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Noseda e Grimaldi al Bolzano Festival

Il direttore Noseda con Erika Grimaldi e la EUYO per Verdi e Mahler
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Se quella che verrà sarà una settimana interamente dedicata al Busoni il venerdì trovano ancora spazio le orchestre e le voci con una locandina che presenta due ouverture e tre arie tratte da “I masnadieri”, “Luisa Miller” e “Il corsaro” di Giuseppe Verdi, seguite dalla Quinta di Mahler, opera che segna definitivamente lo stacco del compositore boemo dalla tradizione precedente e annuncia l’inizio della sua nuova fase creativa, che sarà poi ancora più evidente nella Sesta Sinfonia.

A dirigere tutto è invitato Gianandrea Noseda, milanese classe 1964, direttore musicale del Teatro Regio di Torino (nonostante le frizioni dello scorso anno) oltre che chief conductor della Filarmonica di Manchester e direttore artistico del Festival di Stresa. Artista dalla grande esperienza e decisione, abile nel dirigere strutture culturali come appunto il Teatro Regio, appassionato di compositori slavi, vanta nel curriculum alcune perle come la direzione al La Scala e al Convent Garden di Guerra e Pace con il Teatro Marinsky di San Pietroburgo, dove è stato (come primo straniero) principale direttore ospite.

Per interpretare Amalia, Luisa e Medora si presenta a Bolzano Erika Grimaldi, giovane soprano (1980) di Asti, che ben conosce Noseda viste le collaborazioni al Regio.

La prima ouverture si apre subito in modo violento e Noseda non passa inosservato con i suoi tipici movimenti decisi e nervosi, forse derivanti dall’innato nervosismo milanese. Dopo un inizio a tutta le acque si calmano e veniamo cullati dai violini e da un preciso violoncello, sempre espressivo nel modo giusto. Ancora più piacevole l’esecuzione della seconda ouverture della serata, presa dalla “Luisa Miller”, in cui un clarinetto delizioso saprà gestire ottimamente lo stesso tema, ripreso in vari modi diversi, tramite il quale segnerà il ritmo dell’intera ouverture.

Tra queste due esecuzioni trova spazio la prima della serata per Erika Grimaldi che si presenta con un bellissimo abito rosso e un capello moro, a dispetto della foto bionda-biondissima presente nel programma ufficiale. L’astigiana, di cui hanno in passato fatto un’ottima impressione le interpretazioni mozartiane della contessa nelle Nozze di Figaro e di donna Anna nel Don Giovanni, si distingue per un perfetto legato e per una grande pulizia delle note. In tutte tre le esecuzioni, “Lo sguardo aveva degli angeli”, “Tu puniscimi, o signore” e “Non so’ le tetre immagini” questi dettagli si fanno notare, ma  non viene neppure nascosto il fatto che per adesso l’artista piemontese, nei giorni precedenti alle performance bolzanine definitasi “ora matura dal punto di vista della voce anche per Verdi”, sia in realtà ancora più adatta a delle interpretazioni solari come quelle mozartiane piuttosto che a personaggi drammatici come quelli verdiani. Il virtuosismo negli acuti è impeccabile e la tecnica sopraffina viene dimostrata tutta, ma nella tonalità grave si rivela non del tutto convincente con poco spessore, cosa che forse richiederà ancora qualche anno di pazienza. Nel complesso si tratta indubbiamente di un’ottima esecuzione e il grande applauso del pubblico è meritato.

Dopo una breve pausa in cui si riesce solo impegnandosi a vuotare in velocità un calice di prosecco si rientra in sale – Noseda rimanendo qualche secondo in piedi, immobile, riporta tutti alla dovuta concentrazione e subito si parte di prepotenza con gli ottoni così amati dal compositore mitteleuropeo. La sinfonia, per la quale Mahler stesso non indicava una tonalità vista la varietà dei cinque movimenti, si apre con il Trauermarsch in cui gli abilissimi 6 corni e i fiati tutti riescono a esprimere improvvise accelerazioni che fanno subito immaginare la disperazione delle madri a una marcia funebre, riportando alla mente immagini di funerali drammatici da film alla siciliana.

Nel lunghissimo scherzo della II parte si distinguono ancora i corni, ai quali è affidato il tema principale iniziale e il finale recitativo conclusivo.

La terza parte, bellissima creazione mahleriana in cui l’artista non nasconde la passione per alcune opere di Beethoven e Wagner, si distingue oltre che per il passaggio di soli archi e arpa (impeccabile) per i deliziosi fugati.

L’esecuzione di questa Quinta è convincente e precisa e si vede che i componenti stessi dell’orchestra di divertano con questo pezzo (tranne il triangolo che a volte si sdraia sulla sua sedie con mani e gambe incrociate), e lasciando stare qualche piccola indecisione dei violini nella prima parte si può solo applaudire questo bellissimo concerto in attesa del prossimo appuntamento il 30 agosto (domenica, Teatro Comunale) sempre all'interno del Bolzano Festival, questa volta per Mozart e Dvořak.