Culture | Il festival

Non sottovalutare la potenza dell’arte

Domani, 23 settembre, al Transart le performance di Mokhallad Rasem, Mashrou’ Leila e Omar Souleyman per denunciare la miseria della guerra.

Il teatro come attrezzo narrativo per raccontare le multiformi conseguenze dello sradicamento dal proprio paese d’origine, è questo il concetto alla base dell’opera di Mokhallad Rasem, regista e attore nato e cresciuto a Baghdad nel 1981 e successivamente, con lo scoppio della guerra in Iraq, trasferitosi in Belgio, dove vive da 8 anni. Rasem, che è uno dei protagonisti di Transart - l'ormai celebre festival altoatesino di cultura contemporanea che concluderà il prossimo 25 settembre l'edizione 2016 -, metterà in scena domani sera (23 settembre) alle 20.30 al Teatro Studio di Piazza Verdi a Bolzano, in collaborazione con Le Vereinigte Bühnen Bozen, Body Revolution, un lavoro sugli effetti della violenza e sulla sofferenza del corpo, e Waiting, performance visiva premiata al BE Festival di Birmingham. Al centro dell’indagine, come detto, il significato della vita lontano da casa ma anche della difficoltà della comunicazione e della trasformazione del ricordo, la forza di guardare avanti e l’attesa di un cambiamento.


Il regista e attore iracheno Mokhallad Rasem

“Quando il posto che conosci e ami viene travolto dall’instabilità, devi agire. Forse è proprio questa la forza del cambiamento: non il desiderio intrinseco di voltare pagina, ma un conflitto fra il mondo interno di una persona e quello esterno del mondo.” (Mokhallad Rasem)


La vacuità della guerra è il leitmotiv anche del concerto dei Mashrou’ Leila che si esibiranno alle 22.00 alle Ex Officine FS. Si tratta della prima band libanese a finire sulla copertina di Rolling Stone. Il gruppo indie-pop, molto conosciuto e seguito nel mondo arabo, è nato nel 2008 ed è composto da 5 ventenni che registrano il tutto esaurito nei club di mezzo mondo, dal Cairo a Dubai e da Londra a New York. I loro testi parlano di libertà sessuale, omosessualità, lotta contro il patriarcato e oppressione sociale.


Il gruppo libanese Mashrou’ Leila 

“Abbiamo scelto di scrivere della nostra vita perché nel nostro paese non c'era nessun cantante nel mondo arabo, dunque di lingua araba, che lo facesse prima di noi. È stata una ventata di realtà, e forse in questo la primavera araba qualcosa c'entra davvero. Abbiamo cominciato a guardare a quegli artisti in America e in Europa che parlassero di cose più vicine a chi siamo noi. E il primo giorno che ci siamo incontrati abbiamo deciso che avremmo scritto in arabo e su cose che ci riguardano da vicino e riguardano la gente che frequentiamo. Basta con amore e tristezza, era tempo di spingere questi temi indietro e diventare critici.” (Mashrou’ Leila)


Chiude la fila, alle 23.30 sullo stesso palco, Omar Souleyman, artista originario del nord-est della Siria ed emigrato in Turchia prima dello scoppio della guerra civile siriana nel 2011. Souleyman ha all’attivo più di 500 live-album e vanta collaborazioni con artisti internazionali del calibro di Björk, Laurie Anderson, Caribou, Four Tet. Curiosità: il performer, volto e voce più ricercata delle feste e dei matrimoni siriani, si è esibito recentemente al concerto del Premio Nobel per la Pace. Souleyman è un clubber in turbante che combina il tradizionale dabke - danza conosciuta in tutto il Mediterraneo orientale fino ai Balcani musulmani - con sintetizzatori ed elettronica, registrando tutto in presa live e regalando poi un nastro agli sposi e rivendendo il resto per strada. Il dabke dell'artista siriano è una musica meticcia che marcia su percussioni velocissime, synth spiritati e inseguiti da incitamenti vocali esaltati a metà tra l’mc e il mughanni post-moderno; i suoi pezzi sono inni all’amore e alla fratellanza in risposta alla crudezza della realtà.


Il cantante siriano Omar Souleyman

“Nelle mie canzoni parlo un amore che comprende tutto il pubblico, il mondo intero, che non riguarda solo gli amanti, o uno specifico contesto. Ha a che fare con il comprendere in generale l’amore.” (Omar Souleyman)