Politics | Commento

Un giudice politico?

È tempo di ripensare la nomina della magistratura amministrativa a Bolzano.
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Foto: Othmar Seehauser

La specialità del giudice amministrativo in Alto Adige inizia con il suo nome. Non “tribunale amministrativo regionale”, come nel resto d’Italia, bensì “sezione autonoma” del “tribunale regionale di giustizia amministrativa”. Rispetto alla sua sede di Trento, tra l’altro, l’autonomia della sezione bolzanina è pressoché totale. Le particolarità, comunque, non si fermano all’etichetta.

 

Le specialità

 

La presenza di più gruppi etnici ha avuto importanti ripercussioni sulla giustizia amministrativa: da una, la sezione autonoma dispone di cinque “competenze speciali” di carattere non poco politico. Ad esempio: esaminare voci contese del bilancio pubblico, riconoscere quale sindacato sia maggiormente rappresentativo delle minoranze tedesca e ladina, e decidere su presunte violazioni, da parte della pubblica amministrazione, del principio di parità tra gruppi linguistici.  Dall’altra, pure la nomina dei magistrati della sezione autonoma si presenta alquanto speciale. Cominciamo con questa.

 

La nomina dei magistrati: tanto paritetica…

 

All’interno della Gerstburg, l’edificio di via Claudia de’ Medici sede della sezione autonoma del tribunale amministrativo, lavorano otto magistrati. Quattro tedeschi, quattro italiani, secondo quanto previsto dall’art. 91 dello statuto di autonomia. Nessuno, si noti, ladino: gruppo minoritario, questo, che non è previsto sia rappresentato nella magistratura amministrativa. Per essere nominabile, bisogna avere tra 40 e 60 anni, conoscere entrambe le lingue e possedere particolari qualificazioni, come essere professori in giurisprudenza o impiegati pubblici con certe qualifiche.

 

…quanto politica

 

Mentre nel resto d’Italia i giudici amministrativi vengono individuati tramite un concorso pubblico, in Alto Adige è diverso. Metà dei componenti – due italiani, due tedeschi – viene nominata dal Consiglio provinciale di Bolzano, su vincolante proposta della maggioranza dei consiglieri dei rispettivi gruppi linguistici.

Gli altri quattro, di entrambi i gruppi linguistici, vengono individuati dal presidente del Consiglio dei ministri su parere del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, l’organo di autogoverno della magistratura amministrativa. Per i due giudici di lingua tedesca, serve inoltre l’assenso (vincolante) del Consiglio provinciale.

I giudici così nominati non possono essere trasferiti ad altra sede: inseriti in un “ruolo speciale dei magistrati di carriera”, essi lavoreranno soltanto a Bolzano.

 

La commissione di pre-selezione

 

Nonostante la diffusa stima per le persone finora chiamate a ricoprire tale ruolo, la sezione autonoma è stata più volte criticata per la nomina politica dei giudici e per la conseguente vicinanza tra giudicato (l’amministrazione pubblica) e giudice. Che a decidere vertenze che contrappongono i singoli al potere politico-amministrativo siano persone scelte proprio da tale ultimo potere, non è certamente ideale. Al di là della professionalità dei singoli magistrati, il problema è strutturale, legato alla modalità di nomina disegnata dallo statuto e dalle sue norme di attuazione.

Per attenuare il problema, una norma d’attuazione del 2017 ha istituito una fase di pre-selezione dei candidati: una commissione mista esamina curriculum, titoli ed esperienze di chi si è candidato, pure incontrandoli di persona. A comporre la commissione è un consigliere di Stato di lingua tedesca, un magistrato amministrativo, un avvocato e un professore universitario. Mentre prima il Consiglio provinciale era libero di nominare chiunque si fosse candidato, a sua completa discrezione, ora può individuare il o la giudice solo all’interno della lista di “idonei” stilata dalla commissione.

 

L’assenza di giudici ladini

 

In un tribunale fondato sulla rappresentanza paritetica dei gruppi linguistici, critica rimane l’assenza di giudici ladini. Per modificare tale aspetto, previsto dallo statuto di autonomia, sarebbe necessaria una norma costituzionale. Vi era stata una proposta in tal senso. Per timore di svegliare il can che dorme, richiamando l’attenzione del Parlamento sullo speciale procedimento di nomina dei giudici altoatesini, la legge costituzionale sulla tutela della minoranza linguistica ladina, approvata a dicembre 2017, ha però evitato con attenzione la questione.

 

Una questione di fiducia

 

Nonostante la positiva introduzione della procedura di pre-selezione, che ha fortemente limitato la discrezionalità della scelta, i collegamenti tra mondo politico e giustizia amministrativa continuano ad essere presenti. Vero è che ciò può trovare giustificazione nella rilevanza politico-sociale delle competenze speciali della sezione, a decidere le quali è bene siano persone che godano di una fiducia di base da parte della comunità. Auspicabile è tuttavia che il venire meno delle contrapposizioni etniche, e un maggiore affidamento reciproco tra i gruppi linguistici, possano permettere alla politica di ritirarsi dalla nomina dei giudici amministrativi. Meglio sarebbe, infatti, che la fiducia nella magistratura conseguisse alla sua indipendenza e professionalità, valutata da un concorso pubblico, più che - come adesso - alla scelta politica dei giudici.