“Sulle parole del Papa evitiamo euforie”
“Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo”, non sono le parole di un attivista per i diritti civili ma di Papa Bergoglio raccolte in un’intervista all’interno del documentario Francesco, diretto dal regista americano di origine russa Evgeny Afineevsky e proiettato ieri (21 ottobre) in anteprima mondiale alla Festa del cinema a Roma. Dichiarazioni e commenti annessi che in queste ore stanno rimbalzando febbrilmente nel bailamme internettiano. Non è la prima volta che Papa Francesco apre agli omosessuali - sebbene vada distinto qui il piano dottrinale da quello civile - ma mai fino a questo momento si era espresso in favore di un riconoscimento giuridico delle coppie dello stesso sesso.
Oltre il rumore?
Le reazioni naturalmente si polarizzano, ma fra chi considera l’apertura del Papa una mossa chiave sulla scacchiera della secolarizzazione e una rottura di un tabù (è bene ricordare che le unioni civili sono cosa diversa dal matrimonio riconosciuto dalla Chiesa cattolica solo per una coppia formata da un uomo e una donna), e chi rifiuta in tronco le asserzioni del Pontefice, c’è chi dice, in sostanza: piano a parlare di rivoluzione.
È il caso, quest’ultimo, di Andreas Unterkircher, presidente di Centaurus Arcigay Alto Adige Südtirol, che parla di “frasi apprezzabili” riferendosi a quelle pronunciate da Bergoglio, ma, sottolinea, è opportuno non farsi prendere dagli entusiasmi. “Io sono laico e agnostico. Credo che debba essere lo Stato ad occuparsi delle leggi, non un’entità religiosa. Tuttavia non possiamo fingere che le posizioni del Papa su questioni cosiddette etiche non abbiano rilevanza sul piano politico in Italia. Che ci piaccia o no - e a me chiaramente non piace - il Papa è uno dei massimi influencer dell’opinione pubblica nel nostro paese” riferisce Unterkircher, interpellato da salto.bz.
Non dubito del fatto che Francesco abbia buona volontà, ma l’apparato di cui è a capo è ancora lo stesso. Il catechismo e la dottrina della Chiesa cattolica continuano a condannare inequivocabilmente l’omosessualità come un disordine
Le ultime dichiarazioni di Papa Francesco sulle unioni civili “fanno piacere. Ma arrivano anche parecchio in ritardo” osserva il presidente di Centaurus, “avrebbero fatto molto comodo 5 anni fa, quando era in corso il furioso dibattito sulla legge Cirinnà e proprio la chiesa di Bergoglio si è messa di traverso nel riconoscere i diritti alle persone LGBT+”.
Le unioni civili, fa presente Unterkircher, non sono mai state l’obiettivo finale del movimento LGBT+, il traguardo, infatti, “è stato e rimane il matrimonio egualitario. “Stessi diritti per stesso amore. La legge sulle unioni civili è stata per le coppie LGBT+ un doloroso compromesso, in quanto hanno dovuto rinunciare a un aspetto fondamentale della famiglia: la genitorialità”.
Il presidente di Centaurus ricorda poi come questo Papa abbia avuto verso le tematiche LGBT+ “posizioni spesso contraddittorie. Solo due anni fa ha fatto un bruttissimo ‘scivolone’ dichiarando che i bambini omosessuali andavano mandati dallo psichiatra. Eviterei dunque le facili e premature euforie che leggo sui social”. E ancora: “Non dubito del fatto che Francesco abbia buona volontà, ma l’apparato di cui è a capo è ancora lo stesso. Il catechismo e la dottrina della Chiesa cattolica continuano a condannare inequivocabilmente l’omosessualità come un disordine. Finché Francesco non riuscirà a cambiare il sistema come tale - conclude Unterkircher - le sue buone intenzioni sono destinate a morire insieme a lui”.