Compagni in sezione, fascisti a letto
Ho già scritto del perché per me è impossibile scindere antisessismo da antifascismo. Allargando lo sguardo, mi basta pensare a SIlvio Berlusconi, sommo maestro di machismo che con un colpo culturale ha inondato le nostre case e plagiato intere generazioni, per scindere femminismo da qualsiasi orientamento politico di Destra.
A Sinistra invece, come siamo messə? Mi pongo questa domanda più spesso di quanto si possa pensare. Quando da simpatizzanti di questo schieramento politico osservo le forti resistenze ad un linguaggio inclusivo (non parlo necessariamente dello ə, banalmente di un uso comune di “tutte e tutti”), quando ne conto abusanti e maltrattanti, quando noto la superficialità nella gestione in tema di diritti delle donne. Sono questi i momenti nei quali penso: “compagni in sezione, fascisti a letto”.
Non l’ho inventata io, è una frase pubblicata nel 1943 da alcune donne dell’UDI (Unione Donne Italiane) che ha comportato una serie di reazioni indignatissime da chi si è sentito paragonare al “nemico fascista”. Ne ha parlato Lidia Menapace in un incontro che vi consiglio caldamente.
È una frase che ancora oggi, a distanza di 80 anni risulta attuale e viene recepita come provocatoria per quella Sinistra che tradizionalmente è “a fianco delle donne”, impegnata nella lotta contro le disuguaglianze sociali e per i diritti. Eppure, anche la Sinistra non è immune al patriarcato, a quei retaggi che attraversano tutti gli aspetti socio-culturali, dalla sfera affettivo-famigliare alla dimensione più ampia economica, politica e sociale. Un sistema sociale che ci condiziona tuttə e, nel caso della Sinistra, permette di assumere atteggiamenti in contrasto con gli ideali rivendicati di uguaglianza e di pari diritti.
Parlo dello storico concetto di potere e possesso nei confronti di una donna: una questione sistemica basata su sfruttamento, diseguaglianza e discriminazione su vari livelli, e talmente radicata che dev’essere affrontata attivamente e consapevolmente per essere appunto sradicata.
Parlo della scusa del “non siamo tutti così” che riduce il sessismo dilagante (e anche la violenza) a casi isolati da imputare ad alcuni uomini problematici senza tener conto della dimensione strutturale del fenomeno e della propria co-responsabilità.
Parlo della retorica del “separiamo l’uomo dalla sua azione” (anche conosciuto come “separiamo l’uomo dall’artista”, “separiamo il notaio dal datore di lavoro”, “separiamo il politico dal bungabunga”) che evita una piena assunzione di responsabilità.
Essere di Sinistra non è assolutamente sinonimo di essere antisessista e non rende immuni a retaggi patriarcali
Parlo del concetto della solidarietà maschile, che se il sessista è dei “nostri”, tanto malvagio non può poi essere.
No, essere di Sinistra non è assolutamente sinonimo di essere antisessista e non rende immuni a retaggi patriarcali, perché spesso i fatti sono lontani dagli ideali e la sfera pubblica lontana da quella privata.
Come possiamo allora essere “compagnə in sezione”? Mettendoci in posizione di ascolto, dando spazio e voce alle donne, facendo un passo indietro, supportando la loro lotta. Come possiamo essere meno fascisti anche a letto? Portando le stesse buone pratiche fra le proprie mura domestiche e nella nostra sfera privata. Perché il personale è davvero politico.