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Troppi obiettori, pochi dati

L’ultima relazione del Ministero della Salute sull’interruzione di gravidanza è aggiornata al 2020. Alla richiesta di accesso civico, Bolzano risponde con l’ostruzionismo
Aborto
Foto: upi

Il ricorso all’interruzione di gravidanza è in calo da alcuni anni, soprattutto grazie alle tre determine AIFA che hanno eliminato l’obbligo di prescrizione medica per l’Ulipristal acetato e per il Levonorgestrel, conosciuti meglio come “pillola dei 5 giorni dopo” e “pillola del giorno dopo”. L’ultima iniziativa di governo nel 2020 ha eliminato l’obbligo di prescrizione per le minorenni, il cui tasso di abortività per il 2020 risulta pari a 1,9 per 1.000 donne, in confronto al valore di 2,3 per 1.000 donne registrato l’anno precedente.

In totale, nel 2020 sono state effettuate 66.413 interruzioni di gravidanza (-9,3% rispetto al 2019), tra i numeri più bassi di tutta l’Europa Occidentale. Se il numero è in calo è dovuto soprattutto alla maggiore disponibilità e facilità di accesso a dispositivi contraccettivi, compresi quelli di emergenza. Tuttavia non si esclude che anche l’altissimo numero di obiettori di coscienza tra il personale sanitario possa impedire il pieno rispetto dei diritti di scelta della donna. Nel 2020 la media nazionale è del 64,6% dei ginecologi, il 44,6% degli anestesisti e il 36,2% del personale non medico, con ampie oscillazioni da regione a regione.

La Provincia autonoma di Bolzano, assieme alla Campania, risultano gli unici territori in cui il numero di punti in cui è possibile accedere all’interruzione di gravidanza è inferiore al 30% delle strutture con reparto di ostetricia o ginecologia censite, nello specifico 2 su 7.

In questo frangente un ruolo chiave lo ricopre il consultorio familiare, un servizio di riferimento per molte donne e coppie anche per quanto riguarda il percorso di interruzione si gravidanza. In Alto Adige non esistono consultori pubblici, ma viene delegato il servizio a 14 strutture private finanziate con fondi pubblici. Tuttavia solo tre di queste (Aied, L’Arca e Lilith) dichiarano esplicitamente di fornire tra i propri servizi l’accompagnamento della richiedente nel percorso di IGV. Molti di più sono invece i consultori familiari di ispirazione cattolica presenti sul territorio, in cui il diritto all’aborto viene omesso quando non addirittura disincentivato.


Dati obsoleti

 

Non esistono dati ufficialmente aggiornati postumi al 2020. L’indagine “Mai Dati”  a cura delle giornaliste Chiara Lalli e Sonia Montegiove, si è posta l'obiettivo di aggiornare non senza difficoltà le statistiche del Ministero.

L’inchiesta si è basata su richieste di accesso civico generalizzato. Tuttavia, ben 10 Regioni si sono rifiutate di fornire i dati richiesti, compresa la provincia di Bolzano che ha risposto con dati incompleti rispetto alle interruzioni di gravidanza mentre non ne ha forniti affatto rispetto al numero degli obiettori Una non risposta motivata dal presunto “carattere generico della richiesta” presentata dalle due autrici.

A intervenire sulla questione c’è anche l’Associazione Luca Coscioni, che ha diffuso i risultati dell’inchiesta e chiede una maggiore trasparenza rispetto l’accesso pubblico dei dati.

Aprire i dati è fondamentale per poter conoscere lo stato di salute della legge 194/1978, per evitare sospensioni del servizio di IVG ed erogazioni con tempi dilatati che mettono a rischio la salute della donna

“Nell’augurare buon lavoro al nuovo Ministro della Salute, rinnoviamo la nostra richiesta, ormai in atto da più di un anno, di pubblicare i dati aperti per poter verificare la corretta applicazione della legge 194/1978 – ha dichiarato la segretaria dell’associazione Filomena Gallo —. Chiediamo un’azione di discontinuità rispetto al precedente Governo: pubblicare dati aperti e dettagliati sulle singole strutture, così come previsto dal codice dell’amministrazione digitale. Aprire i dati è fondamentale per poter conoscere lo stato di salute della legge 194/1978, per evitare sospensioni del servizio di IVG ed erogazioni con tempi dilatati che mettono a rischio la salute della donna. È fondamentale – aggiunge –  che ogni donna sappia in maniera chiara e tempestiva dove rivolgersi per accedere  all’IVG. Solo conoscendo nel dettaglio questi dati si possono programmare interventi per una corretta applicazione della 194/1978 a beneficio della tutela della salute di tante donne”.