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Visita al Monumento alla Vittoria

Chi viene a Bolzano per la prima volta in genere non sa che si tratta di una città divisa a metà. Ma a spiegarglielo non ci si mette molto.

Stasera abbiamo accompagnato G. a vedere il Monumento alla Vittoria. G. è di Roma, non era mai venuta a Bolzano e si è molto sorpresa quando le abbiamo detto, mentre cenavamo in un ristorante del centro, che Bolzano è una città divisa a metà. “In che senso è divisa a metà?”, ci ha chiesto. E allora abbiamo pensato che fosse utile almeno mostrarle il taglio che divide Bolzano a metà, la cicatrice dalla quale sgorga ancora la sua storia divisa. Il Monumento alla Vittoria, per l’appunto.

Siamo arrivati sotto al Monumento percorrendo quasi tutta la città “tedesca”, quindi i portici e via Museo. Per strada c’era pochissima gente. Poi abbiamo passato il ponte (il Monumento era già ovviamente in vista, G. ha detto “ma sembra un cimitero…”) e ci siamo posizionati vicino alle cosiddette “targhe esplicative”. Scritte in quattro lingue, abbiamo spiegato a G. che ovviamente non le trovava per nulla “esplicative”, queste targhe sono state messe qui qualche anno fa (nel 2004) nel tentativo di placare una discussione infinita, che invece non si placò affatto, anzi riprese includendo persino le targhe. Per alcuni il testo era troppo laconico e non spiegava nulla. Inoltre, così dicevano sempre questi, le targhe erano piccole e, posizionate troppo lontano dal Monumento, nessuno le avrebbe lette. Loro avrebbero voluto farle molto più grandi e appiccicarle sul Monumento, per oscurarlo. Per altri il testo era invece già fin troppo lungo, diceva insomma più di quel che si doveva dire, e poi comunque erano troppo vicine. Loro, quelle targhe, le avrebbero volute posizionare ancora più lontano, magari dentro un cespuglio dei Prati del Talvera, in modo che nessuno le potesse leggere. Poi abbiamo notato che su una di queste targhe, quella in tedesco, qualcuno aveva cancellato la scritta “Bozen” e col pennarello aveva scritto: ITALIA.

Ovviamente G. è rimasta sbalordita davanti al Monumento. “Mi ricorda Roma mia”, ha detto. Allora le abbiamo spiegato il significato della scritta, le abbiamo fatto notare le colonne littorie, le abbiamo ricordato la storia della sua edificazione e alla fine le abbiamo confidato che quel Monumento lì è un po’ come la porta per accedere all’altra Bolzano, quella “italiana”, quella nella quale non va nessun turista perché non c’è nulla da vedere, e per questo si poteva dire che Bolzano fosse una città divisa.

Abbiamo raccontato a G. anche del piccolo museo che sta sotto al Monumento. Quanto è stato difficile accordarsi su un intervento di quel genere e quanto sono stati abili i progettisti, i quali senza anticipare niente hanno lavorato e consegnato alla città il prodotto finito. Stasera purtroppo il led che di solito scorre sull’anello era spento, così l’effetto era nel complesso più modesto di quello che avevamo preannunciato. Ma G. era già soddisfatta così. Alla fine, siccome doveva prendere un treno alle dieci e mezzo, abbiamo voltato le spalle al Monumento e ci siamo incamminati di nuovo verso la città “tedesca”. Che nel frattempo era diventata ancora più vuota di prima.