Dario Dal Medico, Katharina Zeller
Foto: Tgr Rai Alto Adige
Politics | Il caso Zeller

La Katharina sfasciata

Il gesto politico di Katharina Zeller: umanamente accettabile, politicamente tollerabile, culturalmente interpretabile, psicoantropologicamente comprensibile. L'arringa per una ribelle.
  • Visto con gli occhi di un uomo trentino, ex politico (seppur di breve corso) che potrebbe essere ihr Vater (non è un modo di dire, ora che ci penso mia figlia ha 38 anni come lei!) il gesto della Katharina Zeller è umanamente accettabile, politicamente tollerabile, culturalmente interpretabile, psicoantropologicamente comprensibile.

     

    La fascia - un ornamento anacronistico seppur tuttora in voga.

     

    Era un maschio patriottico, il sindaco uscente, che armeggiava con la fascia tricolore intorno al suo corpo di libera donna sudtirolese, neosindaca di una città nobile e multietnica. La fascia, a me obiettore di coscienza (seppur totalmente solidale con la resistenza armata ucraina) ricorda anche le fasce intorno alle pance di generali e marescialli, un ornamento anacronistico seppur tuttora in voga.

    Eppoi lei, K. Zeller, l’ha tenuta addosso qualche secondo, poi si è “sfasciata” ma si è anche successivamente scusata. Naturalmente, si sono aperte le cateratte dell’indignazione nazionale. Empörung, in tedesco, parola interessante perché significa rivolta, ribellione, ammutinamento ma anche indignazione. L’adoperava, a metà Ottocento, il filosofo dell’individualismo anarchico Max Stirner, in contrapposizione alla rivoluzione, che porta quasi sempre a un nuovo sistema più repressivo di quello che ha rovesciato. E non a caso Marx se la prese molto, con il Max. La rivolta di Camus: etica, umana, politica perché esistenziale.

  • Un maschio patriottico armeggia con la fascia tricolore la libera donna sudtirolese. Foto: SALTO
  • Empörung trasversale

    Dunque, grande e diffusa e trasversale Empörung perché K. Zeller ha praticato una spontanea, irriflessa, credo non calcolata Empörung all’imposizione di un tricolore che viene, con i successivi adattamenti, da una rivoluzione, quella francese, ma che richiama anche un Risorgimento e un’idea di nazione che il nazionalismo fascista ha imposto con la forza, come fanno le dittature, sui sudtirolesi.

    In una terra da solo un secolo "italiana" (e italianizzata dal fascismo), in tempi di patriottismo aggressivo e di fratellismo d'Italia e di melonismo che si riempie la bocca di gloria della Nazione, non è poi così strano che la neosindaca di Merano - cittadina italiana ma sudtirolese germanofona - abbia percepito come fastidioso e soverchiante il gesto di imposizione del tricolore da parte del suo predecessore. Patriota maschio.

  • "Tipico dei sinistri"

    Al trentino Giampaolo Visetti sulla Repubblica, Katharina Zeller ha spiegato così il suo gesto: “Non mi sono sfilata la fascia per mancare di rispetto al tricolore. Rappresenta l’Italia, la mia patria: in qualità di vicesindaco negli ultimi anni ho sempre indossato il tricolore in ogni occasione ufficiale e così farò anche in futuro. Mi sono opposta a un gesto provocatorio, teso a presentarmi come una bambina infantile obbligata ad ubbidire a un esperto uomo maturo”.

     

    Su FB si indigna moltissimo, accostando le foto di Katharina che si sfascia e di Katharina che sorride davanti a una bandiera arcobaleno

     

    Se poi aggiungete che, come ha scritto qui Simonetta Nardin, il risultato di Merano “dimostra che la vittoria della destra e del suo abbraccio con la Svp non è inevitabile”, che la sopravvivenza vincente di una soziale Mitte è una buona notizia, direi che il sottrarsi di Katharina all’abbraccio di Dal Medico sia un gesto umanamente e democraticamente sano. Lo dimostrano le reazioni furibonde dei salvatori della famiglia e della razza, come il ben noto Pillon, che su FB si indigna moltissimo, accostando le foto di Katharina che si sfascia e di Katharina che sorride davanti a una bandiera arcobaleno: “Il sindaco di Merano Katharina Zeller, sostenuta a spada tratta dal Pd, rifiuta di indossare la fascia tricolore e mostra con orgoglio la bandiera LGBTQWERTY. Tipico dei sinistri: schifano la bandiera della patria e sventolano i simboli delle follie genderiste. Vergogn*”.

  • Tricolore, bandiera europea, bandiera arcobaleno: uniti in diversità. Foto: DALL-E
  • Katharina un nome ribelle

    E poi Katharina. Questo nome così pieno di forza ribelle. Da Caterina di Alessandria a Caterina di Siena, certo, ma mi è venuta in mente anche la quasi omonima Katharina Zell, nata Schütz, che nella prima metà del Cinquecento a Strasburgo, sposò il prete Matthäus Zell, uno dei primi predicatori luterani della Riforma protestante e, morto il marito, fu teologa e scrittrice coraggiosa e polemica, in un tempo in cui ogni Chiesa era dominio assoluto degli uomini.

  • Zeller e Sinner - due italiani riluttanti?

