Politics | La riforma elettorale

Südtirol ist nicht Italicum

Mentre in Italia si discute accanitamente sulla riforma elettorale voluta da Matteo Renzi – con il benestare di Silvio Berlusconi -, in Trentino-Alto Adige si sta lavorando per ridurne quanto più possibile l’impatto a livello locale. Il nodo è quello di tutelare la rappresentanza delle minoranza linguistiche con apposite variabili.

Chi l’avrebbe detto? Scorrendo la bozza di legge denominata “Italicum”, lo spazio riservato al Trentino-Alto Adige è talmente ampio da costituirne quasi la metà del volume. Il motivo? Per eleggere i deputati proveniente dalla nostra regione, questo l’intento perseguito, sono previsti sia collegi uninominali che uno o più seggi ulteriori distribuiti secondo la logica proporzionale.

La riforma elettorale depositata ieri in commissione Affari costituzionali della Camera riporta insomma in vita solo per le regioni a statuto speciale (il Trentino-Alto Adige e la Valle d'Aosta) i collegi uninominali della legge Mattarella, che è stata usata dal '94 fino alle elezioni del 2001, e che dopo l'approvazione del Porcellum fu conservata solo per il Senato, dove infatti anche l'anno scorso si è votato con i collegi uninominali, ma non per la Camera.

Per quanto riguarda l’Alto Adige i collegi uninominali dovrebbero risultare così quattro: Bolzano-Laives, Bassa Atesina, Merano e Bressanone. Con una conseguenza abbastanza evidente: dato che in tre di loro (ad esclusione cioè di quello Bolzano-Laives) la maggioranza dei votanti è di lingua tedesca, la Svp risulterebbe naturalmente avvantaggiata e “anomalie” come quella relativa all’elezione di un deputato privo di stella alpina appuntata al petto (come accaduto nel caso di Florian Kronblicher) non dovrebbero più verificarsi.

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