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Un volto ai lavoratori migranti

La Giornata Internazionale dei Migranti unisce Provincia, associazioni e studenti con una mostra itinerante. Così è nata RESONANCE.
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Finissage RESONANCE
Foto: Ana Andros

Si è tenuto sabato 18 dicembre il finissage della mostra itinerante RESONANCE. Un progetto ampio, che ha visto coinvolti studenti, professori, associazioni e ripartizioni provinciali, di cui la mostra rappresenta il risultato finale. Un modo diverso per conoscere e raccontare i protagonisti – i lavoratori migranti – ascoltati da ragazzi delle scuole superiori di Bolzano, Merano e Ortisei, che li hanno immortalati nel loro quotidiano, tramite fotografie, grafiche e pitture.

Il 18 dicembre si celebra la Giornata Internazionale dei Migranti. Istituita nel 2000 dalle Nazioni Unite per ricordare la Convenzione Internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, approvata nel 1990 ma entrata in vigore solo nel luglio 2003, dopo aver raggiunto la soglia minima di venti stati ratificanti. Non è stata dunque casuale la scelta della data da parte del Servizio di Coordinamento per l’Integrazione per presentare, presso il Museion di Bolzano – in cui si è entrati quasi in punta di piedi, accompagnati dal suono dell’arpa e del pianoforte – il risultato di un lavoro durato ormai un anno.

Il progetto “Cooperazione e risonanza” è nato nell’autunno 2020 da un impulso del Servizio di Coordinamento per l’Integrazione della Provincia di Bolzano e ha coinvolto diversi studenti delle scuole superiori che sono entrati in contatto con i lavoratori migranti – ascoltandone e raccontandone le storie tramite la fotografia, la pittura o l’arte grafica. Fondamentale il contributo della rete di associazioni e cooperative che sul territorio si occupano e sostengono l’inclusione e l’integrazione, così come quello dell’amministrazione pubblica; diversi, infatti, gli uffici e le ripartizioni provinciali coinvolte nel progetto (Scuola e Cultura Ladina, Ripartizione Pedagogica / Unità Migrazione, Ripartizione Politiche Sociali, Ripartizione Cultura Italiana).

 

 

A mettersi in gioco in prima battuta sono stati gli studenti – una classe del Kunstgymnasium di Merano, indirizzo grafico; due classi del Lizeum d’ert Cademia di Ortisei, sezione grafica e sezione arte figurativa; una classe del Liceo G. Pascoli di Bolzano, indirizzo economico sociale internazionale. Accompagnati dai docenti, dopo aver discusso e affrontato l’argomento in classe, sono entrati nella quotidianità dei lavoratori migranti, ne hanno ascoltato le storie e fotografato la quotidianità. Si sono immersi in un dialogo necessario, che spesso ha modificato assi di pensiero e convinzioni, dando vita a ragionamenti sul significato dell’integrazione, sul ruolo del migrante nella società e di come viene percepito da quest’ultima, ma anche sull’importanza e il valore del lavoro e della dignità che questo rappresenta. È infatti grazie alla quotidiana attività lavorativa che persone con storie di migrazione abbattono le barriere linguistiche e si inseriscono nel tessuto sociale ed economico del territorio. Il Dossier statistico IDOS 2020 indica che in Italia le persone straniere incidono per il 69% tra i lavoratori dei servizi domestici e per un quinto tra quelli del comparto alberghiero e ristorativo, così come tra quelli in ambito edilizio e agricolo. Proprio per questo motivo, con l’intermediazione delle associazioni e delle cooperative, si è voluto dare un volto a queste persone. Ne risulta una raccolta di fotografie e dipinti unici, pubblicate sulle pagine web e sugli schermi informativi del Servizio di Coordinamento per l’Integrazione e dei partner di progetto, in occasione della Giornata internazionale del Migrante 2020.

“Cooperazione e risonanza” ha ripreso vita nella primavera del 2021, quando, grazie all’officina di design GRUPPE GUT, è stato creato un concetto d’allestimento per la mostra itinerante. “Eravamo molto motivati a offrire il nostro contributo, soprattutto per l’importanza e la poca visibilità del tema. Dal momento che non si sapeva quali sarebbero state le tappe della mostra, l’allestimento doveva essere leggero, facile da trasportare e soprattutto poco complesso dal punto di vista tecnico. Così abbiamo pensato ad una sedia – simbolo dell’essere arrivati e del riposare, ma anche del soffermarsi – sotto cui mettere un proiettore che mostrasse le immagini” spiega Matthias Krissmayr di GRUPPE GUT. Il proiettore mostrava le fotografie e i dipinti degli studenti, accompagnati dai loro pensieri e dalle loro impressioni, unite in un video creato grazie al supporto dell’ufficio Film & Media della ripartizione Cultura Tedesca. “Il nostro obbiettivo era quello di raggiungere il maggior numero di persone possibile, cosa non sempre possibile con una mostra – continua Krissmayr – così abbiamo deciso di ideare anche un catalogo cartaceo, stampato con l’aiuto della tipografia provinciale, che raccogliesse tutto il materiale e potesse essere distribuito a tutti”.

