Chronicle | Crisi

L'egoismo è un boomerang per la società

La crisi sanitaria evidenzia senza pietà le debolezze del nostro sistema economico.
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Mondo
Foto: Fabio Petrini

Sembra incredibile che una società tecnologicamente avanzata possa rischiare una catastrofe sanitaria globale per la mancanza di strumenti di protezione più elementari, come se mascherine e camici adeguati fossero prodotti particolari ad altissimo contenuto tecnologico.

Si tratta di prodotti che prima della pandemia erano venduti a circa 10 centesimi di euro al pezzo. Se non fosse una triste realtà, che rischia di creare tutt’ora problemi di sicurezza al personale sanitario, ma anche ai cittadini, bisognerebbe stenderci sopra un velo pietoso. Sarebbe però indecoroso nei confronti degli operatori sanitari e di tanti ammalati e morti di Coronavirus ignorare questi fatti,  .

Ora l’incremento del prezzo, vista la forte richiesta in tutto il mondo, è comprensibile, ma è meno comprensibile che a distanza di quasi due mesi la sanità lamenti ancora carenze. Probabilmente prendere sul serio l’allarme di alcuni virologhi e fare qualche scorta in previsione di una possibile pandemia, non sarebbe stato sbagliato.

Dobbiamo ringraziare gli operatori della sanità, che rischiando la salute e anche la vita, si sono arrangiati. Senza il loro apporto al limite del sopportabile la sanità si sarebbe fermata. Poi finita l’emergenza andranno fatte le dovute verifiche e individuate eventuali responsabilità politiche ed amministrative.

Spetta anche al sindacato evidenziare i problemi che ci stanno dietro. La politica del massimo profitto, abbassando il costo del lavoro ha subito un black out senza precedenti. Circostanze come lo spostamento della produzione nei paesi del terzo mondo al solo scopo di ottimizzare i profitti e lo sfruttamento della manodopera locale, ci hanno portati sull’orlo del precipizio, con effetti ancora da valutare. Solo adesso ci accorgiamo che se per un motivo qualsiasi un anello della filiera produttiva manca, si fermano interi settori.

Non voglio neppure pensare alla filiera farmaceutica. Tanti farmaci salvavita, come gli antibiotici sono prodotti in Asia. Il ruolo di Wuhan per le mascherine, l'ha India per i farmaci. Per riconvertire i nostri stabilimenti servono anni e in caso di necessità il fai da te come per le mascherine non esiste.  

Questo dimostra che i cambiamenti sono necessari. Credo, che il nostro compito fondamentale sia sviluppare alternative alle strategie economiche esistenti in cui welfare e ambiente siano il perno. Va allargata la discussione sul ruolo centrale dello Stato dentro il libero mercato e sui possibili modelli di pianificazione, controllo e nazionalizzazione.

Su alcune strutture fondamentali per il funzionamento della nostra società, le privatizzazioni vanno riconsiderate. In primo luogo lo stato deve garantire la sanità pubblica, ma anche le reti elettriche, quelle informatiche, della comunicazione e dei trasporti hanno bisogno di un controllo pubblico per evitare possibili crisi.

Anche i cambiamenti climatici hanno bisogno di un forte impulso pubblico. La riconversione energetica richiede risorse ingenti, sia in ricerca, ma anche strutture. Ma per realizzare gli obiettivi il consenso da parte dei cittadini è fondamentale. E su questo terreno solo lo Stato può incidere attraverso una partecipazione democratica. Concertazione, investimenti, strutture e obiettivi chiari e raggiungibili sono la sfida che abbiamo di fronte.

La crisi profonda che ha colpito la nostra società offre in fase di ripresa la possibilità di ripartire pensando al futuro. Sembrerebbe ovvio, ma non lo è. Le pressioni sono forti e il rischio di proseguire come prima ancora presente. La lobby dell’automobile è già agguerrita e incomincia a rimettere in discussione alcune scelte per la riconversione ecologica delle automobili!

