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E se favorissimo l’immigrazione?

Una tavola rotonda di Eurac mette in luce i problemi del pugno duro contro gli ingressi in Europa, che favoriscono la criminalità. Il ricercatore Achilli: “Solo se si aprono le frontiere si può sapere chi entra e chi esce”.
ufficio immigrazione
Foto: Polizia di Stato
  • L’immigrazione è oggi uno dei temi più dibattuti in Europa, tanto da influenzare l’agenda elettorale di paesi come la Germania. Sebbene il fenomeno sia evidente a tutti, le dinamiche che guidano le grandi rotte migratorie restano spesso poco chiare e soggette a strumentalizzazioni. Quando si parla di migrazione, si tende a considerare i gruppi criminali transnazionali – come quelli coinvolti nel traffico di esseri umani – esclusivamente come minacce o attori marginali, ma è davvero così? A dare una lettura diversa del fenomeno migratorio c’è Luigi Achilli ricercatore esperto in migrazione irregolare, intervenuto ieri (20 febbraio) alla conferenza L’altra faccia della governance: crimine e migrazione, organizzata da Eurac Research

     

    “Se si favorisse l’immigrazione regolare non saremmo invasi”

     

    Nel suo lavoro, Achilli ha analizzato il ruolo dei gruppi criminali transnazionali nella gestione della migrazione, evidenziando come questi prosperino proprio grazie all’illegalità in cui le persone migranti sono costrette a vivere. Il ricercatore ha spiegato che, in assenza di una legge europea che consenta l’ingresso regolare nel territorio dell’UE, l’unica possibilità di accesso rimane quella irregolare. Secondo Achilli, questa mancanza di alternative legali non fa che alimentare i circuiti illeciti e rafforzare i gruppi criminali transnazionali, che operano spesso indisturbati e, in alcuni casi, in accordo con gli Stati europei.

  • Le persone intervenute: (da sinistra) Luigi Achilli, Francesca de Angeli, Gina Quiroz e Marzia Bona Foto: SALTO
  • “In Libia – racconta Achilli – l’Unione Europea ha finanziato il governo locale per rafforzare i controlli migratori, ma questo ha indirettamente rafforzato le reti criminali che operano nella tratta di esseri umani. Le milizie libiche, che formalmente collaborano con le autorità per contrastare l’immigrazione irregolare, in realtà spesso gestiscono centri di detenzione per migranti, lucrando sulla loro prigionia e sfruttamento. Questo ha trasformato la politica di esternalizzazione dell’UE in un meccanismo che alimenta la violenza contro i migranti e la loro vulnerabilità”. L’esempio plastico citato dal ricercatore è il recente caso Almasri, il capo della polizia giudiziaria libica che era stato arrestato il 19 gennaio scorso dalla Digos di Torino su mandato della Corte penale internazionale (CPI) per crimini contro l’umanità, poi rilasciato e rimpatriato dal governo italiano con un volo di stato due giorni dopo. 

     

    “Se si aprono le frontiere si può sapere chi entra e chi esce”

     

    La soluzione alla proliferazione dei sistemi criminali di ingresso in Europa, secondo Achilli, è semplice ma tutt’altro che banale: “Più che concentrarsi sulla domanda di ingresso in Europa dobbiamo concentrarci sull’offerta, rafforzando i canali legali. Se si favorisse l’immigrazione non saremmo invasi, lo dimostrano diversi studi. Se si aprono le frontiere, si può controllare chi entra e chi esce; altrimenti, si perde il controllo e si lascia tutto in mano alla criminalità”. 

    L’illegalità dell’ingresso in Europa continua anche una volta arrivati in paesi come l’Italia e questo non fa altro che stimolare le reti criminali nostrane, che sfruttano la precarietà legale di queste persone a loro vantaggio. A spiegarlo è Francesca de Angeli, avvocata esperta di diritto dell’immigrazione ed ospite della conferenza, che ha raccontato della difficoltà di far ottenere un visto ai suoi clienti. “Mi interfaccio ogni giorno con persone che hanno subito violenze inaudite per arrivare in Italia e che si vedono vittimizzate una seconda volta da un diritto che non li facilita ma anzi li penalizza”, ha raccontato la legale. 

  • Foto: upi
  • Questo accresce il rischio che le persone migranti, respinte dal sistema di ingresso, per sopravvivere siano costrette a rimanere nell’illegalità. Lo ha raccontato Gina Quiroz, referente del progetto anti tratta “Alba” dell’associazione Volontarius. “Queste persone subiscono una violenza stratificata, vissuta nell’invisibilità, mentre sono continuamente vulnerabili a reti criminali che cercano di sfruttarle e trarne profitto. Incontriamo molte donne vittime di sfruttamento sessuale, così come persone transgender migranti, che vivono in una precarietà assoluta a causa delle difficoltà nell'accedere al sistema legale”. 

    Non aiuta ovviamente la “follia securitaria” in cui si è recentemente incappati anche in Alto Adige, spiega de Angeli. Nel 2024 le misure di allontanamento del Questore di Bolzano Paolo Sartori dal territorio nazionale hanno subito un incremento: le revoche dei permessi di soggiorno con intimazione a lasciare il paese sono salite da 128 a 137, mentre gli ordini del questore di allontanamento sono passati da 59 a 95. Le espulsioni con accompagnamento alla frontiera hanno registrato una forte crescita, da 2 a 14, così come gli ordini di trattenimento nei CPR finalizzati all’espulsione, che sono saliti da 47 a 78. Questi dati evidenziano un rafforzamento delle politiche di controllo dell’immigrazione nel 2024. 

     

    Nel 2024 c'è stato un rafforzamento delle politiche di controllo dell’immigrazione in Alto Adige

     

    Contemporaneamente si è registrato anche un aumento significativo dei cittadini extracomunitari regolari, passati da 55.796 nel 2023 a 60.775, con Albania, Marocco e Pakistan come principali paesi di origine. Anche i permessi di soggiorno rilasciati sono cresciuti del 20%, da 15.510 a 18.619 ma, spiega de Angeli, le tempistiche sono sempre lunghe e difficoltose; insomma, quello che sembra avvenga all’interno delle istituzioni è una sorta di “caos calmo”, di iperburocratizzazione che fa stagnare le storie di persone e famiglie.