“Io, medico, e volontario”
L’Italia della solidarietà risponde (anche) al civico 77 di via Dalmazia a Bolzano, dove domenica scorsa, 19 gennaio, è stato inaugurato “Spazio 77”, progetto autogestito, autofinanziato e ideato dall’associazione Bozen solidale guidato da Federica Franchi. L’iniziativa esaudisce il desiderio di partecipazione dal basso e offre una serie di attività rigorosamente gratuite che vanno dal laboratorio di informatica e di cucina, ai corsi di lingua, al doposcuola, allo sportello medico popolare gestito, per il momento, da tre dottori: Leonardo Berti, Federico Desideri e Tommaso Gavioli, trentatré anni oggi, membro di Bozen solidale, e medico riminese che ora lavora negli ambulatori di via Amba Alagi.
salto.bz: Gavioli, partiamo dall’inizio, il suo: come ci è finito a Bolzano?
Tommaso Gavioli: Per motivi di studio. Dopo la laurea a Bologna e diverse esperienze lavorative in Romagna mi sono trasferito nel capoluogo altoatesino. Sono arrivato a Bolzano quasi tre anni fa per seguire il corso di specialistica in medicina generale, un percorso di formazione suddiviso tra ospedale e territorio, e tra pochi mesi sarò medico di famiglia a tutti gli effetti. Conoscevo già il tedesco, avendo fatto dei corsi di lingua e avendo trascorso un periodo in Germania per fare pratica, motivo per cui sono voluto venire in Alto Adige, e superato l’esame di idoneità linguistica l’avventura è cominciata.
E a Bolzano intende rimanere?
Ad oggi dico di sì. Oltre che per volontà personale anche per un vincolo burocratico. Abbiamo infatti un obbligo con la Provincia per cui una volta finito il corso di specialistica dobbiamo prestare servizio per almeno due anni sul posto.
Com’è stato l’impatto con la realtà sanitaria altoatesina?
L’arcinoto problema della carenza dei medici si avverte, soprattutto in ospedale, dove è evidente la correlazione con le attese al Pronto soccorso o per ottenere una visita specialistica, pur essendo questo un discorso comune a tutta l’Italia dovuto anche a una mancanza di posti di specialità. E il bilinguismo in Alto Adige è un fattore che pesa molto, un medico che arriva da un’altra regione e non sa il tedesco ha poche opportunità di agguantare un contratto a tempo indeterminato. Il patentino poi non è un obiettivo che si riesce a raggiungere in poco tempo, soprattutto per chi lavora con i turni ospedalieri. Va da sé che tanti medici si scoraggiano, magari restano in Alto Adige per un certo periodo ma se trovano una situazione contrattuale stabile in un’altra regione se ne vanno. Qui ci sono maglie troppo strette a livello burocratico per l’assegnazione dei contratti e la certificazione linguistica, necessaria, intendiamoci, siamo del resto in un territorio bilingue, però ritengo che dovrebbero essere cambiati tempi e modi per raggiungere il bilinguismo.
Tanti medici si scoraggiano, magari restano in Alto Adige per un certo periodo ma se trovano una situazione contrattuale stabile in un’altra regione se ne vanno
Si punta, fra le critiche, a una proroga da 3 a 5 anni in deroga al bilinguismo per i contratti d’opera.
Io dico che bisogna dare l’opportunità ai medici di impararlo il tedesco, diversi colleghi hanno manifestato una difficoltà a studiare la lingua perché c’è poca flessibilità sugli orari dei corsi e chi magari lavora di notte o nei weekend fa fatica a seguirli con costanza.
Torniamo allo Spazio 77, com’è nata l’idea di aprirlo?
Confrontandoci all’interno di Bozen solidale per capire quali iniziative portare avanti ci è venuta l’idea di cercare uno spazio da gestire autonomamente, pagando un affitto popolare. Si sono susseguite diverse assemblee, tenute perlopiù al Centro Vintola, a cui hanno partecipato varie associazioni singole, collettivi, privati cittadini, partiti, e alla fine è nato lo Spazio 77.
La politica non è scollegata dal progetto, dunque.