In questo modo RESONANCE ha iniziato a viaggiare per tutta la provincia, toccando 14 tappe diverse, per giungere infine a Museion. Un’occasione di incontro e dialogo tra i partner del progetto sul tema integrazione, sulle nuove sfide e le buone pratiche da mettere in campo. Sostanziale, in questo senso, l’appoggio offerto dalle associazioni e cooperative sociali presenti sul territorio, che rappresentano luoghi di aggregazione e scambio. Hanno partecipato al progetto la cooperativa Spirit e l’associazione Trait d’Union di Merano e la cooperativa Xenia e l’associazione Donne Nissà di Bolzano. Un anello di congiunzione fondamentale tra l’amministrazione, il territorio e i nuovi arrivati, che vengono indirizzati e sostenuti con diverse attività e servizi, a partire dalla mediazione interculturale e dai corsi di lingua, per arrivare all’empowerment femminile e ai servizi alla famiglia. L’obbiettivo è quello di accompagnare i cittadini – “autoctoni” e nuovi arrivati – in un percorso di integrazione che deve essere reciproco e bidirezionale. Un percorso che richiede uno sforzo per tutti: da una parte un impegno quotidiano per apportare il proprio contributo alla società, dall’altra la necessità che questo contributo sia visto e riconosciuto. E che insieme al contributo – solitamente lavorativo – venga riconosciuta e ascoltata la storia e l’esperienza di chi lo produce.

“Integrazione non è solamente dare il proprio contributo da straniero per poter fare qualcosa per e nella comunità in cui si è stati ospitati – commenta Arta Ngucaj, presidente della Cooperativa Xenia – ma è una procedura che ha bisogno di essere riconosciuta. Penso che non sia mai abbastanza, per questo. C’è tantissimo altro da fare”.

Interrogarsi sulla durata del processo di integrazione è un esercizio complesso quanto necessario per comprendere che si tratta di un continuum, di un percorso a varie tappe. Prima fra tutte, spesso, l’accompagnamento di un mediatore culturale.

“La mediazione interculturale è fondamentale per l’integrazione – spiega Daniela Zambaldi, coordinatrice del progetto per il Servizio di Coordinamento per l’Integrazione - perché non è solo un aiuto linguistico ma è proprio una mediazione fra culture e sicuramente sarebbe utile, se venisse impiegata con più regolarità e non solo per situazioni di emergenza, per dipanare le incomprensioni. Capirsi perché si parla la stessa lingua non elimina le diverse percezioni culturali. Come Servizio di Coordinamento stiamo sostenendo questa attività e vorremmo che sempre più spesso le istituzioni, le scuole, facessero ricorso alla mediazione interculturale”.

Una figura – quella del mediatore interculturale - che aiuta anche nel superamento della barriera linguistica, che potrebbe essere ora più che mai un ostacolo difficile da superare, dato il nuovo provvedimento Convivere in Alto Adige. A partire dal 2023 le persone provenienti da paesi extraeuropei dovranno dimostrare di conoscere oralmente una delle lingue provinciali (a livello A2) e la società e cultura locali per poter beneficiare dell’assegno provinciale al nucleo familiare e ai figli.

“E’ una questione molto dibattuta, ma va bene così, perché almeno se ne parla. Bisogna cercare di far vedere i due lati della medaglia: se da una parte può essere una sfida per tantissime persone, penso ad esempio a chi è arrivato qui da poco tempo, è anche vero che dall’altra parte, se si riesce a superare il muro della conoscenza linguistica, si aprono poi tante porte e opportunità e aumenta anche la qualità della vita”, commenta Zambaldi.

Benché si prospetti un’integrazione linguistica e culturale locale abbastanza netta, è giusto riconoscere come “nell’amministrazione provinciale – dice Zambaldi – tutti credevano davvero in questo progetto, soprattutto chi lavora in questo campo e viene a contatto con queste persone. Alla fine, sta tutto nell’incontro. Chi si lascia toccare, si lascia anche cambiare. Invece chi è lontano, chi si limita a sentire un certo tipo di notizie, ha solo uno stereotipo e continua a rafforzare quello. Però i migranti sono un gruppo composto da migliaia di persone, ognuna diversa dall’altra, come tutti i gruppi della società.” E se le porte dell’amministrazione sono aperte, sembrano aperte anche quelle della società civile, perché sono state molte le richieste da parte di associazioni e organizzazioni, di accogliere la mostra. “Ci ha fatto piacere, presentando il progetto, vedere come si aprissero le porte. Ci ha fatto capire che la gente è pronta, che c’è curiosità e voglia di fare qualcosa” conclude Zambaldi.

Nessun paese europeo risulta finora firmatario della Convenzione Internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie. Nell’attesa, si potrebbe mantenere viva e costante l’attenzione sul tema dell’immigrazione, dell’incontro e dell’integrazione. Un primo passo potrebbe essere segnarsi, d’ora in poi, la giornata del 18 dicembre, Giornata Internazionale dei Migranti, sul calendario.

 

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