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“Vogliamo andare oltre”

Un’intervista a sir Simon Rattle, che dirigerà i primi due concerti del Südtirol festival Merano.
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Foto: Monika Rittershaus

Ascoltare e veder dirigere sir Simon Rattle è una sorta di sortilegio, di alchimia non sono musicale che negli ultimi tre lustri e più è capitato in sorte quasi solo al pubblico dei Berliner Philarmoniker. Rattle li ha guidati per sedici anni, eletto prima a maggioranza e poi all’unanimità secondo il protocollo di autogestione della migliore orchestra del mondo. Oltre tutto, il direttore di Liverpool avrebbe preso il posto di Claudio Abbado.
Non stupisce per nulla, allora, che dei due concerti di sabato e domenica a Merano per il Suedtirol Festival diretto da Andreas Cappello si avverta l’arrivo nell’aria, come alla vigilia dell’atterraggio di una nave spaziale amica.
Abbiamo intervistato sir Simon Rattle, ma prima vediamo in quale contesto dirigerà i primi due concerti meranesi del 24 e del 25 agosto.
Sir Simon e Cappello (l’infaticabile molto competente presidente del Festival è Hermann Schnitzer) si conoscono da anni e hanno definito insieme, prima del Natale passato, un abbacinante e doppio omaggio a musicisti che hanno costruito, anticipandolo, il futuro del suono in Occidente. “La stessa cosa che cercheremo di fare la LSO (London Symphony Orchestra) ed io. Il Lavoro più esaltante nella musica classica di oggi è non accettare un limite a una eccellenza né al legame di una orchestra con la propria comunità”, dice sir Simon.

Rattle, appassionato di Haydn e meticoloso interprete di Brahms, inaugurerà il festival meranese alla guida della LSO inserendo fra la 86a e la 2a Sinfonia (rispettivamente di Haydn e Brahms) la “Young Person’s Guide to the Orchestra“ di Britten, rielaborando così un saggio su come funziona il “meccanismo” armonico di un’orchestra. Già la sera dopo, il 25 agosto (Kursaal, biglietti da 60 a 120 euro, previste riduzioni) affronterà la direzione del 500° concerto del Festival, dove combina la passione e l’estasi gioiosa delle “Danze slave” d Dvořák, con le armonie ammalianti della 2a Sinfonia di Rachmaninov.

salto.bz: Sir Simon, lei dirigerà la London Symphony Orchestra, che ha ritrovato tornando a Londra da Berlino. Come va con la LSO?

Sir Simon Rattle: Benissimo. La LSO è una orchestra che non accetta un limite massimo di eccellenza o un limite massimo a quanto può fare per il suo pubblico. Lo vuol sapere? Mi sento già elettrizzato nel lavorare con i componenti dell’orchestra.

Per guardare sempre in avanti?

Ha detto perfettamente. LSO ed io vogliamo andare oltre, esplorare ancora. E puntiamo ad esplorare, ad esempio, i capolavori musicali che furono scritti dopo la Seconda guerra mondiale.

E la musica cosiddetta folklorica, popolare?

Altro terreno di studio e di ri-scoperta per noi. Partendo da autori che da quel genere musicale furono decisamente influenzati. Penso a Dvorak che, pure, eseguiremo anche a Merano. E poi ancora ai giganti della musica britannica del Ventesimo secolo. Se pensiamo infatti a Britten, è infatti inevitabile pensare al ruolo che la musica può esercitare nella cura di una nazione.

 

Per non dire di Haydn, Maestro Simon…

Ah, se dovessi dirigere un solo compositore per il resto della mia vita, ebbene sarebbe Haydn. Il più grande e sottovalutato autore di musica che esista. E che ci restituisce assolutamente tutto quello di cui abbiamo bisogno in termini di intelligenza, spirito, humour, profondità e passione.

Tutto questo le è stato possibile a Berlino con la sua prestigiosa orchestra?

Posso solo dirle che la cosa più bella e provare ad entrare nelle opere che sono al di fuori dei sentieri battuti da tutti. Il nostro pubblico, della LSO e mio, a Londra sembra essere pronto al cambiamento. Un impegno entusiasmante che coinvolge anche la prestigiosa manifestazione meranese.