Politics | Ritratti

Il presidente montanaro e la "lepre marzolina”

I presidenti e noi 3. Dai soggiorni di Napolitano e Ciampi alle esternazioni di Francesco Cossiga, passando al grande mito dei soggiorni gardenesi di Sandro Pertini.

C’e’ un filo che lega indissolubilmente le montagne altoatesine al Quirinale: ai presidenti piace l'Alto Adige. È un dato di fatto. Se anche un partenopeo verace come Giorgio Napolitano si è deciso, alla fine, a sacrificare le destinazioni predilette di Capri o delle isole Eolie per una quieta vacanza in cima alla val Pusteria, vuol dire proprio che il fascino delle Dolomiti colpisce irrimediabilmente gli ospiti del Quirinale. Napolitano, d'altronde, si è limitato a seguire le orme del suo predecessore, Carlo Azeglio Ciampi, che approdò, assieme alla moglie Franca, in quel dì Siusi appena un mese dopo essere stato eletto presidente della Repubblica e che da allora vi è ritornato con regolarità ogni anno. Vacanze tranquille quelle di questi due presidenti, senza impegni pubblici o istituzionali di sorta ad interromperle o a disturbarle. Non è detto che uno dei motivi per scegliere l'Alto Adige come luogo di soggiorno non sia stata proprio la garanzia di poter passare qualche giornata come turisti qualsiasi senza l'assillo dei vicini troppo invadenti.

Non si può certo dire la stessa cosa per un altro presidente della Repubblica italiana che, a dire il vero, non frequentava troppo l'Alto Adige quando era in carica ma che ne ha fatto una meta preferita ed anche un tema di spregiudicate incursioni politiche dopo la fine del suo mandato. Parliamo, è chiaro, di Francesco Cossiga. Presidente della Repubblica italiana dal 1985 al 1992 diede con grande clamore le sue dimissioni pochi mesi prima della chiusura della vertenza altoatesina, alla cui gestione aveva partecipato come ministro dei diversi governi che si erano alternati negli anni precedenti. Tra le sue passioni politiche, oltre a quella per le divise e i servizi segreti, c'era anche quella per i movimenti indipendentisti che si agitavano in varie parti d'Europa. Il suo entusiastico appoggio ai secessionisti baschi dell'Eta gli valse un ostracismo ufficiale da parte del governo spagnolo. Così, quando, da semplice senatore a vita, iniziò a frequentare ogni estate le località turistiche dell'Alta Pusteria, prese ad appassionarsi ai temi del secessionismo sudtirolese, mettendo in alcuni casi in non lieve imbarazzo gli amici della Suedtiroler Volkspartei, con i quali andava volentieri a pranzo e a cena durante i suoi soggiorni altoatesini, ma che poi si trovavano spiazzati nei loro rapporti con Roma dalle sue estemporanee iniziative.
Rimane celebre la sua iniziativa parlamentare del maggio 2006, quando inopinatamente decise di presentare un disegno di legge per concedere a tutti i sudtirolesi il diritto di votare un referendum per l'autodecisione. "Sono senza parole", commentò il presidente della giunta provinciale altoatesina Luis Durnwalder, che in quella condizione non era certo abituato a trovarsi.

Cossiga poi decise di rincarare la dose, interrompendo l'esponente  SVP Oskar Peterlini durante un dibattito al Senato  in tema di politica estera al grido di “viva le Ss del Sudtirolo!”. Nonostante qualche perplessità su quest'ultima iniziativa, Francesco Cossiga divenne in breve il politico italiano prediletto dai secessionisti sudtirolesi di Eva Klotz, che non hanno mancato di commemorarlo debitamente anche dopo la sua scomparsa. I rapporti con i vertici della Suedtiroler Volkspartei furono comunque ricomposti in breve tempo e ripresero i reciproci scambi di visite e di cortesie in occasione dei soggiorni estivi dell'ex presidente.

La Siusi di Carlo Azeglio Ciampi e l'alta Pusteria di Francesco Cossiga. Nulla di paragonabile, va detto, al mito che ancora oggi, dopo trent'anni, vede unita la figura di Sandro Pertini ai paesaggi della Val Gardena.