Eppure anche la contrapposizione tra salute e economia oltre ad essere sbagliata è un atto di restaurazione. E’ forse anche inconsapevolmente una discussione che evidenzia la verità sul sistema esistente: il mercato è diventato una forza che potenzialmente si oppone alle persone in molti settori invece di servirle e aiutarle.

Anche l’ordine politico ne uscirà modificato. L’attuale necessità basata su salute-sicurezza-sorveglianza ha portato inevitabilmente a una limitazione dei diritti di libertà. Alla fine della crisi dobbiamo tornare rapidamente indietro, sperando che questa fase non lasci tracce profonde nella psiche delle persone e nel sentire comune. Ma il rapporto tra cittadini e istituzioni probabilmente non sarà più quello di prima.

La crisi economica che seguirà la crisi sanitaria sarà esistenziale per molti Paesi. La risposta troppe volte è un ritorno agli egoismi e nazionalismi del passato. A pagare pesantemente questa crisi saranno soprattutto i paesi del terzo mondo. Perciò dobbiamo guardare anche ai paesi più poveri, dove un numero infinito di persone saranno destinate alla povertà assoluta. L’alternativa sarà morire di fame o emigrare.

E allora nessun muro e nessuna legge saranno in grado di fermare le masse che busseranno alle nostre porte. Riportare certe produzioni in casa significa togliere a tante persone, seppure sfruttate e con gravi rischi per la propria incolumità, il minimo per vivere. Per questo dobbiamo ripensare la globalizzazione e puntare su soluzioni pragmatiche in un’ottica globale per ricostruire un sistema economico e ridare fiducia a un mondo impaurito e scosso.

L’egoismo potrebbe, infatti, più che mai diventare un boomerang per la nostra società.

Forse sono solo utopie. Ma il “dopo” dipende più che mai da tutti noi. Stiamo vivendo la crisi più evidente del sistema economico e politico. Il vecchio è in crisi, ma il nuovo stenta ancora a nascere, anche se è già tra di noi.

Dipende dalle scelte che facciamo oggi se in futuro avremo una nuova società più solidale ed equa.

Alfred Ebner

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Julian Nikolau… Wed, 04/22/2020 - 19:07

Wieder interessante Gedanken, die ich nur teilen kann. Ich erhoffe mir gerade von den Gewerkschaften (auf nationaler Ebene), dass sie Druck auf die Regierung ausüben werden, damit die Krisenbewältigung nicht auf die übliche, marktradikal-antidemokratische Weise erfolgt. Die Gewerkschaften sind in Italien schließlich die einzige noch bestehende, intakte politische Organisation der Linken (wenigstens die CGIL, wenngleich man vielleicht auch auf eine neu ausgerichtete Demokratische Partei hoffen kann).

Im politischen Kampf wird man stärker als bisher jene Hetzer und Lügner von der Lega und von FdI bloßstellen müssen, die gerade jetzt vortäuschen, die Interessen der „normalen Leute“ zu repräsentieren, obwohl sie immer das Gegenteil taten. Ihr Einfluss muss gebrochen werden, sonst wird das nichts mit den Ideen, wie sie hier im Beitrag dargelegt werden...Leider dürfte z.B. die EU kaum eine Hilfe dabei sein, die Krise progressiv zu bewältigen (in sozialer und ökologischer Hinsicht).

Im vorletzten Satz wird auf eine These des Philosophen Antonio Gramsci eingegangen. Ja, die Ideen zur Zukunft sind noch zu diffus, sie müssen aber bald zu einem tauglichen Programm verdichtet werden, um den Rechten etwas entgegensetzen zu können, sobald man die Krise abarbeitet. Denn die Rechte hat immer einfache Lösungen: Sparen und Kürzen. Da braucht man nicht kreativ sein.

Wed, 04/22/2020 - 19:07 Permalink