Pinocchio, magnifica creatura
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In questo tempo colmo di brutture e disorientamento dell’umano, ho incontrato ancora una volta la bellezza. E quanta bellezza nel Teatro La Ribalta. E mi sono commossa, e si sono commossi tutti ed eravamo molti, chiamati e raccolti nel ventre di una balena, come in un grosso ventre materno assieme ad un padre e ad un figlio che ci hanno raccontato il loro quotidiano stare al mondo. Generoso mostrarsi la loro umiltà, narrazione che ci portava dentro all’umano silenzio che mai dovrebbe chiudere gli occhi, che sempre dovrebbe tenere aperte le orecchie e costantemente spalancare le mani.
Pinocchio, magnifica creatura, la tua vita che non va presa per una favola, perché la vita nostra non è un’altra storia dalla tua. E non basta essere giusti e corretti, avere due mani e occhi azzurri e una bocca che parla. E non basta essere figli o genitori in questo tempo che cavalca di guerra in guerra, che ogni giorno fa l’addizione dei morti e stenta ormai a ricordare i loro nomi. Qui ed ora, in mezzo al sangue che scorre un giorno per Dio, un giorno per onnipotenza in carne ed ossa, in uguale misura a portare entrambi in miseria ciò che hanno intorno.
E nel frattempo discutiamo su cosa sia un genitore e quale tipo di persona un bambino debba avere accanto per crescere, tenendo in disparte il sentimento del bene. Il sentimento del bene. E nel frattempo pasciuti alimentiamo in massa la freddezza e la privazione dell’istinto, valorosi calcolatori di “like”, dove la massima esternazione di affetto è un inviato “cuoricino rosso”. Che se poi manca, si attiva la differenza tra ciò che vale e ciò che vale meno.
Pinocchio, meravigliosa creatura che attraverso il tuo racconto ci hai invitati al cuore vero e all’anima per chi ancora la riconosce. E poi alla sincerità della bugia, giacché ricordo tu il mio primo libro, mentre intorno a te e alla mia infanzia cresceva la menzogna di tanto mondo!
E dunque nuovamente tu, quanto hai saputo essere certo e profondo insieme al Teatro La Ribalta.
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