Society | Delitti e famiglie

UNO, di noi...

Quanto spesso si discute di omicidi. Di compagni e mariti, senza pensare ai fratelli. O ai tanti :"Avevamo tutti paura".


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"Bisognerebbe fare così", 

penso, chiudendo il romanzo "Il dubbio delle signorine Devoto", di Renzo Bistolfi. 

Una lettura piacevole, di cui mi colpisce il sottotitolo : "Come spennare le oche senza farle gridare".

Significa che i crimini andrebbero indagati su due piani. Non solo dal punto di vista degli inquirenti, per quanto brillanti. Occorre conoscere e comprendere le motivazioni, il contesto sociale e culturale, le relazioni interne, il detto e il non detto, la storia."Il mostro è in carcere", titolavano i giornali, all'indomani del processo a Benno Neumair.

Ora, è uscito un libro. 

Quanto spesso si discute di omicidi. Di compagni e mariti. Senza pensare ai fratelli. Che ci sono territori in Italia dove il maggiorasco è rimasto in vigore fino a ieri. La legge spagnola - non austriaca - che prevedeva il diritto ereditario solo per il figlio maschio primogenito. Altri che hanno avuto un Tommaso Crudeli, come nella Firenze del '700. Condannato e perseguitato dall'Inquisizione perché a questa stessa legge si era decisamente opposto. Eredità e rivalità. 

Delitti maturati all'interno delle famiglie, nelle nostre case, nelle nostre scuole. Non si riflette spesso sul fatto che da un marito si può divorziare, da un fratello no. La condanna è per tutta la vita. 

Il terribile caso di Alice Scagni: quei genitori che hanno chiesto aiuto, inutilmente. Genitori da abbracciare. Ilaria Cucchi che viene accusata di non aver aiutato il fratello...ma da chi ha avuto aiuto, lei?

E se vogliamo continuare: Lucrezia di Prima, Maria Pia Gaglione, Nunzia Alleruzzo, Sigrid Gruber....uccise, sgozzate. Tutte loro avevano diritto a una vita. E perché non fornire un sostegno, un'assistenza psicologica, alle donne che sono cresciute con fratelli narcisisti, aggressivi, violenti?  Un fratello non viene mai criticato per non essere stato vicino alla sorella, non averla aiutata, curata, consolata, mantenuta, in caso di difficoltà o malattia. 

A quella donna segregata in una fredda stanza nessuno ridarà i suoi ventidue anni di schiavitù: alle altre, la loro infanzia, la loro adolescenza, la loro spensieratezza.

La vita.

"L'incubo è finito", titolavano i giornali. Ma io non mi sento tranquilla, proprio per niente.

(ripreso anche dal mio articolo su Huffington Post e su Alto Adige lettere)