Culture | Cinema

5 film di Ettore Scola

Da C'eravamo tanto amati a Una giornata particolare. Le vestigia filmiche del regista scomparso martedì scorso a 84 anni.

La definizione di “commedia all’italiana” è stata utilizzata a lungo dai critici cinematografici con disprezzo (e con un certo ostinato snobismo), sebbene sia stato il genere - la fusione perfetta fra cinema comico e drammatico - che, dopo il neorealismo, ha rappresentato con più accuratezza il volto del Belpaese. Ettore Scola era un maestro della commedia all’italiana. È morto martedì 19 gennaio a 84 anni. Aveva diretto 39 film, eccone 5 che vale la pena recuperare.
 

Una giornata particolare

Un incontro fra due emarginati, due monadi solitarie sospese nel tempo, nel giorno della visita di Hitler a Roma, il 6 maggio 1938: lei madre di sei figli, lui ex-annunciatore della radio allontanato perché omosessuale. Un film di attori e un film di regia degli attori che Scola investe di ricercata sensibilità.

Una battuta: "Piangere si può fare anche da soli, ma ridere bisogna farlo in due".
 

Brutti, sporchi e cattivi

L’impietoso ritratto delle “favelas” della periferia romana. Nino Manfredi, “borgataro” doc, il burbero e perennemente alticcio Giacinto Mazzatella, è il capobanda di una famiglia rancorosa e senza alcuna riserva etica. Il film è un connubio perfetto fra grottesco e drammatico.

Una battuta: "Porta da bere ai signori. Tutti devono essere sapitori della splendosità di Giacinto".


La Terrazza

Film episodico incentrato sullo stesso evento, una festa in una Roma salottiera. "La terrazza è il luogo dove, nelle sere d'estate, gli intelligenti romani cenano in piedi. Sono intellettuali, sono borghesi, sono preoccupati: perché sono in età pensionabile, perché il loro prestigio è in declino, per calo d'ispirazione creativa o per mancanza di progetti culturali, per delusione da rivoluzioni mancate o per rimorsi da complicita' prestate a misfatti culturali. Ma conoscono la storia e sanno che, quando la borghesia è sembrata sul punto di dover cedere il suo potere ad altre classi, le ha piuttosto assorbite, si è trasformata, ha infine rafforzato il suo ruolo" (Ettore Scola).

Una battuta: "A che ora è la rivoluzione, signora? Come si deve venire? Già mangiati?".


La famiglia

Saga famigliare riverberata attraverso otto decenni. Sullo sfondo la storia italiana, con gli anni del fascismo, del dopoguerra e della contestazione economica. Disamina della società invasa nella sua intimità, un ritratto in movimento in un’unità di spazio, una casa, che è punto d’approdo e di partenza immutabile.

Una battuta: "Ai figli che danno meno pensieri si dedicano meno pensieri".


C’eravamo tanto amati

È il regista siciliano Giuseppe Tornatore a restituire, in questo caso, il ricordo (surreale) più bello della pellicola: «Ho cercato un'idea, ho pensato ad una conversazione mistica o cine-mistica tra lui e Fellini accaduta dopo C'eravamo tanto amati. Ettore mostra il film a Fellini che vi aveva preso parte e alla fine si avvicina per capire il sentimento di Federico che dice: "il film è bellissimo". Ma Ettore sente che c'è qualcosa che non vuole dire. Chiede "cosa non ti piace?". Fellini spiega che la sequenza in cui Gassman e la Sandrelli vanno da Manfredi per dire che si amano è inquadrata dall'alto e non si fa. "Come non si fa? Perché?" chiede Ettore e Federico: "Perché quello è il punto di vista di Dio: tu sei credente?" "No", "E allora chi te lo fa fare di metterti nella posizione di Dio?". Ettore si mise a ridere e disse: "Non lo farò più". Da quel film in poi credo che, a eccezione che non fosse necessario, lui non ha mai più fatto inquadrature dall'alto. Ora però non so lassù come si metteranno, ma credo stavolta dovrà abbozzare Federico».

Una battuta: "Se semo stufati di essere buoni e generosi!".

 


                                         Ettore Scola e Federico Fellini

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