Donne che non fanno spazio ad altre donne
Ecco spiegati i dati drammatici di openpolis che danno nessuna donna a governare città oltre i 300.000 abitanti.
Purtroppo una parte del mondo femminile -spesso formata da donne giovani- è convinta che basti essere capace per arrivare in cima, e fa sentire coloro che non ce l'hanno fatta inadeguate. Poi quando arriva un figlio si scopre l'effetto che fa. Meloni docet, e lei che fino a qualche settimana prima invocava la famiglia tradizionale, ha scoperto che la tradizione ti si può pure ritorcere contro.
Chi ce l'ha fatta ad occupare un posto di potere -ancora troppo poche- si "uomizza", si omologa all'ambiente e quindi entra in logiche tipicamente maschili che fanno della solidarietà di genere una questione da sbandierare solo se si deve solidarizzare con sè stesse.
Purtroppo anche a livello locale, non si ricordano donne in politica, con cariche importanti che si siano coltivate una delfina (di questi tempi nemmeno uomini, se è per questo), quindi mancano quelle che Marina Terragni definisce "donne che fanno spazio ad altre donne".
Probabilmente si tratta di un fattore antropologico che ancora ci portiamo dietro.
Mentre gli uomini fin dalla notte dei tempi, andavano a caccia insieme, con l'occhio fisso alla preda-obiettivo e da qui, dicono gli studiosi, hanno raffinato la loro intelligenza spaziale e la capacità di fare squadra, noi eravamo le leader di un piccolo gruppo, spesso si trattava di una leadership asimmetrica, perchè il piccolo gruppo era formato dai cuccioli cui prestavamo le cure. Da qui, Desmond Morris, antropologo che ha scritto l'Animale Donna (e anche l'Animale Uomo), sostiene che noi abbiamo raffinato l'intelligenza emotiva. Arrivando all'oggi, questa leadership di piccolo gruppo ci ha portato ad essere molto brave, empatiche, motivanti quando dobbiamo guidare un gruppo di lavoro, ma la nostra mania di controllo spesso distrugge il lavoro fatto e ci porta a non arrivare così in alto come dovremmo (Donna & Manager: un binomio per crescere di Nadio Delai).
A questo aggiungiamo i nostri storici ruoli da quello generativo, curativo a quello seduttivo andavano ricoperti solo privatamente. Ed oggi? Sono diventati pubblici, ma sono rimasti perlopiù sempre quelli nella rappresentazione dell'immagine della donna. E di certo il mostrarci sempre belle, mute e sorridenti mentre spazziamo e cuciniamo o circondate da nidiate di figlioli senza alcuna rappresentazione paterna al fianco, non aiuta a prendere coscienza della possibilità di ricoprire altri ruoli.
Fotografie dello status quo ne abbiamo a non finire, quante ne serviranno ancora per far muovere qualcosa? E soprattutto quando si capirà anche socialmente che a muoversi non possono essere più solo le donne?
Forse quando la situazione ci sarà ormai esplosa tra le mani. Siamo in termini di natalità al punto più basso dall'unità d'Italia. Le nostre figlie non fanno figli, da una parte perchè la disoccupazione femminile cresce e dall'altra perchè se vogliono costruirsi una carriera dopo avere studiato tanto, non hanno tempo di pensare ad accudire un bimbo o una bimba se mancano cronicamente servizi, e una cultura della condivisione del lavoro domestico.
Oggi le donne lavorano ogni giorno 40 minuti in più degli uomini, in casa, in condizione di parità di lavoro fuori casa. Le donne con background migratorio si adattano alla way of life del paese in cui risiedono e di figli ne fanno pochi pure loro e quindi a breve il nostro sistema pensionistico imploderà.
Se agli uomini e alle poche donne al potere, non interessa fare spazio ad altre donne, perchè temono di perdere il posto, dovrebbero quanto meno preoccuparsi di più del disastro imminente, che riguarderà anche loro.
Analisi molto corretta di
Analisi molto corretta di Nadia, che coglie la realtà delle donne nei suoi aspetti contraddittori. La solidarietà di genere in pratica esiste solo in misura limitata e le donne impegnate non sono predisposte in genere a coltivare la generazione di donne successiva alla loro, per garantire una continuità ed uno sviluppo del ruolo femminile nella società. Questa negativa constatazione può essere smentita da una progressiva e naturale apertura della società alle donne, in virtù delle loro specifiche prerogative, che non possono essere surrogate dall'uomo. Forse, pensando ottimisticamente, l'evoluzione avviene, nonostante la mancanza di un'azione esplicita e diretta nella direzione del cambiamento.