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Plurilingui provetti

La ricerca dell’Eurac: in Alto Adige il 45% degli studenti parla 4 lingue, il 30% 3 e il restante da 5 a 6. “Consapevoli delle loro risorse linguistiche”.
Studenti
Foto: Pixabay

Tre anni di ricerca e 240 repertori linguistici di studenti delle scuole in lingua italiana, tedesca e delle valli ladine dell’Alto Adige e una conclusione netta: “In Alto Adige gli studenti hanno competenze plurilingui eccellenti”. Ad attestarlo è uno studio di Eurac Research, RepertoirePluS, che ha sviluppato strumenti per rilevare il plurilinguismo nelle scuole e ha raccolto per la prima volta repertori linguistici individuali. 29 sono in tutto le lingue rilevate nel corso della ricerca. Ciò che emerge è che il 45 per cento degli studenti coinvolti nella ricerca ha competenze in quattro lingue standard, il 30 per cento in tre. Il resto degli alunni parla da cinque a sei lingue, qualcuno persino sette o otto. Alle lingue standard si aggiungono 32 tra dialetti codificati e varianti locali.


Felix, l’intraprendente


Uno degli esempi riportati nella ricerca è quello di Felix, alunno delle scuole medie in val Gardena, che parte con i genitori per una vacanza in Francia. Inizialmente è intimidito e trova difficile comunicare con gli altri ragazzi ma in seguito, grazie alle conoscenze linguistiche di italiano, tedesco e ladino e anche un po' di inventiva riesce a cavarsela sorprendentemente anche in francese. Tanto che alla fine della vacanza è in grado di andare a fare la spesa da solo in un negozio locale sebbene la commessa parli esclusivamente francese.

Cosa dimostra il racconto di Felix? Che i ragazzi sono consapevoli delle loro risorse plurilingui, sottolineano i ricercatori che si sono posti l’obiettivo di analizzare non tanto le competenze in una singola lingua, ma le competenze trasversali a più lingue in situazioni autentiche. Per potersi focalizzare su questo aspetto sono stati utilizzati strumenti di rilevazione originali.

 

Il Villaggio delle lingue

 

I numeri della varietà linguistica non rappresentano l’unico capitolo della ricerca; un altro aspetto originale è dato dalle modalità di indagine del plurilinguismo individuale. Appositamente per lo studio RepertoirePlus è stato sperimentato un mix di metodi di rilevamento quantitativo e qualitativo: un questionario ampio e dettagliato, interviste in focus group e il cosiddetto “Villaggio delle lingue” che nasce come strumento didattico per insegnare le lingue straniere e consiste nel simulare situazioni quotidiane nelle quali gli apprendenti possano mettere in campo, al di fuori della classe, le proprie competenze linguistiche.

Il Villaggio delle lingue è stato usato, all’interno del perimetro di RepertoirePlus, per creare contesti multilingui, con la presenza anche di lingue non insegnate a scuola: in questo modo i ricercatori hanno potuto osservare, per la prima volta, come se la cavano gli studenti alla prova dei fatti. “Abbiamo osservato quanto i ragazzi siano consapevoli del proprio repertorio linguistico e come si percepiscano come persone plurilingui. Sono molto autonomi nel muoversi: per esempio hanno realizzato degli origami seguendo istruzioni in olandese o rumeno pur non avendo mai studiato quelle lingue - spiega la linguista Dana Engel, responsabile del progetto -. Gli studenti con i quali abbiamo lavorato sono molto curiosi rispetto alle lingue nuove e si rendono conto che possono essere utili per stabilire contatti con le persone. Anche solo un paio di parole potrebbero far comodo prima o poi”. Insomma a quanto pare gli studenti dell’Alto Adige sono già depositari di ricche competenze plurilingui, la ricerca in ambito linguistico può sostenerli concretamente rendendo queste competenze più visibili, riassumono infine i ricercatori.