In casa

Il colpo di teatro messo a segno dagli scissionisti del Pd, finito anche sulle pagine nazionali, ha prevedibilmente avvelenato gli animi della maggioranza interna del partito. Particolarmente duro il segretario provinciale Alessandro Huber che parla di “tradimento scellerato”, di infamata a pochi giorni dalle elezioni, di egoismo e irresponsabilità, di una spaccatura che diventa un favore fatto alla destra. “Usano  - dice - una scusa nazionale per regolare cose da condominio e magari prepararsi alle prossime provinciali in autunno, con un partito loro”. E ancora: “Si lascino allora tutti gli incarichi ottenuti con i voti degli elettori e delle elettrici Pd”.

Huber insinua che alla base dello strappo non ci siano solo le candidature di Maria Elena Boschi e Gianclaudio Bressa, ma anche questioni di soldi e che dunque la grande fuga sia solo un pretesto per non pagare. “Bizzo e Franch devono 40mila euro al partito (32mila euro il presidente del consiglio provinciale e la parte restante l’assessora di Bolzano, ndr), e ora scappano?”. Ancora nessuna decisione definitiva in merito alla permanenza o meno nel partito è stata tuttavia presa da Bizzo, che all’Ansa dice di sentirsi “straziato” e di avere bisogno di qualche giorno per riflettere. Boschi, che ieri (21 febbraio) era di nuovo a Bolzano per incontrare i rappresentanti del terzo settore, ha dribblato le polemiche, mentre Bressa non le ha mandate a dire: “Gli argomenti utilizzati contro di me sono inesistenti, se la motivazione è che sono bellunese ricordo che è dal 2001 che vengo eletto in Alto Adige e che vi risiedo dal 2005”.

Fuori casa

Affilano le armi gli avversari politici. “I nodi sono venuti al pettine, la scissione del Pd di Bolzano è la diretta conseguenza delle candidature paracadutate di Boschi e Bressa. Le richieste del territorio sono state calpestate e questo è il risultato: chi di candidatura ferisce, di candidatura perisce”. attaccano Riccardo Fraccaro, capolista al proporzionale e candidato all'uninominale a Pergine (Camera) per il Movimento 5 Stelle, insieme ai candidati del collegio di Bolzano Filomena Nuzzo e Diego Nicolini. “Boschi - proseguono - non si degna nemmeno di partecipare ai dibattiti pubblici con gli altri candidati per esporre i diversi programmi ai cittadini. Evidentemente, la regina degli impresentabili preferisce sottrarsi al confronto con il M5S e al contatto con la realtà locale”.

E infine: “Nell’assordante silenzio dell’Svp e del governatore Kompatscher l’arroganza e la prepotenza del Pd nazionale stanno facendo terra bruciata. L’unico risultato ottenuto dalla Boschi è la spaccatura del partito: neppure i maggiori esponenti del Pd la sentono più di farne parte e anche i cittadini alle urne sceglieranno di partecipare al cambiamento”. 

La destra tedesca invece non si lascia sfuggire la ghiotta occasione di screditare la Volkspartei. “Questa frattura dimostra ancora una volta che il Pd, che fra l’altro in questi anni ha più volte lavorato contro gli interessi del Sudtirolo, non è un affidabile partner di coalizione e la lealtà incondizionata della Svp a questo ‘partito del caos’ dimostra di essere un grave errore, tale relazione di dipendenza dovrebbe concludersi qui”, attesta Sven Knoll (Südtiroler Freiheit). In sintonia Andreas Leiter Reber (Die Freiheitlichen) che insiste sull’opinabile scelta da parte della Svp di restare per anni alleata del Pd,  “un connubio sfortunato che potrebbe mettere a rischio la specialità del Sudtirolo e il futuro sviluppo dell’autogoverno”.