Society | Omosessualità

Storie di ordinaria discriminazione

A Trento una professoressa viene allontanata dalla scuola in cui ha lavorato per cinque anni. Il motivo? Sospetta omosessualità.

I fatti in breve: un’insegnante non smentisce la sua presunta omosessualità e per questa ragione non le viene rinnovato il contratto di lavoro. Dall’intervista di ieri (lunedì 21) su La Repubblica: “È la domanda che mi ha fatto la madre superiora a essere offensiva, perché ha leso i miei diritti di cittadina e di insegnante. Forse sono lesbica, forse non lo sono. Ma chiedermi di smentire voci sul mio orientamento sessuale, e far dipendere dalla risposta il rinnovo del contratto, è stato inaccettabile. Come se fosse normale indagare sotto le lenzuola dei dipendenti”. È successo in un istituto cattolico privato di Trento, che si è difeso affermando che la decisione è stata presa in seguito alla necessità di ridurre l’organico. Tuttavia, a quanto pare, una via di fuga la docente l’aveva (che non si dica che le suore non siano magnanime): ammettere di essere omosessuale e sottoporsi a un trattamento di “riabilitazione”. Se ti curi ne possiamo parlare, insomma. Sembra una scena di Sister act, con la madre superiora arcigna e altezzosa che accoglie malvolentieri in convento una showgirl perseguitata da alcuni sicari che vogliono farle la festa. Solo che nel film finisce che tutti cantano come degli invasati ebbri di felicità, mentre in questo caso si gioca a bowling con la dignità personale altrui.

E se il problema non fosse delle suore, “ma di uno stato laico e aconfessionale che finanzia le loro scuole”? Un’ipotesi plausibile corroborata da una linea di vedute comune con la frangia cattolica più rigida: già diversi anni fa l’allora leader di AN Gianfranco Fini aveva dichiarato che un gay non può fare il maestro perché è diseducativo per i bambini e come lui - ne era sicurissimo - la pensano il 95% degli italiani. Il punto è che il diritto al rispetto dei diversi orientamenti sessuali dovrebbe essere costituzionalmente protetto ma, al contrario, continua ancora ad essere oggetto di un’interpretazione granitica e assolutista del cristianesimo.

Nel 1978 Harvey Milk (su cui Gus Van Sant ha girato il film con Sean Penn protagonista), bandiera dei diritti civili omosessuali, riuscì in un mezzo miracolo: attraverso un’estenuante e militante campagna elettorale fece bocciare la cosiddetta “Proposizione 6”, un referendum statale californiano che chiedeva il licenziamento di tutti gli insegnanti gay. La spuntò ma venne assassinato poco tempo dopo. Non è allora inconsueto ragionare in questo senso: il giorno in cui la pertinacia non verrà più punita con il martirio o con la defenestrazione dalla vita pubblica potremmo fare un passo deciso verso quello sfuocato concetto di “civiltà”, civiltà di cui facciamo parte e che abbiamo il dovere di difendere.