“Ma quale atto di prostrazione”
La visita del ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, a Bolzano, lo scorso sabato, 18 gennaio, ha creato un certo (persistente) clamore. In primis a livello istituzionale, dopo l’annuncio da parte del ministro stesso di voler ridiscutere gli accordi finanziari tra Stato e Provincia - e nello specifico il patto di garanzia firmato con l’allora premier Renzi nel 2014 - con conseguente altolà del presidente Arno Kompatscher che ha ricordato come nessuna modifica unilaterale possa essere contemplata. Movimenti tellurici si sono avvertiti però anche nel Pd e in questo caso, pomo della discordia, è la Commissione dei Sei appena ratificata.
salto.bz: Senatore Bressa, già presidente della Commissione dei Sei, il suo partito, il Pd, è fuori dall’organo paritetico. Il ministro per gli Affari regionali ha dichiarato al quotidiano Alto Adige, difendendo la scelta delle nomine tecniche, che la Commissione non deve essere politicizzata, lei che ne dice?
Gianclaudio Bressa: Non sono dello stesso parere. Siamo d’accordo che la Commissione dei Sei non è un organismo politico, si occupa di elaborare norme che non sono astratte ma che si calano in un contesto politico, per cui il fatto che tra i componenti ci sia una sensibilità politica è un elemento importante tanto quanto la conoscenza della tecnica giuridica e del diritto.
Il Pd locale aveva di fatto proposto, senza successo, al ministro due nomi dem per la Commissione, quello di Sandro Repetto e di Mauro De Pascalis.
Non so quale sia stata la logica che il ministro abbia seguito, del resto le nomine spettano a lui e la cosa è indiscutibile. Dopodiché credo che la presenza all’interno della Commissione di persone che siano tecnicamente all’altezza e che al contempo conoscano la realtà locale e la delicatezza dei passaggi che le norme di attuazione richiedono costituisca un valore, non il suo contrario.
Non c’è stato alcun atto di prostrazione, sono schiocchezze, queste. Stimo il ministro Boccia e ho rapporti cordiali con lui, ci conosciamo da tanti anni, ma questo non significa certo che debba essere d’accordo con tutto quello che dice
Poste le rassicurazioni del ministro in merito, c’è anche chi, riguardo alle nomine, ha parlato di un indebolimento della parte italiana con uno sbilanciamento verso la Svp, la sua opinione?
La Commissione dei Sei non è una commissione etnica, ma paritetica. Esprime rappresentanze nazionali e locali ma non c’è nessuna prevalenza etnico-linguistica, e sta alla sensibilità di chi fa le nomine garantire che queste sensibilità siano rispettate.
Due affermazioni significative sono state pronunciate dal ministro Boccia: “Non ci sarà mai più un candidato catapultato da Roma” e occorreva “evitare di prostrarsi alle candidature calate dall’alto”, si sente tirato in causa?
Sono residente in Alto Adige dal 2001, non ho perciò problemi a giustificare la mia presenza sul territorio. Ho trasferito la residenza la prima volta che sono stato eletto a Bolzano. E non c’è stato alcun atto di prostrazione, sono schiocchezze, queste, le candidature vengono decise dalla direzione nazionale del Pd a Roma dove Bolzano vale per Bolzano. Stimo il ministro Boccia e ho rapporti cordiali con lui, ci conosciamo da tanti anni, ma questo non significa certo che debba essere d’accordo con tutto quello che dice.
Ma il Pd oggi avrebbe un tasso di credibilità maggiore se non si fosse ricorso a quel modus operandi, dice ancora il ministro.
Anche questa è una sciocchezza. Credibilità maggiore rispetto a cosa? Non mi pare che ci siano termini di paragone plausibili per dire che la rappresentanza di Bolzano sarebbe stata migliore o peggiore, oggi. Sono solo astrazioni, queste. Risiedo a Bolzano da vent’anni e da vent’anni mi occupo di questa provincia.
Ritengo imprudente immaginare di ridiscutere un accordo finanziario senza avere chiaro quale sia l’approdo
E dell’intenzione manifestata di rivedere gli accordi finanziari delle Province di Bolzano e Trento con lo Stato cosa ne pensa?
Questa mi pare proprio una cosa sbagliata. Per chi ha il compito di programmare e gestire un bilancio avere la certezza di poter fare affidamento su una previsione pluriennale è saliente, e questa prerogativa con l’accordo finanziario si è raggiunta. L’intenzione è sbagliata anche dal punto di vista tecnico, perché gli accordi sono definiti fino al 2022 e al loro interno ci sono dei termini di previsione per gli accordi futuri. Hanno vincoli di attualità pensati già da quando sono stati stipulati. Sono accordi nati peraltro anche con lo scopo di sanare fughe in avanti oppure omissioni compiute da precedenti governi. Ricordiamoci che una delle questioni fondamentali dell’autonomia speciale è il rapporto bilaterale, consensuale fra Stato e Provincia. Ritengo quantomeno imprudente immaginare di ridiscutere un accordo senza avere chiaro quale sia l’approdo. Continuando lungo questa direzione si ritorna alle origini dell’autonomia.
Senatore, sabato scorso non c’era al pranzo con Boccia, gli altri parlamentari e i componenti della Commissione dei Sei. È stato un caso o no?
Nessun “messaggio politico” nascosto, avevo semplicemente degli impegni familiari irrimandabili.
l'autonomia provinciale
l'autonomia provinciale richiede da parte del governo nazionale la presenza e l'impegno continuativo di persone che hanno una particolare esperienza e padronanza della questione, anche per i suoi riflessi e collegamenti internazionali. Il senatore Bressa per molto tempo ha assolto e assolve a questa delicata funzione in maniera più che soddisfacente. Dovrebbe bastare per rimanere al di sopra delle polemiche di giornata. o No ?