“Il Pride è una rivendicazione politica”
“All’attacco dei diritti risponderemo colpo su colpo”. Così Shamar Droghetti, presidente di Arcigay Trentino, esordisce alla conferenza stampa di lancio della nuova edizione del Dolomiti Pride, che per la seconda volta, dal 2018, tornerà a colorare le strade di Trento.
“Siamo orgogliosi e felici di vedere il lavoro di questi otto mesi prendere forma – ha aggiunto il portavoce del coordinamento promotore –. Gli eventi di avvicinamento alla parata del 3 giugno toccheranno tantissime zone del Trentino e dell’Alto Adige, per un pride che vuole essere ancor più vicino alle persone. Il Dolomiti Pride 2023 – ha ribadito Droghetti – vuole dare visibilità e valore alle infinite sfumature della nostra comunità. Ma il pride è anche rivendicazione politica: siamo una comunità discriminata e combattente. Non esiste libertà senza liberazione e non esiste liberazione senza giustizia sociale, contro ogni disuguaglianza tra gli esseri umani”.
Durante la presentazione del programma, tenutasi questa mattina (22 marzo) a Palazzo Geremia a Trento, assieme a Droghetti sono intervenuti Giuseppe Lo Presti, referente di Famiglie Arcobaleno per il Trentino – Alto Adige, Marina Zanotelli, componente del direttivo dell’ Associazione Genitori di Omosessuali Agedo del Trentino, Emanuel Crepaz, consigliere di Centaurus Arcigay Alto Adige Südtirol, Arianna Miriam Fiumefreddo, presidente della Rete elgbtqi del Trentino – Alto Adige/Südtirol. Presenti anche alcuni rappresentanti istituzionali: Elisabetta Bozzarelli, assessora alle politiche giovanili, istruzione e cultura del Comune di Trento che ha già concesso il patrocinio, Massimiliano Pilati, presidente del Forum Trentino per la Pace e i Diritti umani, e Carla Maria Reale, componente della Commissione provinciale per le pari opportunità tra donna e uomo.
Grande assente la Provincia di Trento, governata dalla giunta leghista guidata da Maurizio Fugatti che ha già annunciato, ancora prima che venisse formulata qualsiasi richiesta, il rifiuto categorico di patrocinare il Dolomiti Pride. Una scelta che ripercorre i passi di Ugo Rossi, ex governatore del Partito Autonomista Trentino, che allora aveva definito la parata un momento “di folklore e di esibizionismo che sicuramente non apporta alcun contributo alla crescita e valorizzazione della società trentina e della sua immagine”. Il "Sì" era invece arrivato da dal presidente della Provincia Autonoma di Bolzano Arno Kompatscher, “che si è sempre dimostrato vicino alle nostre istanze”, ha dichiarato Fiumefreddo che auspica oggi la stessa presa di posizione. “Arrivati a questo punto, abbiamo deciso di presentare richiesta formale di patrocinio alla Provincia di Trento, se non altro per obbligare a Fugatti ad assumersi la responsabilità di scrivere nero su bianco i motivi del suo rifiuto”, ha annunciato Droghetti.
Il programma
Tantissime le iniziative organizzate sul territorio regionale nei mesi che precederanno la parata del 3 giugno. Spettacoli teatrali, talk, proiezioni, presentazioni di libri, conferenze ma anche momenti di festa. Tra queste, la presentazione del podcast di Giorgio Bozzo “Le radici dell'orgoglio - Cinquant’anni di storia del movimento LGBTQ+ in Italia” che si terrà il prossimo sabato 22 aprile, a Bolzano. Il programma completo sarà presto disponibile nella sezione dedicata del sito del Dolomiti Pride.
Quest’anno, ci saranno ben due giorni di iniziative al Parco delle Albere a Trento, per l’occasione ribattezzata “Pride Square”, luogo in cui si concluderà la manifestazione. Venerdì 2 giugno è previsto l’intervento della presidente nazionale di Arcigay Natascia Maesi, uno spettacolo di stand-up comedy con Daniele Gattano e un concerto dei Queen of Saba.
Sabato 3 giugno, giorno della parata, il concentramento della manifestazione sarà in Piazza Dante, di fronte la stazione dei treni alle ore 15, mentre l’avvio del corteo è stimato alle 16. “Le spese necessarie all’organizzazione del pride sono molte, così come gli sforzi economici che stiamo compiendp”, ha fatto notare Droghetti. Per questo è stata attivata una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal basso con l’obiettivo di raggiungere i 5 mila euro entro il 3 giugno. Non mancheranno le “ricompense”, come la t-shirt ufficiale del Pride o altri gadget, a chi sosterrà l’iniziativa con una donazione.
“La nostra è una lotta permanente”
Sebbene il Dolomiti Pride, spiegano gli organizzatori, sia il frutto di un’iniziativa nata dalle istanze di una comunità LGBTQIA+ sempre più sotto attacco, nelle sue pratiche si caratterizzerà per un approccio intersezionale marcatamente antifascista e antirazzista, come sottolineato nelle 32 pagine di documento politico elaborato nei mesi scorsi dalle realtà promotrici. Si parlerà di lotta all’omo-bi-lesbo-transfobia, riconoscimento delle identità trans, intersessuali, asessuali e non binarie, libertà di autodeterminazione, di riforma del diritto di famiglia alla luce della complessità delle relazioni esistenti, ma anche di welfare e lavoro, politiche migratorie, salute e sex work.
“Stiamo vivendo un momento di forte attacco – ha spiegato Lo Presti –. In questo momento il Governo sta discutendo di togliere la protezione umanitaria ai rifugiati LGBTQIA+ che scappano dalle persecuzioni. Si fa la guerra ai diritti dei bambini, utilizzando strumentalmente la lotta contro la Gestazione per altri. Un’autentica foglia di fico per promuovere un modello omofobo e patriarcale, una propaganda che non può adattarsi alla società reale. La nostra è una lotta permanente, ci appelliamo a tutti i sindaci di Italia affinché disobbediscono ai diktat di questo governo e continuino a sostenere e riconoscere le famiglie arcobaleno”.
Io non sono genitore perchè sono una donna eterosessuale che ha partorito, ma è l’amore che ho dato a mio figlio che mi ha reso tale
“Due persone su tre non faranno mai coming out con le loro famiglie. Dovrebbe bastare questo dato per capire quanto lavoro resta ancora da fare – è stato l’intervento di Zanotelli –. Il pride è l’occasione per noi genitori di dire ai nostri figli che li amiamo, che siamo con loro. Le persone continuano a soffrire per paura di un rifiuto in famiglia, arrivando in alcuni casi anche al suicidio. Io non sono genitore perchè sono una donna eterosessuale che ha partorito, ma è l’amore che ho dato a mio figlio, l’essere disponibili a sostenerlo nel miglior modo possibile, che mi ha reso tale”.
“Dobbiamo riprenderci i nostri spazi all’interno della società: dalla sanità, al lavoro, dalla scuola allo sport. Sono tanti i passi da fare ed è importante percorrerli tutti, uno alla volta”, ha detto Crepas.
Fiumefreddo ha invece sottolineato l’importanza di mettere in connessione i territori, superando i confini delle province. “Questa rete è diventata un laboratorio di intersezionalità. Stiano subendo forti attacchi dal governo nazionale, così come nella Provincia di Trento, dove la giunta, con la sua ultima assurda legge violenta sta provando a mettere il bavaglio a studenti e insegnanti, impedendo loro di parlare di identità di genere Non permetteremo loro di renderci invisibili”.