Donna
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Society | Diritti delle donne

Perché le donne non si ribellano?

L’ultima uscita di papa Francesco sull’aborto e il ruolo della donna nella famiglia è un compendio di misoginia di rara violenza.

Ad ascoltare il discorso di Bergoglio pronunciato il 16 giugno durante l’udienza in Vaticano dei delegati del Forum delle Associazioni Famigliari si è indotti a pensare che i 50 anni trascorsi dal movimento del ’68 a oggi siano passati inutilmente. La legge 194 del 1978 sul diritto all’aborto (confermata dal referendum del 1981), la legge 898 sul divorzio del 1970 (confermata dal referendum del 1974) e più in generale le lotte per l’emancipazione sessuale, l’autodeterminazione femminile e l’uguaglianza tra uomo e donna (peraltro ancora lontana dall’essere pienamente realizzata) hanno visto le donne di questo paese protagoniste di battaglie decennali le cui conquiste di civiltà sono sotto gli occhi di tutti. Eppure, in pieno terzo millennio la Chiesa Cattolica, nella figura della sua massima autorità, si arroga ancora il diritto di marchiare come assassine le donne che in piena conformità della legge compiono scelte sulla propria gravidanza che spettano soltanto a loro. Merita citare il passaggio in virgolettato.

“Ho sentito dire che è di moda, o almeno è abituale, nei primi mesi di gravidanza fare certi esami per vedere se il bambino non sta bene o viene con qualche problema. La prima proposta in quel caso è: lo mandiamo via? L'omicidio dei bambini. E per avere una vita tranquilla, si fa fuori un innocente. […] Nel secolo scorso tutto il mondo era scandalizzato per quello che facevano i nazisti per curare la purezza della razza. Oggi facciamo lo stesso, ma con i guanti bianchi.”

In un paese laico e secolarizzato, la decisione se portare a termine una gravidanza, a maggior ragione quando la diagnostica prenatale evidenzia rischi di gravi patologie o malformazioni del feto, spetta esclusivamente alla donna.

Premesso che nel secolo scorso la Chiesa Cattolica ha avuto relazioni proficue e cordialissime sia con la Germania di Hitler (Reichskonkordat del 1933), sia con l’Italia di Mussolini (Patti Lateranensi del 1929), sia con il Portogallo di Salazar (Concordato del 1940), sia con la Spagna di Franco (Concordato del 1953), la Chiesa proprio non riesce a comprendere che la concezione della vita secondo cui un soggetto umano è pienamente costituito fin dal momento del concepimento non ha nulla di oggettivo o evidente o incontrovertibile. L’opinione che un feto di poche settimane sia già una persona è, per l’appunto, un’opinione. Su cui nemmeno i Padri della Chiesa erano d’accordo tra loro, visto che per Tommaso d’Aquino l’anima razionale (che distingue l’uomo dalle altre forme di vita) viene infusa nell’embrione intorno al 40° giorno dalla concezione (Summa Theologiae III, Summa contra Gentiles II).

In un paese laico e secolarizzato, la decisione se portare a termine una gravidanza, a maggior ragione quando la diagnostica prenatale evidenzia rischi di gravi patologie o malformazioni del feto, spetta esclusivamente alla donna. A giudicare dal lessico cui Bergoglio ha fatto ricorso, è lecito supporre che la Chiesa fosse più a sua agio ai tempi della persecuzione delle streghe.

Ma il discorso di papa Francesco si arricchisce di ulteriori passaggi. Al di là dell’ennesima negazione di legittimità delle famiglie costituite da coppie omosessuali, che non fa altro che confermare la continuità oscurantista dell’attuale pontificato con quelli precedenti, Bergoglio dedica la sua magniloquenza anche al tema dell’infedeltà coniugale. Tenetevi forte.

“Una cosa che nella vita matrimoniale aiuta tanto è la pazienza, sapere aspettare. Ci sono nella vita situazioni di crisi, crisi forti, crisi brutte, dove forse arrivano anche tempi di infedeltà. […]  Tante donne, perché questo è più della donna che dell’uomo, ma anche l’uomo talvolta lo fa, tante donne nel silenzio hanno aspettato guardando da un’altra parte, aspettando che il marito tornasse alla fedeltà. E questa è santità. La santità che perdona tutto, perché ama.”

 Perché le donne non si ribellano? Immaginiamo che le più devotamente cattoliche condividano a prescindere il pensiero del vicario di Cristo in terra, ma tutte le altre?

Si fa perfino fatica a commentare cotanta bassezza, ma sorge spontanea una domanda. Perché le donne non si ribellano? Immaginiamo che le più devotamente cattoliche condividano a prescindere il pensiero del vicario di Cristo in terra, ma tutte le altre? Se a pronunciare quelle parole fosse stato un qualunque altro personaggio pubblico, lo avrebbero giustamente ricoperto di contumelie. Perché se a pronunciarle è il papa appaiono meno gravi? Non lo sono forse di più? Ancora oggi la Chiesa Cattolica ha influenza diretta e trasversale su tutti gli schieramenti politici e lo si osserva plasticamente a ogni iniziativa parlamentare che tocchi ambiti e temi ad essa sensibili. È presente, con l’ora di religione, nelle nostre scuole pubbliche. Ed è presente nella vita di moltissimi cittadini che, sia pur in forme diverse e con diversissime motivazioni, si dichiarano cattolici praticanti o comunque credenti. Che il pontefice pronunci un discorso di simile spessore non dovrebbe suscitare un’ondata di indignazione almeno tra coloro che considerano l’autodeterminazione delle donne e la parità tra i sessi come conquiste irrinunciabili di un paese civile? Se c’è stata, non si è vista. E con l’aria che tira non vorrei che qualcuno approfittasse della debolezza di chi per quelle conquiste si è battuto per rimettervi mano, con la benedizione dello Spirito Santo.