    E poi, infine, Zeller e Sinner: due cognomi tirolesi da sei lettere. E quell’aggettivo fantastico che il navigatissimo Augias ha affibbiato al tennista pusterese: italiano riluttante. La “riluttanza” di Jannik (e di suo papà!, ora le colpe ricadono sui padri?) a parlare un italiano fluente, come quello che sgorga dalle labbra di Corrado, nato a Roma e fine dicitore. Eppure Augias avrebbe dovuto apprezzare come Sinner intona Fratelli d’Italia con i suoi compagni di nazionale. Per nulla riluttante a cantare l’Inno di Mameli, o meglio il Canto degli italiani.

    Riluttante: auf Deutsch, widerstrebend o widerwillig.

  • Italiani riluttanti?: Katharina Zeller e Jannik Sinner. Foto: A. Odierno/SALTO, facebook
  • Tanti sono i giornalisti e i politici di caratura nazionale che dimostrano un’irresistibile riluttanza a rileggere la storia dell’Alto Adige/Südtirol con occhi scevri dal pregiudizio patriottico.

    L’ha ben chiarito, K. Zeller, il giorno dopo (cito da Salto): „Ich bin das Gegenteil dieser anti-historischen Nostalgie. Ich habe zehn Jahre lang in Rom gelebt und Verwaltungsrecht studiert und fühle mich europäisch, italienisch und südtirolerisch.“

  • I sentimenti che ci uniscono

    A me pare che andrebbe capita e "perdonata", la meranese, se non ha lo stesso trasporto emotivo che il livornese presidente Ciampi nel 2001 manifestava nella sua perorazione per la bandiera: "Adoperiamoci perché ogni famiglia, in ogni casa, ci sia un tricolore a testimoniare i sentimenti che ci uniscono fin dai giorni del glorioso Risorgimento. Il tricolore non è una semplice insegna di Stato, è un vessillo di libertà conquistata da un popolo che si riconosce unito, che trova la sua identità nei principi di fratellanza, di eguaglianza, di giustizia".

    Per queste ragioni il tricolore, "copiato" dai giacobini rivoluzionari francesi, a me piace il 25 aprile, e sui fazzoletti dei partigiani dell' Anpi. Non mi piace affatto sventolato in piazza Venezia sotto il balcone di un duce che fonda un impero o dichiara una guerra.

    E comunque oggi, in tempi di trumputinismo, mi piace ancora di più quella bandiera blu con le stelle gialle, che la Katharina tricolore tiene alle sue spalle, nell’ufficio di sindaca. Europäisch, italienisch und südtirolerisch, appunto. Sudtirolese, sindaca nella Repubblica italiana, cittadina di un’Europa che, quella sì, non deve sfasciarsi.

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Snàporaz95 Wed, 05/21/2025 - 19:34

Agiografia del tutto stucchevole (per non dire ridicola) verso un personaggio emblematico del nulla cosmico della politica contemporanea - la gaffe del tricolore lo dimostra - che ricopre il proprio posto in gran parte perché "figlia di" e che certamente nulla ha da spartire con chi nella storia "ribelle", magari a costo della vita, lo è stato davvero.

Wed, 05/21/2025 - 19:34 Permalink
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Sigmund Kripp Wed, 05/21/2025 - 19:57

Staatsbürgerschaft vs. Nationalität.

Im Staat Italien, der auf einer nationalen Idee des 19. Jahrhunderts gründet, ist es immer noch schwer bis unmöglich, Staatsbürgerschaft und Nationalität zu trennen.
Die Idee der Staatsgründung war, die Italienisch sprechenden Menschen auf der Halbinsel nach ihrem Willen in einem Staat zu vereinen. So, wie die Franzosen Frankreich hatten, die Deutschen Deutschland, die Spanier Spanien.

Allerdings gibt es auch in all diesen Ländern Menschen, die nicht von Geburt an die Mehrheitssprache (Staatssprache) sprechen.
Aber diese Menschen sind trotzdem Staatsbürger des jeweiligen Staates.

Am Besten kann man es mit der Schweiz erklären: Da leben Franzosen, Deutsche, Italiener und Rätoromanen unter einem Hut und alle haben die schweizer Staatsbürgerschaft.
Und genau diese Einheit in der Verschiedenheit ist offenbar so schwer zu verstehen:
Wir DeutschsüdtirolerInnen sind StaatsbürgerInnen des Landes Italien. Aber wir sind nicht unbedingt ItalienerInnen!
Und wenn jemand Deutschsprachiger das Bürgermeisteramt einer Kleinstadt in Südtirol übernimmt, wird Sie/er nicht sofort zum Italiener.
Natürlich hat eine Bürgermeisterin auch hoheitliche Aufgaben, aber die kann sie auch ohne die Symbole der Nation ausüben.
Das Oktroyieren der nationalen Symbole ist in so einem Falle immer gleichzeitig eine Demütigung der Minderheiten.
Nachdem die Deutschsüdtiroler bei der Eingliederung aber gar nicht gefragt worden sind, ob sie überhaupt bei diesem Staat mitmachen wollen, kann Italien gar nicht ihr Vaterland sein! Denn es waren Gewaltakte, die diese Bevölkerung und ihr Wohngebiet in einen für sie fremden Staat versetzt hatten.

Von dem her sollte die jetzt so aufgebrachte italienische Bevölkerung sich nicht so echauffieren: Die allermeisten SüdtirolerInnen sind ganz passable StaatsbürgerInnen; wollen aber nicht unbedingt ItalienerInnen sein!

Wed, 05/21/2025 - 19:57 Permalink