Politics | Verso il 25 maggio

Franco Arminio, un poeta per l'Europa

Candidato con la lista Tsipras nella circoscrizione Sud, lo scrittore campano si è reso protagonista di una campagna elettorale molto stravagante, sperando che alla simpatia suscitata seguano poi anche i voti necessari per arrivare al Parlamento europeo.

Un comizio davanti a un gregge di pecore, a una vacca, a delle pastiere (tipico dolce campano), ma anche in una bara, per mostrare la resurrezione della politica.  Franco Arminio – scrittore, blogger e poeta “paesologo”, come lui stesso si definisce – esemplifica quello che una volta si sarebbe chiamato l’immaginazione al potere (o almeno che aspira al potere). Mentre infatti la campagna elettorale di quasi tutti gli altri candidati si svolge stancamente secondo rituali consolidati (e perlopiù usurati),  l’immaginifico di Bisaccia (un paesino della provincia campana di Avellino) ha deciso di puntare, da paesologo, su una comunicazione “spaesante”, che cerca in modo narcisistico di “reperire un punto di aggregazione per la costruzione di forme politiche di liberazione del tempo nelle comunità rurali”.

Più concretamente – nei limiti che l’avverbio può suggerire in rapporto a un progetto del genere –, Arminio intende tornare a dar voce agli umili della terra, ai “bastonati” dal progresso, ed enuncia una sorta di manifesto della povertà consapevole: “Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, di gente che sa fare il pane, di gente che ama gli alberi e riconosce il vento. Più che l’anno della crescita, ci vorrebbe l’anno dell’attenzione. Attenzione a chi cade, attenzione al sole che nasce e che muore, attenzione ai ragazzi che crescono, attenzione anche a un semplice lampione, a un muro scrostato, a una qualunque macchina che passa per strada”.

Quante probabilità di successo può avere un candidato così? La simpatia, o quantomeno la curiosità che suscita sarà sufficiente a far crescere anche il consenso e guidare un numero necessario di schede col suo nome nell’urna? Domanda oziosa, visto che Arminio ha già trovato la risposta: “Si parla tanto di crescita. A me l'unica crescita che interessa è quella degli alberi. Voglio che ci siano meno macchine, meno telefonini, meno tutto, tranne gli alberi. L'Italia salvata dagli alberi. Gli alberi sono buoni per tutto, anche per impiccarsi”.