Non siamo uno spazio partitico, ma un luogo in cui ognuno fa politica a suo modo mettendo in campo azioni, iniziative, attività e discussioni. Partecipano persone di diversa estrazione politica, ma comunque si rimane in un ambito in cui i punti fondamentali ideologici sono quelli dell’antifascismo, dell’antirazzismo e dell’antisessismo. Parlando con chi risiede a Bolzano da più tempo di me è parso evidente che in città ci fosse bisogno di uno spazio del genere, libero, senza contributi pubblici, perché per intraprendere un certo tipo di politiche sociali è necessaria l’indipendenza, traguardo che non è certo facile da raggiungere ma siamo partiti con il piede giusto.
Mi rattristerebbe molto vedere la mia Regione in mano alla Lega e ai suoi accoliti
A proposito di politica, domenica prossima, 26 gennaio, si vota nella sua Regione, l’Emilia Romagna, che pronostico si sente di fare?
Premetto una cosa: devo dire la verità, negli ultimi anni ho avuto molti problemi a votare Pd dal momento che ha perso il contatto con gli operai, i lavoratori, e i cosiddetti “ultimi” della società che una volta erano proprio il target su cui la sinistra costruiva la sua base. Dunque per quanto io non sia un sostenitore di questo partito né delle politiche del governatore uscente dem, Stefano Bonaccini, riconosco che l’Emilia-Romagna sia tutt’oggi una regione amministrata con un saldo quantomeno positivo…
…come in tema di sanità, una Regione virtuosa in questo senso.
È stata gestita bene, va detto, per quanto tutto sia migliorabile. In ogni caso in Emilia-Romagna, come in molte altre regioni, c’è un problema forte di privatizzazione della sanità che non si può negare o trascurare. Quello che temo sono i tagli alla sanità e credo che con la Lega alla guida della Regione ci sia molta più possibilità che ciò avvenga. Sono tuttavia mediamente ottimista che in questa tornata elettorale delle regionali si possa arginare l’avanzata del Carroccio. Mi rattristerebbe molto vedere la mia Regione in mano alla Lega e ai suoi accoliti, e so che il pericolo che vincano è concreto. In Romagna la situazione è più fumosa, ma in Emilia ci sono delle province in cui esiste ancora un’identità di sinistra per quanto, negli ultimi tempi, si sia voluto far credere il contrario.
E del fenomeno delle sardine, nate a Bologna, che idea si è fatto?
Qualsiasi soggetto provi a contrastare una certa retorica della destra e dell’estrema destra attuale è sempre il benvenuto, ma resto scettico verso tutti i movimenti che si dichiarano apolitici, come del resto fece in origine il Movimento 5 stelle (non che sia paragonabile alle sardine, beninteso) che poi prese tutta un’altra direzione. E le sardine da sole non bastano per condurre un’opposizione, non si sa nemmeno se si candideranno né cosa faranno in futuro, quindi diciamo che per il momento il giudizio resta sospeso.
Non ci sostituiamo al medico di famiglia ma vogliamo dare il nostro contributo. Insomma, noi ci siamo
Nel frattempo ha il suo “sportello medico popolare”, aperto due giorni fa, di cui occuparsi.
Sì, anche se è ancora in fase di allestimento, ma dalla settimana prossima saremo totalmente operativi. Si parte con un appuntamento settimanale, e con il passare del tempo vedremo se aumentare la cadenza in base all’afflusso di persone. Mi auguro che anche altri medici aderiscano all’iniziativa, per ora siamo in tre ad aver dato la disponibilità per fornire un’assistenza gratuita di base, attraverso consulenze mediche, per esempio, facendo delle “pre-visite” o dando un parere sulle analisi del sangue. Non ci sostituiamo al medico di famiglia ma vogliamo rivolgerci innanzitutto a chi questo medico non ce l’ha, come i migranti senza permesso di soggiorno, ma anche come molti bolzanini. Ci sono medici di base che non possono prendere altri pazienti in carico perché pieni, oppure sono lontani da dove si abita e per gli anziani questo può costituire un problema. Ecco, vogliamo provare a migliorare il servizio sanitario ma senza sconfinare, da medici vogliamo dare il nostro contributo. Insomma, noi ci siamo.