente e attraverso questa raggiungiamo oltre 10 milioni di abitanti, in 6 lingue locali, per aprirne la mentalità. È importante che i media parlino di queste cose, della gente che soffre, della gente che ha perso tutto. Noi siamo riusciti a cambiare la mentalità della popolazione, hanno imparato ad accettare le persone in fuga e condividere con loro un po' di terra e il modo di vivere. È così che nasce il rispetto verso le altre culture, verso altri fratelli e sorelle che hanno perso tutto. Se questo viene a mancare, cade tutto. Ci odiamo e iniziamo le guerre, che restano una delle ragioni principali della fame nel mondo. Ma la colpa non è di chi queste guerre le fa, ma di chi produce e vende le armi, come Italia, Russia, Cina e Stati Uniti. Sono guerre - conclude il missionario - che continuano ad essere sostenute da noi e questo non dobbiamo mai dimenticarlo”.