Economy | Trasporto pubblico

Climatizzatori rotti e scelte incoerenti

Le contraddizioni del trasporto pubblico di Sasa. Il controllo sulla qualità del servizio, vien fatto? I “nodi al pettine” del mancato rinnovo periodico della flotta.
Hinweis: Dieser Artikel ist ein Beitrag der Community und spiegelt nicht notwendigerweise die Meinung der SALTO-Redaktion wider.
bus_sasa_metano_idrogeno_piazza_domenicani.jpg
Foto: Michele De Luca

Le lamentele che sono emerse nei giorni scorsi (a Bolzano fra utenti e autisti e a Laives fra utenti arrabbiati e le rassicurazioni del primo cittadino) sugli impianti di climatizzazione guasti su tutta una serie di vetture (forse guasti ormai da anni...) che, presumibilmente, verranno sostituite a breve dagli ibridi “leggeri” a gasolio, non sorprendono affatto.

Mancata programmazione del rinnovo della flotta

I fattori che hanno determinato ciò sono o dovrebbero essere noti. Inannzitutto la mancanza del rinnovo puntuale della flotta (c’è scritto nero su bianco fra gli obiettivi non raggiunti del precedente “Piano NO2 2011”) e che sto denunciando da anni. Si legge infatti a pag. 18 alla voce "Rinnovo del parco circolante delle aziende di trasporto pubblico" che l’"obiettivo di avere entro il 2015 un parco autobus composto quasi esclusivamente da veicoli a metano (!!!) ed euro 6 non è stato raggiunto".

I buchi si sono avuti fra il 2008 e il 2012 (mai spiegato), poi arrivarono 42 mezzi rigorosamente a gasolio, un errore clamoroso, visto che adesso sarebbero da retrofittare secondo il nuovo “Piano NO2” perché non rispetterebbero su strada le emissioni di omologazione per il biossido di azoto, operazione però impossibile per motivi burocratici.

Poi altro buco dal 2013 fino ad oggi per arrivare ai tanto decantati bus ibridi “leggeri” a gasolio (scelta tra l’altro costosetta...), buco altrettanto mai spiegato anche se pare dovuto al fatto che si intendesse inizialmente mettere a gara anche i servizi urbani, intenzione però “sventata”dalle tre amministrazioni proprietarie di Sasa, a mio avviso mossa che ancora oggi ritengo poco lungimirante.

I progetti “green” che hanno drenato risorse per gli autobus “normali”

In mezzo i cinque bus a idrogeno del progetto Chic (9 milioni di Euro di contributo provinciale su 13,5 milioni di costo complessivo) e i cinque bus elettrici del progetto del MinTrasporti “Connettere l’Italia” (3,2 milioni di costo e contributo di 924mila €).

Aggiungiamoci un paio di altri dati. Dovrebbero arrivare una sessantina di nuovi bus, (purtroppo e in barba al tanto citato Piano Clima) tutti a gasolio, anche se si continua con pervicacia a definirli solo “ibridi”, esclusi tre rigorosamente diesel, prima 35 (un lotto da 3 mezzi è andato deserto) poi i restanti 22 avendo esercitato l’opzione prevista dell’appalto.

Rimarranno una trentina di bus vecchi di oltre 12 anni – Sostituzione conservativa “alla pari”

Per ammissione dello stesso assessore provinciale ai trasporti (che riporta stranamente dati diversi nella risposta dell’8 maggio scorso in merito ai numeri dei bus), nonostante i nuovi acquisti, rimarranno in flotta una trentina di bus con oltre 12 anni di età. Con una logica di pura sostituzione alla pari dei bus, non c’è una sostituzione con bus più grandi. Come si voglia aumentare il servizio, come tante volte si è affermato, non è dato di saperlo.

Scelte “green” di facciata che hanno penalizzato il rinnovo della flotta

Ora, senza voler mettere in concorrenza le varie trazioni ma l’esito è scontato, è chiaro che già il primo progetto europeo dei bus a idrogeno ha, è un dato di fatto, drenato risorse vitali per il rinnovo della flotta. Sì, tutto bello, tutto “clean” e “green”. Sta di fatto che con 9 milioni dei bus a idrogeno si sarebbero potuti comprare una quarantina di bus a metano, con i fondi per i bus elettrici una decina di bus. Non è un'opinione, è un fatto.

Insomma, è chiaro che, come ho spesso affermato, la Provincia ha privilegiato acquisti opportunistici “green” lasciando con le pezze al “ciapet” la flotta di Sasa. Ovviamente quest’ultima sta zitta perché dipende al 100% dai contributi provinciali e criticare chi ti finanzia non sarebbe “smart”. Altrettanto acritiche le tre amministrazioni comunali che, sommessamente, mi chiedo perché siano rimaste del tutto silenti nell’ultimo decennio su una questione strategica come il rinnovo della flotta e sulla scelta della tipologia di trazione. Qui la politica comunale di responsabilità ne ha e non poche.

Controlli sulla qualità dei servizi: vengono fatti?

Un altro aspetto andrebbe, infine, rilevato. La concessione di Sasa è della Provincia. All’art. 15 (“Obblighi dell’affidatario”) della legge provinciale 15/2015 sulla mobilità pubblica, alla lettera e), risulta che, per l’espletamento del servizio, ...

e) utilizza personale qualificato e materiale idoneo;

Poi all’art. 53 (“Controlli sull’esercizio e sulla qualità dei servizi pubblici”) si legge:

1. Le funzioni di monitoraggio, vigilanza e controllo sull’esercizio dei servizi di trasporto e sul livello della qualità del servizio erogato spettano al personale dipendente della Ripartizione provinciale Mobilità, appositamente autorizzato.

Questi controlli sono mai stati fatti sulla “qualità” nel cui concetto dovrebbe rientrare anche il fatto di utilizzare mezzi roventi e vecchi come il cucco? Certo che se poi la Provincia dovesse bacchettare Sasa di cui essa stessa è da poco azionista… ci sarebbe da sorridere e molto anche perché, al di là della vetustà dei mezzi, probabilmente dovrebbe imporre la riparazione di ciò che non funziona, ossia dei climatizzatori.

Oltre a questo, ci sarebbe da discutere su quello che Sasa vorrà fare in futuro… ma è un altro capitolo a sé in cui si innesta pure la questione tram.