Un ‘tagliando’ per l’ascensore sociale
Chiamatelo progresso. Ormai è appurato un dato di fatto: i giovani oggi tendenzialmente non riescono più a raggiungere i livelli di reddito dei loro genitori. E quindi il cosiddetto ascensore sociale ovvero la possibilità di scalare la classe socioeconomica di provenienza diviene sempre più una chimera.
Da anni i benefici dell’attuale società, pur più fluida e aperta, non si ripercuotono dunque più sulle giovani generazioni, che risultano essere le più svantaggiate dal mercato del lavoro. Questo anche magari a fronte di un forte investimento da parte dei giovani stessi in formazione e quindi nel ’capitale umano’. Ed innescando anche un pericoloso circolo vizioso che per così dire e in definitiva tende a scoraggiare il proseguimento dei percorsi formativi.
Questi i paradosso con i quale oggi hanno scelto di confrontarsi i partecipanti ad un convegno organizzato a Bolzano dall’Istituto per la promozione dei lavoratori (AFI-IPL).
L’incontro tra gli operatori del settore ha consentito di individuare nelle pari opportunità nell’accesso al lavoro, politiche sociali adeguate ed un mercato del lavoro regolato gli elementi attraverso i quali può essere svolta la manutenzione straordinaria per il cosiddetto ‘ascensore sociale’.
A questo proposito il presidente di AFI-IPL Toni Serafini, in apertura di convegno, ha lamentato il fatto che la mobilità sociale sia “un tema piuttosto dibattuto in Europa ma molto meno in Italia ed addirittura per nulla in Alto Adige”. Per Serafini è importante che l’ascensore sociale possa ripartire, perché elemento fondamentale “per le pari opportunità e la giustizia sociale”.
Al presidente AFI-IPL ha fatto eco il coordinatore del convegno Luca Frigo, affermando che approfondire il tema della mobilità sociale “permette anche di comprendere meglio le disuguaglianze sociali presenti nel territorio”.
Il tema è stato quindi approfondito da una serie di esperti ospiti.
La professoressa Stefania Scherzer dell’Università di Trento ha inquadrato come si posiziona l’Italia rispetto al resto d’Europa in tema di mobilità sociale. Individuando criticità soprattutto nell’accesso all’istruzione e nella fluidità sociale legata alle chance di carriera nel mondo del lavoro. Scherzer ha anche rilevato come “le disuguaglianze talvolta possano essere promosse da sistemi educativi rigidi e meccanismi propri al mercato del lavoro”.
A certificare le difficoltà delle più giovani generazioni in questo senso è quindi giunto l’intervento del professor Antonio Schizzerotto, anche lui dell’Università di Trento. Che ha lanciato un vero e proprio allarme, affermando che “i giovani e le giovani d’oggi hanno molte minori probabilità di raggiungere le classi medie e superiori non solo di quante ne avessero i loro padri e le loro madri, ma anche di quelle conosciute dalle loro sorelle e dai loro fratelli maggiori”.
A seguire Franco Russo del Servizio provinciale di valutazione per l’istruzione e la formazione di lingua italiana e la direttrice della Ripartizione Diritto allo studio della Provincia di Bolzano Rolanda Tschugguel hanno da un lato confermato come e quanto lo status socio-economico e culturale degli alunni possa influenzare la loro carriera scolastica e dall’altro indicato quello che la Provincia mette in atto per mitigare i condizionamenti di ordine economico e sociale che spesso pregiudicano l’uguaglianza di opportunità educative.
In particolare Tschugguel ha segnalato l’importanza dell’orientamento scolastico e professionale che favorisce la conoscenza dei profili professionali e del mercato del lavoro qualificato, contribuendo alla scelta consapevole della scuola superiore o professionale dopo la frequenza della scuola dell’obbligo.