Voce del verbo abitare
Bolzano è apripista di un progetto sperimentale che coinvolge 18 città italiane, co-finanziato dal Fondo Asilo Migrazione ed Integrazione (FAMI) e coordinato in Italia dal Ministero dell'Interno. Il progetto LGNetE è stato presentato ieri (21 settembre) nel corso di una conferenza stampa a Bolzano. L'obiettivo è finanziare e realizzare interventi tempestivi per superare situazioni di emergenza e attivare percorsi di inclusione sociale e soprattutto abitativa dei migranti. Un'attività che a Bolzano ha portato al coinvolgimento complessivo di 120 migranti, inseriti in percorsi di inclusione abitativa, e di altrettante mensilità erogate come contributo alla locazione. Nella città capoluogo, i co-beneficiari del progetto sono il Comune e l'Azienda Servizi Sociali (ASSB) che a loro volta hanno incaricato RTI (River Equipe e Volontarius) quale ente attuatore.
“Ci si dimentica quanto sia cambiata Bolzano – ricorda il sindaco Renzo Caramaschi – dagli anni settanta a oggi ha mantenuto 107mila abitanti ma la sua composizione, il tessuto sociale è un altro: 15Mila deceduti sono stati sostituiti da nuovi cittadini. Nel frattempo, il 42% delle famiglia bolzanine è unifamilare”. I “nuovi bolzanini” (“perché si sentono tali, e con orgoglio, nonostante sfilacciamenti e devianze”) hanno notevoli difficoltà nel trovare un alloggio e perciò si rende necessario affrontare il problema abitativo “per non lasciare indietro nessuno, in questa società accelerata e modificata”. L'assessore al sociale Juri Andriollo ha sottolineato gli sforzi dell'amministrazione in questo progetto, “nell'accompagnamento abitativo, che è educativo nell'educare a vivere in un alloggio, e avviene personalmente nell'individuare un appartamento dove vivere una vita decorosa, mentre la direttrice di ASSB Liliana Di Fede ha ricordato come “Bolzano abbia già fatto tanto per rispondere ai bisogni più essenziali delle persone senza una fissa dimora, che hanno difficoltà a coprire fabbisogni elementari, da un tetto a un lavoro” e chi ha delle vulnerabilità spesso ha al suo interno le chance per emanciparsi dalla propria condizione.
Un esempio di resilienza
Si tratta, ha spiegato Davide Monti di Volontarius , di “mappare le soluzioni che il tessuto sociale può già garantire, di un case management”. I soggetti coinvolti sono infatti beneficiari di varie risorse (aiuto nel pagamento del canone di locazione, delle utenze, attività di coaching)”. Per un nucleo familiare già poter avere un luogo dove cucinare rappresenta un elemento di stabilità. A disposizione un budget di circa mezzo milione di euro, “indicativo perché l'UE rimodula a cadenza periodica le voci su cui si va a investire – e ci sono margini per implementare gli investimenti”. I responsabili del progetto, dal suo avvio nel novembre scorso ad oggi, hanno incontrato 162 persone, di cui 120 inserite inserite nel programma (65% adulti e 35% minori, 24 famiglie e 35 persone singole) e 21 le persone inserite nel mondo del lavoro. Sono 14 i percorsi di ricerca casa attivati, 52 i posti letto (32 dei quali riferiti a 8 nuclei con 17 minori), mentre uno spazio è stato rifunzionalizzato. Delle 120 mensilità di contributi erogati, 52 sono aiuti al canone, 20 utenze e 48 buoni d'acquisto. Infine sono state coperte 30 mensilità di asilo o doposcuola per 12 minori.
Per Carlo Alberto Librera, Direttore della Ripartizione Servizi alla Comunità, la scelta di puntare “sull'abitare” di fronte a un iniziale minore stanziamento europeo è “un esempio di resilienza”. Ora si proseguirà con le attività di selezione, inserimento e accompagnamento nei percorsi di autonomia abitativa ed emancipazione, nonché con l'organizzazione di percorsi formativi personalizzati sulla ricerca e la gestione della casa e del lavoro, l'educazione finanziaria, la preparazione agli esami professionali, l'educazione civica e la legalità. Previsto inoltre l'adeguamento di altri spazi di coabitazione solidale nonché l'organizzazione di un laboratorio di fotografia d'azione sociale per sensibilizzare la comunità sul tema dell'abitare.