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Salto? Un ‘bene comune' per il futuro

Il presidente di Demos 2.0 Max Benedikter stila un bilancio dei primi 4 anni del nostro portale, inaugurato il 22 marzo del 2013.
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Foto: web

E così, ridendo e scherzando (ma neanche troppo) salto oggi ha spento la sua quarta candelina. Molti collaboratori e sostenitori sono andati quindi oggi idealmente con il ricordo alla mitica data del 22 marzo 2013 quando, tra la curiosità di molti, salto fece il suo esordio nel panorama mediatico locale
Da allora di acqua sotto i ponti ne è scorsa parecchia. Tralasciando il numero di articoli pubblicati e le centinaia di migliaia di visitatori, per un portale online 24h24 si è trattato soprattutto di una presenza costante e di un servizio in tempo reale che non ha mai avuto soste. Presentandosi per 1461 giorni, più di 35mila ore, più di 2milioni di minuti, all’appuntamento con una miriade di lettori / commentatori / blogger , tra l'altro rivelatisi piuttosto vivaci.

Quando nacque nel 2013, salto fu il risultato di un lungo lavoro preparatorio che vide all’opera un folto gruppo di ‘soci fondatori, raccolti nella cooperativa Demos 2.0 e tuttora capitanati da un presidente carismatico: Max Benedikter
Oggi ci siamo chiesti quali sono i sentimenti che prevalgono nel presidente di Demos dopo questi 4 anni al contempo di dure battaglie e soddisfazioni. Per questo lo abbiamo contattato in una pausa del suo lavoro di medico. Di seguito ecco quello che ci ha risposto. 

In particolare ricordo molto bene le reazioni che ebbero all’epoca le persone attive nel contesto mediatico nei confronti della nostra idea di far partire una nuova piattaforma d’informazione bilingue e partecipata”, osserva Benedikter. In un primo momento prevalse lo scetticismo: “ci diedero dei pazzi, ma poi gli stessi nel corso degli anni li ho visti invece meravigliarsi del successo di salto, della costanza e della caparbietà con cui il progetto è stato realizzato e consolidato”. 

Salto è riuscito in 4 anni a modificare lo ‘scenario’ del mondo altoatesino dell’informazione?
Benedikter è convinto di sì, soprattutto alla luce del fatto che a suo avviso il contributo del portale è stato recepito spontaneamente dal territorio. “L’impronta bilingue ma non ideologica di salto non ha mai suscitato polemiche”, ricorda il presidente della cooperativa Demos 2.0. Ipotizzando che nel prossimo futuro altre iniziative editoriali possano a questo punto “scegliere con meno angoscia l’opzione plurilingue”.

Altra questione è quella dei ‘temi di percezione etnica’, croce e delizia del panorama altoatesino. Secondo Benedikter in questa prospettiva “salto sta lavorando, non riuscendo però ancora a modificare i soliti posizionamenti e cliché”. Ciò avverrebbe giocoforza - secondo il presidente di Demos 2.0 - in quanto una linea editoriale che privilegia l’attualità politica di fatto non può trascurare i temi ove mano a mano i protagonisti spostano l’asse dell’attenzione, per sfruttare il versante emozionale.

Fin dall’inizio i ‘fondatori’ sapevano di poter contare (si fa per dire) su nemici molto robusti, che avrebbero potuto seriamente pregiudicare la permanenza in vita e quindi lo sviluppo di salto. Se dopo 4 anni l’iniziativa editoriale è ancora in piedi, questo è accaduto grazie all’inaspettata ‘robustezza’ manifestata dal progetto oppure alla sopraggiunta ‘debolezza’ dei nemici?
Benedikter non si nasconde dietro a un dito: “Questi nemici sono sicuramente ancora presenti e minacciosi e in più occasioni si sono fatti sentire”. 

La pressione dunque resta alta così come il pericolo che l’avventura possa interrompersi a causa di problemi giudiziari legati alla ‘scomodità’ dell’attenzione giornalistica esercitata nei confronti di alcuni ‘poteri forti’. Per non parlare del “lavorio ai fianchi da parte di alcuni monopolisti del mondo dell’informazione locale che continuano a non citare il lavoro di salto, trascurando la deontologia a favore della strategia imprenditoriale della propria testata”. 

“E’ molto triste vedere che i giornalisti di altre testate non citano gli scoop e il lavoro della nostra redazione”

Un bilancio a parte merita la ‘seconda anima’ di salto. A fianco della produzione prettamente giornalistica, nel portale prospera infatti fin dall’inizio una community molto vivace che pure ha visto una propria forte evoluzione nei primi 4 anni di vita del progetto. 
In merito Benedikter è solo parzialmente soddisfatto. Per il presidente di Demos quella di salto rimane una piattaforma estremamente aperta ed in grado di accogliere contributi articolati e molto differenziati, lasciando spazio a controversie, senza necessariamente doversi posizionare dal punto di vista ideologico. Resta il fatto che salto mantiene tutt’oggi un’enorme potenzialità, ancora solo parzialmente espressa

“In altri territori forse una community come la nostra verrebbe utilizzata di più. Il nostro territorio non brilla in termini di coraggio civile, ma d’altronde la nostra è anche una piccola realtà. Ognuno è facilmente identificabile e in più resta ancora una certa tendenza a non esporsi a causa della lottizzazione politica molto spinta.”

Benedikter non si nasconde il fatto che lo sviluppo incompleto della community sia stato causato anche dalla carenza di mezzi economici da investire in questo specifico aspetto del progetto editoriale complessivo. 

Ma qual è l’augurio che il capofila editoriale della cooperativa Demos si sente di fare per il futuro di salto.bz?
Max Benedikter non ha dubbi: “Auspico che possa ampliarsi sempre di più la rete di lettori, simpatizzanti, sostenitori, ma soprattutto di persone che vogliano assumere un ruolo attivo nella cooperativa entrando anche a far parte del consiglio di amministrazione”. 

“Il gruppo che ha fondato salto aveva l’intenzione di creare un ‘bene comune’ in termini di servizio alla cittadinanza. Questo bene in futuro dovrà essere gestito anche indipendentemente dai fondatori e in questo senso un passaggio cruciale sarà il rinnovo della dirigenza previsto per il 2018.”

Insomma: il futuro di salto sta nel coinvolgimento di nuove persone e nuove forze che credano nei principi di base del progetto. E cioè indipendenza dei giornalisti, plurilinguismo e partecipazione

L’avventura continua, insomma.