Va ricordato innanzitutto che si trattava di un amore antico. Pertini veniva a passare le vacanze a Selva Gardena quand'era ancora un semplice parlamentare o ricopriva l'incarico già prestigioso di presidente della Camera. Quando fu eletto capo dello Stato, nel 1978, l'Italia stava vivendo uno dei periodi più bui e oscuri della propria storia, i cosiddetti "anni di piombo" con le incursioni terroristiche e le minacce a tutti i rappresentanti della cosa pubblica. Non era pensabile, quindi, continuare a lasciare che il Capo dello Stato fosse ospitato in un albergo, assieme agli altri turisti. Si cercò un compromesso, individuato in breve nel Centro addestramento alpino dei carabinieri situato nella zona di Vallunga. Una struttura a metà strada tra la caserma è il residence, in modo da garantire la protezione dell'illustre ospite senza confinarlo proprio dietro un muro coperto di filo spinato.
Doveva essere un ripiego, diventò un successo clamoroso di immagine per l'Arma e per l'intera vallata. A creare quell'indimenticabile feeling furono l'innata simpatia e il crescente successo di immagine del presidente, con le cui iniziative, estemporanee ma cariche di grandissima umanità, andava progressivamente sintonizzandosi l'opinione pubblica di un paese smarrito e bisognoso di punti di riferimento.

L'immagine di Sandro Pertini che arrivava nei rifugi gardenesi con il suo maglione montanaro, i pantaloni alla zuava e gli scarponi e che si sedeva al tavolo con i carabinieri della scorta per interminabili partite di scopone divenne una delle prime grandi icone mediatiche dell'Italia di quei tempi. Erano, sia chiaro, vacanze più che blindate con un apparato di sicurezza che non lasciava nulla al caso e che prevedeva il dislocamento di uomini armati tutto attorno al recinto del centro alpino, ma la simpatia e il calore con il quale Pertini si avvicinava ogni giorno ai turisti che lo salutavano per ringraziarli e chiacchierare con loro abbatteva ogni recinto e faceva dimenticare anche le misure di sicurezza più arcigne.

Erano vacanze di tutto riposo quella del presidente Pertini. Occorreva che, come avvenne nell'agosto del 1982, cascasse con un tonfo politico del tutto inatteso il governo Spadolini, perché il leader repubblicano fosse costretto a salire su un elicottero e ad arrivare dal cielo in quel di Selva, per consultarsi con il capo dello Stato. Colloquio brevissimo e immediata ripartenza di Spadolini verso la formazione di un nuovo governo esattamente uguale quel precedente.

Scarsi anche i contatti con gli esponenti politici altoatesini. A guidare la SVP, in quegli anni, c'era ancora Silvius Magnago, un altro personaggio per il quale i pochi giorni di vacanza concessi dall'impegno politico erano sacri. Così come il padre della patria sudtirolese si sarebbe oltremodo seccato se così fosse disturbato senza motivo nel su "buen retiro" di Velturno, così anche aveva un sacro rispetto per le ferie degli altri.

L'immagine di Sandro Pertini e delle sue vacanze altoatesine è rimasta comunque fissata nella memoria degli italiani come poche altre. A testimoniarlo, se ce ne fosse bisogno, un'assurda polemica maturata proprio recentemente in seguito alla decisione del presidente del consiglio Matteo Renzi di farsi portare con la famiglia sui campi di sci da un aereo della flotta di Stato. Alle accuse di sperpero alcuni esponenti del movimento 5Stelle hanno voluto giungere in paragone con il mito di Sandro Pertini che, sostenevano, ben altrimenti si comportava in occasione delle sue vacanze gardenesi. Ovviamente, si sono subito visti scaricare addosso i resoconti di quei soggiorni nei quali l'uso di mezzi militari e di aerei presidenziali era costante.

Al di là della diatriba, di basso livello in effetti, resta la constatazione di un mito, quello del presidente montanaro che rimane nell'album dei ricordi di una nazione intera. Come segno di gratitudine la Val Gardena ha intitolato a Pertini un rifugio è una via ferrata, che purtroppo ora sta per essere smantellata perché giudicata poco ecologica. Resta la targa posta a suo tempo davanti al centro di Vallunga e che ricorda anche ai distratti o al più giovani che li soggiornava il Presidente più amato dagli italiani.