Cade in questi giorni il terzo anniversario del ballottaggio tra Dal Medico e Rösch che, dopo un anno di commissariamento, vide prevalere il candidato delle Civiche per un pugno di voti e con un astensionismo record: il primo sindaco tedesco non Svp del dopoguerra veniva bocciato per la sua politica troppo verde e sui media si celebrava il ritorno del sindaco italiano dopo venticinque anni. Chi si aspettava una rivoluzione copernicana della politica cittadina è rimasto sicuramente deluso.
La mobilità era problematica e tale è rimasta.
La gestione di rifiuti era insoddisfacente ed è addirittura peggiorata.
La carta della sicurezza, che era stata vincente con un certo target di elettorato, è risultata farlocca non essendo cambiato nulla nel bene e nel male.
E che dire delle politiche sociali, urbanistiche ed ambientali? Tanto fumo e niente di concreto.
Per non parlare di scuola e cultura, non certo tra le priorità dell’esecutivo.
Insomma una città immobile ed un bilancio decisamente poverello.
Le prossime elezioni bussano alle porte mentre il panorama politico è avvolto da una fitta nebbia. L’unico dato certo è la ricandidatura della Obfrau della Svp Katharina Zeller, odierna vicesindaca, che in un’intervista al Dolomiten, senza tacere delle frizioni con i partner di coalizione, ha lasciato intendere che nella prossima consiliatura vedrebbe con favore una coalizione di segno progressista. La ricandidatura del sindaco uscente, stando alle dichiarazioni di esponenti di Alleanza per Merano, non pare scontata. I Verdi sono in fase di riflessione al pari degli altri partiti di opposizione.
Quello che si comprende è che in questi quattro anni non si è costruita un’alternativa all’attuale coalizione di governo, errore grave perché le alternative hanno bisogno di gambe su cui camminare per essere credibili.
Se gli attori politici in campo si limiteranno al compitino diligente di riproporre schemi già collaudati, il risultato del prossimo maggio, voto più voto meno, non si discosterà di molto da quello dell’ottobre 2021, compresa l’elevata percentuale di elettorato che diserterà le urne.
Se viceversa si penserà di percorrere strade nuove, il risultato potrebbe essere sorprendente: si tratta di saper mettere in campo una prospettiva politica di medio/lungo periodo che abbia lungimiranza ed abbondoni la sterile difesa dei “fortilizi” elettorali che, in epoca di voto fluido, sono facilmente espugnabili.
Cosa significa strade nuove? Beh, innanzitutto partire dall’anima plurilingue della nostra città, che ha saputo accogliere e integrare culture, storie, religioni diverse
Cosa significa percorrere strade nuove? Beh, innanzitutto partire dall’anima plurilingue e multiculturale della nostra città, che ha saputo accogliere e integrare culture, storie, religioni diverse, per riaffermarla in un’epoca di guerre, migrazioni, grandi disuguaglianze e definire obiettivi irrinunciabili declinati in azioni e tempi per raggiungerli.
Chi dovrebbe farlo? Penso che gli attori politici tradizionali dovrebbero farsi carico di aprire un dialogo con tutti i soggetti interessati ad una svolta nella gestione della città capace di riaccendere il desiderio di farsene protagonisti.
Non mi nascondo le difficoltà perché in tempi passati ho conosciuto i calcoli che si fanno in campagna elettorale e che tuttavia isteriliscono la politica prosciugandola da quell’afflato ideale che spinge soprattutto i giovani e le giovani ad avvicinarvisi.
Le persone si aggregano attorno ad idee, progetti, messaggi forti che muovono emozioni: chi si occupa di comunicazione lo sa molto bene. E la politica non può prescindere dalle emozioni se vuole essere motore dei processi che vuole governare.
Oltre alla piattaforma ideale e programmatica, un’altra suggestione forte, oltre che un azzardo che potrebbe rivelarsi vincente, è puntare per davvero sul voto politico attraverso una coalizione finora inedita già al primo turno, scelta dall’elettorato non già e non solo per appartenenza linguistica ma per la forte valenza delle politiche messe in agenda.
Parole in libertà? Sogni ad occhi aperti?
Forse: preferibili tuttavia alla preservazione dello status quo, volto spesso a garantire rendite di posizione quando non destini individuali. I tempi tecnici per una proposta che superi, scompaginandole, liturgie sin qui seguite in città ci sono tutti: se i tempi della politica siano maturi è tutto da verificare